GATTOLA, Erasmo
Nacque, battezzato con il nome di Domenico, a Gaeta, il 4 ag. 1662, da Girolamo e Giovanna d'Albito, ambedue di nobile e ricca famiglia. Dei dieci figli sopravvissuti solo alcuni abbracciarono attività mondane nella magistratura del Viceregno, mentre la maggior parte della prole fu destinata dai genitori alla vita ecclesiastica. Tra questi il G., che la madre (il padre era morto nel 1669) condusse nel novembre 1675, appena tredicenne, nell'abbazia di Montecassino, dove vestì l'abito di s. Benedetto, il 30 nov. 1676.
La sua attività nel monastero cassinense si orientò immediatamente verso la ricerca erudita, diretta, in un primo momento, alla difesa dei privilegi dell'abbazia, che rischiavano di essere ridotti per l'atteggiamento del governo vicereale. In quest'occasione il G. compose un volume manoscritto di 152 fogli, che conteneva cinque dissertazioni destinate a ritrovare la giustificazione storica di molte prerogative economiche e giuridiche del monastero.
Ma questa produzione di carattere tecnico-giuridico, che certo dovette incontrare il favore dei superiori e che il 26 febbr. 1684 venne ricompensata con il conferimento del suddiaconato, celava a malapena la genuina passione intellettuale del G., che ebbe modo di rivelarsi a pieno grazie all'incontro con il grande riformatore della storiografia ecclesiastico-religiosa Jean Mabillon, della Congregazione benedettina francese di Saint-Maur.
Nel novembre 1685, al termine del suo viaggio di studi in Italia, Mabillon visitava Montecassino e veniva affidato al giovane G., per effettuare una visita accurata delle enormi ricchezze documentarie dell'archivio del monastero. Nasceva in quest'occasione tra Mabillon e il G. un rapporto di amicizia e di stima, nutrito dai comuni interessi eruditi, destinato a protrarsi nel tempo. Il G. divenne infatti uno dei più validi collaboratori delle pubblicazioni maurine, inviando nel centro di studi organizzato da Mabillon, presso l'abbazia di Saint-Germain-des-Prés, innumerevoli documenti estratti dai codici cassinensi, da quelli di Cava de' Tirreni e da altri archivi del Regno di Napoli.
Dal fitto commercio epistolare con Mabillon il G. ricevette, in cambio, un impulso formidabile a rinnovare, anche nel territorio italiano, l'allora languente tradizione della ricerca storica, diplomatica, antiquaria, che già aveva costituito una caratteristica dell'Ordine benedettino. Negli anni immediatamente successivi al 1685, il G. si adoperò per riordinare metodicamente, in ben 16 volumi manoscritti, redatti alla luce dei nuovi criteri filologici proposti dal Mabillon, gran parte dei documenti conservati nell'archivio e, per diffondere la lezione storiografica del francese, fornì una traduzione, in collaborazione con il confratello Giuseppe Porta, del Traité des études monastiques, che sarà edita a Venezia solo nel 1707.
Accanto a questa infaticabile attività di studioso, continuava intanto la carriera ecclesiastica del G. all'interno dell'abbazia. Fu nominato nel 1686 prefetto maggiore delle cerimonie e prefetto della biblioteca, nel 1692 vicario generale della diocesi di Montecassino, nel 1693 decano del monastero, nel 1697 archivista e nel 1698 priore.
In quello stesso anno, poi, per esplicito e diretto volere del pontefice Innocenzo XII, venne affidato al G. un incarico di delicata responsabilità: la missione di vicario apostolico nella parrocchia di Atina, per seguire le indagini relative all'assassinio del preposito di quella chiesa, Tommaso di Marco.
Nel 1699, infine, dopo le sue dimissioni da priore di Montecassino, il G. ricevette il priorato di S. Benedetto di Chiaia, a Napoli, e successivamente quello di S. Placidio extra moenia: pur non soggiornando in questi due monasteri.
Recatosi nel 1706 a Napoli, il G. fu colto da una grave infermità che non lo abbandonò per l'intera esistenza e che lo costrinse a un soggiorno di sei mesi nella città partenopea. Nel 1708, in ogni caso, nonostante le ancora precarie condizioni, il G. veniva nominato nuovamente priore di Montecassino, carica dalla quale si dimise dopo poco tempo, per ricevere, in cambio, l'incarico meno faticoso di abate titolato dell'abbazia di S. Matteo Servorum Dei.
In questo periodo il G. lavorò alla composizione dell'Episcopatus Cassinensis et abbatialis praefectura, uscita anonima nel corpus dell'Italia sacra di Giulio Ambrogio Lucenti (Romae 1704, coll. 454-1099), di vari volumi di efemeridi che coprivano la vita del monastero di Montecassino negli anni 1702-03, del vasto materiale preparatorio per una storia della città di Gaeta - che, restato manoscritto, venne largamente utilizzato nell'opera di Giovanni Battista Federici, Degli antichi duchi e consoli o ipati della città di Gaeta (Napoli 1791) -, fu particolarmente intensa l'attività del G. come mediatore culturale nel mondo letterario italiano e internazionale.
Tra la fine del sec. XVII e l'inizio del XVIII, l'abbazia di Montecassino ritrovava infatti quel ruolo di centro di ricerca erudita di importanza europea, che le era appartenuto nell'età medioevale, e proprio grazie al G., che intratteneva una fitta corrispondenza con i maggiori protagonisti della vita intellettuale e religiosa del periodo. Tra questi: Mabillon, naturalmente, e i suoi seguaci e allievi come Bernard Montfaucon, Thierry Ruinart, Claude Estiennot, Michel Germain; Lorenzo Zuccagni, custos della Biblioteca Vaticana; il cardinale Giovanni Giustino Ciampini, fondatore a Roma di quell'Accademia dei Concili in cui vennero sviluppati molti degli insegnamenti della nuova storiografia maurina; Mariano Armellini; Benedetto Bacchini, anch'esso corrispondente di Mabillon e poi di Muratori, che, dopo un lungo soggiorno di studio a Montecassino nell'inverno 1696-97, dedicherà al G. il suo De ecclesiasticae hierarchiae ordinibus (Modena 1703); il Lucenti; il cardinale Angelo Maria Querini erudito e bibliofilo, fondatore dell'omonima biblioteca veneziana; l'agostiniano di tendenze gianseniste Enrico Noris; l'erudito Giusto Fontanini, membro di spicco del romano Circolo del Tamburo, dove veniva propugnata una ripresa degli studi biblici sulla scorta dei più aggiornati strumenti della moderna analisi filologica; il benedettino francese Augustin Calmet, autore di un estesissimo commentario del Nuovo e del Vecchio Testamento, edito a Parigi dal 1707 al 1726 e ispirato ai nuovi criteri di indagine dei testi sacri.
Abbandonato nel 1722 ogni ruolo istituzionale nell'Ordine benedettino, con le dimissioni dalla carica di archivista, il G. poté dedicarsi interamente (coadiuvato dai confratelli Longo, Mantoya e Giustiniani) alla stesura del suo opus magnum, che era stato annunciato in una lettera a Mabillon fin dal 1696: la compilazione della storia del monastero di Montecassino dall'epoca della sua fondazione; progetto che non mancò di suscitare il più vivo interesse di L.A. Muratori, entrato intanto in un proficuo commercio epistolare col G., il quale, più tardi, gli avrebbe messo a disposizione una ricca messe di materiali per la compilazione delle Antiquitates Italicae.
Nel 1723, infatti, Muratori scriveva al G., proponendogli d'inserire la storia cassinense nella raccolta dei Rerum Italicarum Scriptores, di cui era imminente l'edizione dei due primi volumi. L'opera del G. non entrò, per meri motivi di ordine cronologico, nella raccolta muratoriana, ma venne stampata, grazie all'impulso dell'erudito modenese, nel 1733 a Venezia, presso l'editore Coleti.
I due ponderosi tomi dell'Historia abbatiae Cassinensis, che comprendevano le vicende dell'abbazia dal 529, anno dell'erezione del monastero, fino al 1725, non si limitavano a completare temporalmente le cronache di Leone Ostiense, di Pietro Diacono, di Placidio Petrici e i seicenteschi Annali cassinensi di Onorato de' Medici, ma si sforzavano, con successo, di correggerne le inesattezze e di colmarne le lacune con una ricca documentazione inedita, riportata integralmente nell'opera. Ma soprattutto originale risultava l'impianto dell'Historia: abbandonando una narrazione meramente cronachistica, il G. cercava di inserire la storia del monastero nel più ampio contesto della vita civile, sociale, economica e soprattutto culturale e spirituale dell'Italia meridionale.
Stremato dalle fatiche di questo immenso lavoro e dall'impegno di archivista dell'abbazia, che aveva di nuovo dovuto assumere nel 1725, dopo le reiterate insistenze dell'abate Sebastiano Gadaleta, il G. morì a Montecassino, dopo un lungo periodo d'infermità dovuto al riacutizzarsi della sua ormai cronica malattia, il 1° maggio 1734, proprio nel momento in cui venivano pubblicati, a Venezia, i due tomi delle sue Accessiones ad Historiam abbatiae Cassinensis, ricchissimi di nuovi documenti sulla storia del monastero.
Fonti e Bibl.: L.A. Muratori, Epistolario, a cura di M. Campori, Modena 1901-15, VI, nn. 2307, 2312, 2318, 2321, 2395; VII, nn. 2859, 2922, 2999, 3009, 3071; L. Tosti, Storia della badia di Montecassino. Divisa in libri nove, ed illustrata di note e documenti, III, Napoli 1843, pp. 314-317; C. Scotti, L'abate E. G. monaco di Montecassino, Monte Cassino 1910; E. Petrella, Lettere inedite del Mabillon, del Germain, del Montfaucon, dell'Estiennot, del Ruinart e del Fontanini, in Rivista storica benedettina, VII (1912), 26-27, pp. 229-293; A. Ettinger, La corrispondenza dei benedettini maurini con Montecassino, ibid., VIII (1913), 29, pp. 29-48; G. Sola, Dai carteggi maurini, in Bullettino dell'Istituto storico italiano, LI (1936), 1, pp. 169-177; T. Leccisotti, Il contributo di Montecassino all'opera muratoriana, in Benedictina, IV (1950), 3-4, pp. 207-240 (anche in Miscellanea di studi muratoriani, Modena 1951, pp. 125-134); E. Raimondi, I padri maurini e l'opera di Muratori, in Giornale storico della letteratura italiana, CXXVIII (1951), pp. 429-471 passim; Dict. d'histoire et de géogr. ecclésiastiques, XX, sub voce.