equitazione
Addestramento e guida del cavallo
Sin dall'antichità il cavallo ha occupato un posto privilegiato nella vita dell'uomo e, nel corso dei secoli, è stato impiegato in moltissime attività economiche e militari. L'equitazione è l'arte e la tecnica del cavalcare, cioè quell'insieme di nozioni tecniche e scientifiche che permette al cavaliere di mantenersi correttamente in sella, addestrare il cavallo e guidarne a piacimento i movimenti
L'evoluzione delle tecniche di equitazione segue lo sviluppo dei mezzi utilizzati per sfruttare al meglio le capacità del cavallo e per aiutare il cavaliere a mantenersi in equilibrio su un animale molto emotivo, dalle reazioni spesso imprevedibili.
L'uso del morso, che serve a frenare e a dirigere il cavallo, risale all'Età del Bronzo; mentre lo sviluppo della sella in Occidente comincia in epoca romana. Il suo impiego può essere studiato anche sulla base delle raffigurazioni sui monumenti antichi. Le sculture della Colonna Traiana (113 d.C.) mostrano una gualdrappa apparentemente di stoffa leggera con piccoli rilievi che sostengono appena la coscia del cavaliere. Sull'Arco di Costantino (315 d.C.) al posto della gualdrappa si vede già una struttura rigida con imbottiture fortemente rilevate destinate a fissare la posizione delle gambe.
Con la diffusione in Europa delle staffe, tra 7° e 8° secolo, si completa la bardatura tipica della cavalleria medievale, che assicura al cavaliere, ricoperto da una pesante armatura e incassato in una sella profonda, la stabilità di assetto necessaria per lanciarsi poderosamente contro il nemico. A quell'epoca si usava una lancia molto lunga e pesante, da tenere sottobraccio e bilanciata su un gancio, detto resta, applicato alla corazza (da cui l'espressione 'lancia in resta' per indicare un cavaliere pronto all'attacco).
L'invenzione della polvere da sparo segna il declino della cavalleria medievale, così come dei potenti destrieri, capaci di portare il peso dell'armatura e che potevano essere utilizzati solo in guerra. Infatti, grazie all'importazione di numerosi stalloni orientali al tempo delle crociate (11°-13° secolo), erano stati allevati cavalli eleganti, veloci e leggeri, utili per la caccia, le parate, i tornei e i viaggi. In Europa la tecnica di addestramento equestre era, però, ancora molto brutale, e il cavallo era visto solo come animale da dominare.
La prospettiva cambia solo nel Rinascimento, e si può parlare di addestramento del cavallo in senso moderno con i grandi scudieri italiani quali Cesare Fiaschi, Federico Grisone e Giovan Battista Pignatelli e poi, a partire dal Seicento, con quelli francesi, in particolare François Robichon de la Guérinière. Nasce così l'equitazione di maneggio, o accademica, che si propone di sviluppare al massimo la grazia, il ritmo e l'armonia dei movimenti naturali del cavallo fino a raggiungere la perfezione stilizzata delle arie dell'Alta Scuola (Haute École). Questi esercizi di maneggio erano considerati il mezzo più adeguato per rendere il cavallo docile e gradevole nei movimenti, adatto a tutti i servizi: la guerra, la caccia o la passeggiata.
Nel corso dell'Ottocento l'equitazione di maneggio si contrappone a quella da esterno, più semplice e pratica, e si sviluppa in tutta l'Europa una versione semplificata dell'equitazione accademica rivolta principalmente alle truppe a cavallo.
La vera svolta si deve a Federico Caprilli, ideatore del cosiddetto sistema naturale basato su un concetto all'epoca rivoluzionario: è l'uomo che deve adattarsi al cavallo, non il cavallo all'uomo. Non più un cavaliere seduto indietro con le redini cortissime ma un cavaliere che, con il peso sulle staffe, trova il proprio equilibrio senza modificare quello naturale del cavallo, assecondandolo nei movimenti e concedendo, in particolar modo sul salto, la necessaria libertà di bocca e di reni. Questo concetto, ripreso da tutte le scuole e perfezionato secondo le tradizioni di ciascun paese, è risultato decisivo per lo sviluppo dell'equitazione sportiva di salto.
Il circo moderno nasce nel 1770 dalle esibizioni di Philip Astley e del suo cavallo Gibraltar. Astley ebbe l'idea di completare il programma equestre con numeri di cani ammaestrati, acrobati e pagliacci e di costruire così uno spettacolo organico presentato in un ambiente particolare, una pista circolare di tredici metri di diametro. Dimensioni e forma della pista, tuttora invariate, furono scelte da Astley perché il circolo aiuta a mantenere regolare l'andatura dei cavalli e favorisce l'equilibrio dei volteggiatori in quanto il cavallo presenta la groppa leggermente inclinata verso il centro, sempre con lo stesso angolo, pronta a ricevere il cavallerizzo acrobata. Fino ai primi del Novecento lo spettacolo circense, che ha ispirato pittori quali René Princeteau, Henry de Toulouse-Lautrec, Marc Chagall, si costruiva intorno ai cavalli e la compagnia prendeva spesso il nome dell'addestratore (Franconi, Knie, Gruss Richard, Togni, e altri). Si alternavano arie dell'Alta Scuola, pantomime, evoluzioni spericolate di cavallerizzi, uomini e donne, e le presentazioni in libertà: movimenti d'insieme di un gruppo di cavalli, ben 60 con Edward Wulff. Dal primo dopoguerra i cavalli perdono importanza anche nel circo a favore di numeri più coinvolgenti per un pubblico che ha perso dimestichezza con il cavallo. Recentemente il cavallo è tornato protagonista dello spettacolo, in particolare in Francia con il Théâtre Zingaro e l'Accademia dello spettacolo equestre aperta nel 2003 da Clément Marty, in arte Bartabas, presso le celebri Grandi Scuderie di Versailles.
Con l'addestramento il cavallo può diventare un vero professionista del cinema, abituato alla luce dei riflettori, alla confusione, ai rumori improvvisi. Affronta con disinvoltura i duelli cavallereschi del Far West e impara a stare davvero fermo quando un cowboy gli piomba in sella dal tetto. Anche la caduta più spettacolare nel pieno di una battaglia avviene in risposta a un preciso comando, o aiuto, del cavaliere e deve essere eseguita con precisione nel luogo previsto per salvaguardare l'incolumità del cavallo stesso e di tutti gli altri cavalli e cavalieri.
Azioni più spettacolari, come quella di James Bond in Mai dire mai (1983), che si tuffa con il cavallo da una scogliera a picco sul mare, si ottengono con un trucco: al cavallo viene fatto saltare più volte lo stesso ostacolo sistemato in luoghi diversi fin quando impara a riconoscerlo e affrontarlo con tranquillità. Al momento del ciak l'ostacolo viene posizionato sul bordo del dirupo.
Oggi le scene di massa si risolvono spesso grazie al computer, una soluzione più semplice e meno dispendiosa di quella usata, per esempio dal regista Akira Kurosawa in Kagemusha (1980). La lunga carrellata finale sul campo di battaglia, con lo spettacolo straziante di uomini e cavalli feriti o morenti, è stata girata, per così dire, al rovescio: i cavalli, tutti addormentati in precedenza, sono stati ripresi mentre barcollando si risvegliavano dall'anestesia.
Oggi l'equitazione ha mantenuto quasi esclusivamente il significato di attività sportiva, ma molte delle attività del passato si praticano ancora a livello agonistico e ricreativo nell'ambito degli sport equestri. Negli attacchi, per esempio, rivivono le carrozze anche se sono state sostituite nella vita quotidiana da automobili e biciclette.
Lo stesso vale per le tre specialità incluse nei Giochi olimpici: il dressage è una prova accademico-artistica, che riprende le figure dell'equitazione accademica; il completo deriva dalla prova di fondo (30 km da percorrere in un ambiente naturale vario) in uso all'inizio del secolo in tutte le cavallerie europee per verificare la preparazione dei cavalli di servizio e degli ufficiali; infine viene la grande prova del salto di ostacoli, il concorso ippico, nato in Irlanda, dove i commercianti dovevano dimostrare che i cavalli in vendita erano capaci di affrontare gli ostacoli che avrebbero incontrato in campagna, in particolare durante la caccia.
La grande diffusione degli sport equestri dimostra che il cavallo esercita tuttora un fascino particolare forse perché, come disse Wiston Churchill: "c'è qualcosa nel fisico del cavallo che fa bene allo spirito dell'uomo".