EPIGRAFIA (XIV, p. 67)
Epigrafia semitica (p. 67). - Le massime scoperte epigrafiche degli ultimi quindici anni nel territorio semitico sono: i testi di Mari in Mesopotamia (odierna Tell Ḥarīrī, 11 km. a nord-nord-est della cittadina di Abū Kemāl, 2,5 km. ad ovest dell'alto Eufrate); le iscrizioni di Ugarit in Siria; le lettere di Lākīsh in Palestina. A Mari, sotto la direzione di A. Parrot, sono stati rilevati tra il 1933 ed il 1938 resti di templi e di palazzi, statue ed oltre ventimila tavolette cuneiformi di argomento economico e diplomatico. Per Ugarit, v. ras shamra (in questa App.). A Tell ed-Duweir, identificata generalmente con l'antica Lākīsh (c. 45 km. a sud-ovest di Gerusalemme), sono stati rinvenuti nel 1935 diciotto cocci, contenenti la corrispondenza di un dipendente con il comandante della fortezza, datata con probabilità tra il 599 ed il 588 a. C. Queste lettere, molto inferiori per estensione agli altri documenti citati, hanno però importanza particolare per la documentazione riguardante la storia sacra e per la menzione di un profeta, che taluni hanno pensato fosse Geremia.
Scoperte minori sono venute alla luce su tutto il territorio semitico. Sono qui appresso segnalate, a titolo indicativo, alcune delle più notevoli e recenti. Accadico: otto nuovi frammenti di Tell el-‛Amārnah pubblicati da C. H. Gordon, in Orientalia, XVI (1947), pp.1-21. Aramaico: un lungo papiro in scrittura demotica, presentato e discusso da R. A. Bowman nel Journal of Near Eastern Studies, III (1944), pp. 219-31. Fenicio: una nuova epigrafe di Biblos, pubblicata da M. Dunand nel 1945, che ha rimesso in discussione la datazione delle principali iscrizioni della zona (v. W. F. Albright, in Journal of the American Oriental Society, LXVII, 1947, pp. 153-60). Ebraico: numerose piccole epigrafi, specie a Lākīsh. Arabo preislamico: l'edizione dei testi safaitici di E. Littmann (1943) e le periodiche pubblicazioni di G. Ryckmans nel Muséon. Etiopico: l'iscrizione di Ham e quella su obelisco di Anzà. Citazione speciale merita la bilingue su statua cananaica-ittitogeroglifica, scoperta re-entemente da H. Th. Bossert a Karatepe. Essa è la più lunga iscrizione alfabetica semitica finora nota, comprendendo circa ottanta righe su quattro colonne.
Bibl.: Le pubblicazioni sull'epigrafia semitica dal 1939 in poi sono indicate nella periodica Bibliographie sémitique di S. Moscati, in Orientalia, XVI, 1947, pp. 103-29; XVII, 1948, pp. 91-102. Per l'accadico e l'ugaritico si veda la Keilschrift-bibliographie di A. Pohl, in Orientalia, IX, 1940 segg.; G. Dossin, Archives royales de Mari, I (in Textes cunéiformes du Musée du Louvre, vol. XXII), Parigi 1946; Ch.-F. Jean, Archives royales de Mari, II (in Textes cunéiformes du Musée du Louvre, vol. XXIII), Parigi 1941; H. Torczyner, Lakish. I. The Lakish Letters, Oxford 1938; H. Th. Bossert e U. Bahadir Alkim, Karatepe. Kadirli and its Environments. Second Preliminary Report, Instanbul 1947.
Epigrafia iranica (p. 69). - Gli studî di epigrafia iranica hanno avuto negli ultimi decennî notevole impulso, sia a motivo del cospicuo materiale venuto in luce nelle campagne di scavo condotte in varî luoghi dell'antico Īrān, specie a Persepoli, sia attraverso nuove elaborazioni di materiale già in tutto, o in parte, acquisito.
Fra le più importanti scoperte è da segnalare, per l'età achemenide, quella avvenuta a Persepoli, ad opera di E. Herzfeld, di un considerevole numero (circa trentamila) di terracotte iscritte in lingua elamita, le quali, quando saranno lette e pubblicate, costituiranno una miniera preziosa di notizie sulla vita economica e politica dell'impero persiano. Fra le iscrizioni in antico persiano (normalmente vi si associano una redazione in accadico e una in elamita), particolarmente importante per la storia della architettura e della tecnica costruttiva è la carta di fondazione della reggia di Susa ad opera di Dario. Non minore rilievo, dal punto di vista della storia religiosa dell'Īrān, ha un'iscrizione di Serse (la cosiddetta iscrizione dei Daiva) rinvenuta a Persepoli, in cui è cenno esplicito di una lotta intrapresa dal monarca achemenide nei suoi primi anni di regno contro culti non zoroastriani. Dal punto di vista strettamente epigrafico merita ricordo l'iscrizione di Ariaramne, incisa su una tavola d'oro rinvenuta ad Hamadān: sicuri indizî linguistici mostrano che, contro l'opinione dello Herzfeld, essa non risale al fondatore della dinastia, ma è falsificazione della tarda età achemenide. Dell'elaborazione di questo e di altro materiale, sia nuovo sia già noto, si sono resi benemeriti iranisti ed assiriologi; fra i quali E. Herzfeld, R. G. Kent, H. H. Schaeder, V. Scheil, F. H. Weissbach, E. Benveniste, W. Hinz.
Per l'età sasanidica sono da ricordare le iscrizioni della sinagoga di Dura-Europo, importanti per la storia dell'arte oltre che per la cronologia, e l'iscrizione di Sapore in parsīk, in pahlavīk e in greco, rinvenuta nella cosiddetta "Kaaba" di Zoroastro a Naqsh-i Rustam: quest'ultima contiene una specie di res gestae del monarca sasanide e, letta integralmente, costituirà una fonte storica di primaria importanza per quel periodo.
Bibl.: Un elenco completo delle iscrizioni in antico persiano, con utili riferimenti bibliografici, si ha in W. Hinz, Altpersischer Wortschatz, Lipsia 1942, pp. 1-10; una raccolta parziale dei testi più recenti o recentemente integrati in E. Herzfeld, Altpersissche Inschriften, Berlino 1938; una nuova edizione integrata e aggiornata della sua opera Die Keilinschriften der Achämeniden (Lipsia 1911), preparava nel 1942 F. A. Weissbach. Per le iscrizioni di Dura v. A. Pagliaro, Le iscrizioni pahlaviche della sinagoga di Dura-Europo, in Rend. reale Accad. d'Italia, Cl. di Scienze morali e storiche, s. 7ª, II (1941), pp. 578-616. Per l'iscrizione di Sapore v. M. Sprengling, in Amer. Journ. of Semitic Lang., LVII (1940), pp. 330-420, LVIII (1941), pp. 169-176; W. Henning, in Bull. of the School of Oriental Studies, IX (1939), pp. 823-849; G. Pugliese Carratelli, in La parola del passato, II (1947), pp. 209-239.
Epigrafia greca (p. 71). - Negli ultimi quindici anni lo studio delle antiche iscrizioni greche ha avuto un incremento grandissimo: il patrimonio dei testi già noti si è accresciuto di molte migliaia, grazie agli scavi e alle esplorazioni compiute sia nella Grecia vera e propria sia in molte parti di quel vastissimo ambito di terre europee, asiatiche e africane che fu dominato in antico dalla cultura greca. Importanti, fra le altre, le indagini compiute dagli Americani ad Atene e a Corinto, dai Francesi a Delfi, a Delo e a Drero (sulla costa settentrionale di Creta), dagl'Italiani a Rodi, in Cirenaica, a Creta, nell'isola di Lemno, dai Tedeschi a Samo e ad Olimpia, dagl'Inglesi a Cipro, dai Greci stessi in molti luoghi del proprio territorio nazionale. Notevolissimi gli scavi della Agorà di Atene (v. atene, in questa App.) ad opera degli Americani. Accanto al lavoro di raccolta di nuovi testi e di illustrazione dei medesimi, ha proceduto di pari passo la sistemazione e lo studio dell'immane materiale già coriosciuto.
Delle Inscriptiones Graecae, II-III è uscita tutta la editio minor (parte 2a, fasc. 2: Catalogi nominum, instrumenta iuris privati, Berlino 1931; parte 3a, fasc.1: Dedicationes, tituli honorarii, tituli sacri, Berlino 1935; parte 3a, fasc. 2: Tituli sepulcrales, tituli memoriales, Berlino 1940) per opera di J. Kirchner. Si attendono gl'indici, che vengono preparati a Berlino da W. Peek. Le iscrizioni dell'Etolia erano già uscite nella editio minor per cura di G. Klaffenbach, Inscriptiones Graecae, IX 1, fasc.1, Berlino 1932, mentre un utilissimo se pure parziale supplemento alla sezione XII delle Inscriptiones Graecae è stato pubblicato, sempre in editio minor, dal compianto F. Hiller von Gaertringen, Berlino 1939. Del Supplementum Epigraphicum Graecum sono usciti per cura di J. J. E. Hondius i fascicoli VI, Leida 1932; VII, r934; VIII, 1937; IX, 1938. Un utile appendice alla edizione delle iscrizioni attiche è poi la bella raccolta di J. Kirchner, Imagines inscriptionum Atticarum, Berlino 1935. Le iscrizioni greche di Corinto, frutto degli scavi americani dal 1896 al 1927, erano state raccolte da B. D. Meritt in Corinth, VIII, parte 1a, Cambridge (Massachusetts) 1931. Nella grande opera Fouilles de Delphes il lavoro epigrafico è proseguito con la pubblicazione dei fascicoli III 3 (dal tesoro ateniese alle basi di Gelone: 1932, ad opera di G. Daux e di A. Salač; 1943, continuazione a cura di G. Daux), III 4,1 (monumenti dei Messenî, di Paolo Emilio e di Prusia: 1930, a cura di M. G. Colin), III 5 (conti del sec. IV: 1932, a cura di E. Bourguet), III 6 (iscrizioni del teatro: 1939, a cura di N. Valmin). L'edizione delle Inscriptions de Délos è stata terminata con tre volumi, usciti il primo nel 1935, il secondo e il terzo nel 1937, curati da F. Durrbach e P. Roussel (il primo), P. Roussel e M. Launey (gli altri due). Si attendono ora gli indici. Le iscrizioni rodie dell'acropoli di Lindo trovate durante gli scavi danesi fra il 1902 e il 1914, sono state decorosameote illustrate da Chr. Elinkenberg (Lindos, Fouilles de l'Acropole 1902-1914, II: Inscriptions, Berlino-Copenaghen 1941). Numerose altre iscrizioni rodie sono state-pubblicate per la prima volta, o elaborate, da studiosi italiani (S. Accame, G. Iacopi, L. Laurenzi, M. Segre) in alcuni volumi della rivista Clara Rhodos (II, 1932; VI-VII, 1932-33; VIII, 1936; IX, 1938; X, 1941). Le iscrizioni cretesi, meno quelle di Gortina, sono già state pubblicate in Inscriptiones Creticae da M. Guarducci (I, Roma 1935; II, 1939; III, 1942). È imminente la pubblicazione del vol. IV contenente le iscrizioni gortinie, al quale seguirà un fascicolo contenente le iscrizioni di località indeterminata, gli Addenda e gli indici generali. Molti testi epigrafici dell'Asia Minore sono in altri volumi dei Monumenta Asiae Minoris Anti-qua (IV, Manchester 1933; V, 1937; VI, 1939), a cura rispettivamente di W.H. Buckler, W.M. Calder, W.K.C. Guthrie; di C.W.M. Cox, A. Cameron; di W.H. Buckler, W.M. Calder. Debbono inoltre essere ricordate dei Tituli Asiae Minoris le parti: III 1, Vienna 1941 per cura di R. Heberdev, la cui opera postuma venne completata da J. Keil e A. Wilhelm, e II 3, 1944 per cura di E. Kalinka, J. Keil, A. Wilhelm. Una monografia epigrafica su Sardi fa parte dell'opera complessiva riguardante questa città dell'Anatolia (Sardis, VII 1: Greek and Latin Inscriptions, Leida 1932, per cura di W. H. Buckler e di D. M. Robinson). Un gruppo di iscrizioni greche siriache è compreso nell'opera di L. Jalabert e R. Mouterde, Inscriptions Grecques et Latines de la Syrie, I, Parigi 1929; II, 1939. Molte altre iscrizioni asiatiche sono state trattate da L. Robert in Études Anatoliennes: recherches sur les inscriptions grecques de l'Asie Mineure, Parigi 1938; e nella monografia Le sanctuaire de Sinuri près de Mylasa, Parigi 1945. Numerose iscrizioni uscite dagli scavi italiani in Cirenaica, fra le quali alcune importantissime (basti ricordare la famosa stele di Tolomeo Neoteros re di Cirene), sono state pubblicate da G. Oliverio, in Documenti antichi dell'Africa italiana, I1, Bergamo 1932; I 2, 1933; II 1, 1933; II 2, 1936. Una prima parte del Corpus Inscriptionum Iudaicarum, vol. I, Parigi 1936, è uscito per cura di J. B. Frey. Per le iscrizioni cristiane v. più oltre.
Un'utilissima silloge di epigrafi greche storiche anteriori al sec. IV a. C. è quella di M. N. Tod, A selection of Greek historical inscriptions to the end of the fifth century b. C., Oxford 1933, 2a ed. 1946, cui è seguito un volume per le iscrizioni del sec. IV, ivi 1948; e un'altra silloge, o meglio catalogo di una collezione epigrafica, si deve a L. Robert (Collection Froehner, I, Inscriptions Grecques, Parigi 1936).
Bibl.: Fra gli studî nei quali si trovino ad essere pubblicate o rielaborate numerose iscrizioni, si ricordano anzitutto i preziosi contributi di A. Wilhelm in varie annate dei Sitzungsberichte dell'Accademia di Vienna e degli Jahreshefte des Österr. Instituts; di L. Robert (Études épigraphiques et philologiques, Parigi 1938; Les gladiateurs dans l'Orient Grec, Limoges 1946), che ha anche curato l'edizione delle opere minori di M. Holleaux, Études d'épigraphie et d'histoire Grecque, I-II, Parigi 1938, III, 1942; la monografia di R. Flacelière, Les Aitoliens à Delphes: contribution à l'histoire de la Grèce centrale au III siècle av. J. C., Parigi 1937; il libro di P. Graindor, Athènes sous Hadrien, Cairo 1934, facente seguito a quelli del medesimo autore su Atene durante l'età augustea, 1927, e durante l'epoca da Tiberio a Traiano, 1931; lo studio di J. Carcopino, L'ostracisme athénien, Parigi 1935. Una speciale menzione merita infine il volume di B. D. Meritt, H. T. Wade-Gery, M. F. Mc Gregor, The Athenian tribute lists, I, Cambridge Mass. 1939, il quale ha portato un contributo notevole alla nostra conoscenza dell'impero marittimo ateniese. Sulla cronologia antica, fondata, soprattutto, sulle iscrizioni, si veda: W.S. Ferguson, Athenian tribal Cycles in the Hellenistic Age (Harvard Histor. Monographs, I, 1933); W. K. Pritchett e B. D. Meritt, The Chronology of Hellenistic Athens, Cambridge Mass. 1940; G. Daux, Fouilles de Delphes, III (vol. fuori serie, 1943). Per le iscrizioni greche giuridiche: V. Arangio-Ruiz, rassegna epigrafica in Studia et Documenta Historiae et Iuris, II, 1936; III, 1939, e con S. Riccobono, in Fontes iuri Romani anteiustinianei, I, Firenze 1941: Leges, per cura del Riccobono, III, Firenze 1943; Negotia, per cura dello Arangio-Ruiz. Trattazioni generali sulla epigrafia greca: A. Rehm, in W. Otto, Handbuch der Archäologie, I, Monaco 1939, pp. 182-238: E. Schwyzer, Griechische Grammatik, I, i, Monaco 1939, pp. 137-150. Due riviste dedicate agli studî epigrafici, di preferenza la prima, del tutto la seconda, hanno iniziato le loro pubblicazioni nell'ultimo ventennio: Hesperia, dal 1932, a Baltimora, ed Epigraphica, dal 1939, a Milano.
Epigrafia latina (p. 78). - Le pubblicazioni hanno avuto un ritmo intenso anche negli ultimi 15 anni.
Del Corpus di Berlino sono usciti: vol. I, Partis posterioris fasc. III, di E. Lommatzsch, 1943 (pp. 22); vol. VI (Roma), Partis quartae fasc. postremus, Additamentorum auctarium, di M. Bang, 1933 (nn. 36746-39340); vol. VIII (Africa), Supplementi partis V fasc. I, contenente gl'indici dei nomina e cognomina (1942); vol. XIII (Tres Galliae et Germaniae), Pars VI, signacula di E. Stein e J. Volkmann (1933), Pars v. indici e carte (1943); vol. XIV (Latium vetus), Supplementi Ostiensis fasc. II: commento topografico in tedesco di L. Wickert (1933); vol. XVI (Diplomata militaria) di H. Nesselhauf (1936). Utili i supplementi ai vecchi volumi del Corpus e a raccolte posteriori: Inscriptions latines du Maroc di L. Chatelain (Parigi 1942); Inscriptions latines de la Tunisie di A. Merlin (Parigi 1944). In tutte e due le raccolte le iscrizioni sono pubblicate, come nel Corpus, senza fotografie. Sono invece illustrate da fotografie o facsimili e corredate da commento le Antike Inschriften aus Jugoslavien, Heft I: Noricum und Pannonia di V. Hoffiller e B. Saria (Zagabria 1938). H. Bloch, che aveva pubblicato nel Bull. Com. (LXIV, 1936, pp. 141-225; LXV, 1937, pp. 83-187; LXVI, 1938, pp. 61-221) un ottimo studio su I bolli laterizi e la storia edilizia romana (ora ripubblicato con l'aggiunta di indici, in Studi e materiali del Museo dell'Impero romano, Roma 1947), ci ha dato di recente una raccolta dei bolli non pubblicati nel fasc. I del vol. XV del Corpus, negli Harvard Studies in Class. Philol., LVI-LVII (1947), pp.1-128 e pubblicherà negli stessi Harvard Studies gl'indici del vol. XV. Si ricorda ancora la pubblicazione, dovuta a C. Pietrangeli, di iscrizioni inedite di Roma conservate la massima parte nell'Antiquarium del Celio (Bull. Com., LXVIII, 1940, pp. 175-202 e IIX, 1941, pp. 167-192).
Alla pubhlicazione di volumi regionali di supplementi, l'Unione accademica nazionale ha preferito - impresa immane - la raccolta in fascicoli separati di iscrizioni delle singole città romane d'Italia (Inscriptiones Italiae). Di questa collezione, che di fronte ad altre pubblicazioni epigrafiche ha l'indubbio vantaggio di pubblicare in fotografie o in facsimile tutto il materiale conservato, sono usciti, dopo quelli di Eporedia e di Augusta Praetoria, editi nel 1931 e 1932, i seguenti fascicoli: vol. X, fasc. I: Pola et Nesactium di B. Forlati Tamaro, 1947; fasc. II: Parentium di A. Degrassi, 1934; fasc. III: Histria septemtrionalis di A. Degrassi, 1937; vol. XIII, fasc. I: Fasti consulares et triumphales di A. Degrassi, 1947 (oltre agli altri fasti dell'età repubblicana ed imperiale, e tra questi, documento importantissimo, gli ostiensi, sono ripubblicati in facsimile e in fotografia i Fasti Capitolini che, come viene dimostrato, erano incisi non sulle pareti della Regia, ma su quelle dei due passaggi laterali dell'arco di Augusto costruito nel Foro Romano nel 29 a. C.); fasc. III: Elogia di A. Degrassi (copioso materiale nuovo proveniente dagli scavi del Foro di Augusto). A. Ferrua curò il fascicolo Augusta Bagiennorum et Pollentia.
Delle varie edizioni delle Res gestae di Augusto aggiornate con i frammenti di Antiochia di Pisidia e di Apollonia si ricorda l'ottima commentata da J. Gagé (Parigi 1935) e quelle di C. Barini (Roma 1937) e di S. Riccobono e N. Festa, Acta divi Augusti, pars prior (Roma 1945). Un'edizione completa dedicata ai frammenti dei commentarî dei Ludi saeculares, con ampio commento, è quella di G. B. Pighi, De ludis saecularibus populi Romani Quiritium libri sex, Milano 1941. I frammenti dell'Edictum de pretiis di Diocleziano sono ora raccolti e tradotti in inglese da E. R. Graser nel vol. V di An Economic Survey of ancient Rome, Baltimore 1940 (pp. 305-421); nuovi frammenti dell'editto, pubblicati da G. Iacopi, in Monumenti antichi, XXXVIII (1939), coll. 130-153 e da M. Guarducci, in Rend. Pontif. Accad. Rom. archeol., XVI (1940), pp. 11-24 (cfr. A. Degrassi, in Riv. fil. cl., n. s., XVIII, 1940, p. 141 seg.), sono ripubblicati con commento dalla Graser, in Trans. and Proc. Am. Phil. Ass., LXXI (1940), pp. 157-174. È attesa la pubblicazione, curata dalla Scuola britannica di Roma, del ricchissimo materiale epigrafico scoperto dai nostri archeologi nella Tripolitania. Sono in corso di studio anche le 2000 nuove iscrizioni venute in luce negli ultimi scavi di Ostia.
Alla rassegna annuale di epigrafia romana nell'Année épigraphique, si è aggiunto il Bollettino di epigrafia greco-romana curato da A. Calderini (1937-44) in Epigraphica (i testi vi sono soltanto accennati). Una rassegna critica di epigrafia per l'Italia è stata iniziata da A. Degrassi in Doxa (si veda dello stesso la Rassegna di epigrafia di Roma e della Campagna romana, 1937-39, in Bull. Com., LXVII, 1939, pp. 169-182).
Molto importante la nuova edizione della Prosopographia Imperii Romani, curata da E. Groag e A. Stein (lett. A-F in 3 voll., 1932-43). Pregevoli apporti prosopografici sono recati da altre pubblicazioni: F. Groag, Die röm. Reichsbeamten von Achaia bis auf Diokletian (Vienna 1939) e Die Reichsbeamten von Achaia in spätröm. Zeit (Dissertationes Pannonicae, I, 14, 1946); A. Stein, Die Legaten von Moesien (Diss. Pann., I, 2, 1940) e Die Reichsbeamiten von Dazien (Diss. Pann., I, 12, 1944); P. Lambrechts, La composition du sénat romain de l'accession au trône d'Hadrien à la mort de Commode (Anversa 1936) e La composition du sénat romain de Septime Sévère à Dioclétien (Diss. Pann. I, 8, 1937); S. J. De Laet, De Samenstelling van den romeinschen Senaat gedurende de erste Eeuw van het Principaat (28 voor Chr.-68 na Chr.), Anversa 1941; K. Th. Schneider, Die Zusammensetzung des röm. Senates von Tiberius bis Nero, Zurigo 1942; G. Barbieri, Il senato del terzo secolo (in corso di stampa, 1948).
Il Dizionario epigrafico di E. De Ruggiero (sino alla voce Laumellum nel 1947), ora pubblicato dall'Istituto italiano per la storia antica, promette di uscire con maggiore speditezza. Il Thesaurus linguae Latinae epigraphicae di G. N. alcott si è arrestato alla voce Avillianus (II, 4, 1936).
Il manuale spagnuolo di P. Battle Huguet, Epigrafia latina, Barcellona è sulla falsariga e non più aggiornato del manuale di R. Cagnat.
Bibl.: A. Merlin, Vingt ans d'études sur l'épigraphie latine (1923-43), in Mémorial des Études latines, Parigi 1943, pp. 481-499; A. Rehm, in W. Otto, Handbuch der Archäologie, cit.
Epigrafia cristiana antica (p. 84). - Quasi tutte le nuove scoperte nelle catacombe (v. in questa App.) hanno fornito una ricca messe epigrafica.
Di collezioni generali, dopo quella di E. Diehl, se ne sono avute due: quella di C. Wessel, Inscriptiones christianae graecae veteres Occidentis, che cominciata ad Halle nel 1936 doveva essere continuata dal Weidmann a Berlino, ma non lo fu a causa della guerra; l'altra di I. B. Frey, Corpus Inscriptionum Iudaicarum. Recueil des inscriptions Juhives qui vont du III sièclc avant Jésus-Christ au VII siècle de notre ère, Città del Vaticano 1936, per la morte dell'autore restò limitata ai paesi d'Europa. Il p. G. de Jerphanion ha parlato al IV Congresso internazionale degli studî bizantini a Sofia, di un Projet de publication d'un choix d'inscriptions grecques chrétiennes (in Bull. de l'Inst. arch. bulgare, IX, 1935, p. 129 segg.), che però non ebbe seguito. Invece hanno riservato una sezione speciale all'epigrafia cristiana tanto il bollettino epigrafico della rivista Epiographica (Milano 1939 segg.), quanto il Supplementum Epigraphicum Graecum di J. J. E. Hondius, Leida 1922 segg.
Quanto alle raccolte locali varie le segnalazioni da fare. A. Silvagni ha pubblicato il vol. II delle Inscriptiones christianae Urbis Romae saeculo VII antiquiores: Coemeteria in viis Cornelia, Aurelia, Portuensi, Ostiensi, Roma 1935, e v'è fondata speranza che i mezzi consentano di pubblicare anche i volumi seguenti. L'abbondante messe epigrafica sicula è stata raccolta da A. Ferrua e attende tempi migliori per essere pubblicata (v. Nuovi studi sulle catacombe di Siracusa, ed Epigrafia sicula pagana e cristiana, in Riv. dî arch. crist., XVII, 1940, p. 43 segg. e XVIII, 1941, p. 151 segg.). Lo stesso Ferrua ha pubblicato gli epigrammi damasiani (Epigrammata Damasiana, Città del Vaticano 1942). Dopo il cospicuo apporto della scoperta della necropoli di Tarragona, le iscrizioni paleocristiane spagnole e portoghesi sono state di nuovo studiate e raccolte insieme da J. Vives, Inscripciones cristianas de la España romana y visigoda, Barcellona 1942. La Tripolitania ha dato un gruppo cospicuo di testi, molto interessanti anche per il loro carattere tardivo, editi accuratamente da S. Aurigemma, L'area cimiteriale cristiana di Ain Zara presso Tripoli di Barberia, Roma 1932. Prima della guerra da H. Lietzmann e G. Sotiriu era stato iniziato un Corpus der griechisch-christlichen Inschriften von Hellas, di cui però uscì solo il primo fascicolo, di N. A. Bees, contenente le iscrizioni di Corinto e dell'Istmo (1941). Notevole sulle iscrizioni di Atene lo studio di I. S. Creaghan e A. E. Raubitschek, Early Christian Epitaphs from Athens, in Hesperia, vol. XVI. Per l'Asia Minore, dopo la silloge iniziata dal Grégoire, non si sono avute più raccolte speciali di iscrizioni cristiane, ma si può dire che in parte almeno lo siano varî volumi dei Monumenta Asiae minoris antiqua, come il I a cura di W. Calder, il IV, il V, il VI (v. sopra: Epigrafia greca), tutti dedicati alla Frigia, e specialmente il III di I. Keil e A. Wilhelm, dedicato alla Cilicia Aspera. Lo stesso si può dire delle Inscriptions grecques et latines de la Syrie (v. sopra), che contengono in gran parte iscrizioni cristiane.
Epigrafia cristiana medievale (p. 87). - L'attività di studî in tale campo è stata dopo il 1933 assai scarsa nelle varie nazioni dell'Europa e consiste in semplici note su singole iscrizioni.
Per l'Italia, oltre all'opuscolo di S. Pesarini, Le iscripioni medioevali di Recanati (1934), è da ricordare la importante monografia sulla caratteristica epigrafia veronese dell'alto Medioevo in Archivio Veneto, XVI, 1935.
Le grandi raccolte nazionali deliberate da Istituti scientifici in Francia ed in Italia, a causa dell'incertezza dei tempi sono rimaste sospese; nulla si sa del Corpus francese e si è per il momento abbandonato quello italiano, di cui, per un accordo tra l'Istituto storico italiano per il medio evo ed il Pontificio istituto di archeologia cristiana, si era avviata la preparazione per la parte anteriore al sec. XIII. Il materiale fotografico raccolto è stato da A. Silvagni utilizzato per iniziare la grande collezione fototipica: Monumenta epigraphica christiana saec. XIII antiquiora quae in finibus Italiae adhuc exstant, Roma 1941-44. L'opera è così ripartita: I, Roma (completo); II, per l'Italia settentrionale, fasc. 1° Mediolanum, 2° Comum, 3° Papia; III, per l'Italia centrale, fasc. 1° Luca, 2° Ravenna (in preparazione, 1948); IV, per l'Italia meridionale, fasc. 1° Neapolis, 2° Beneventum; V, per l'Italia insulare, fasc. 1° Syracusae (in preparazione, 1948). E da sperare che siffatta collezione, che in nessun'altra nazione è stata intrapresa, possa estendersi a tutta l'Italia. Intanto il volume di Roma, con le sue 45 tavole, è fin d'ora fondamentale per lo studio sull'epigrafia e la paleografia dell'alto medio evo. Inoltre per la paleografia epigrafica nel suo periodo più oscuro, quale è quello dell'uso della scrittura capitale, il Silvagni sta pubblicando nel vol. V dell'Archivio paleografico italiano, diretto da V. Federici, una serie di tavole con iscrizioni cristiane datate dal sec. III a tutto il sec. XII, di ogni regione dell'Italia; in altre tavole verranno illustrate fotograficamente le forme varie che nel corso dei secoli assunsero le singole lettere dell'alfabeto capitale in Roma e fuori.