ZANI, Ercole
– Nacque a Bologna nel 1634, figlio del conte Lucio e di Artemisia Zoppio.
Compì i primi studi nella città natale dove si fece apprezzare per il suo vivacissimo talento dedicandosi allo studio della filosofia e dell’astronomia; stima che si manifestò ancor più quando negli anni 1664, 1665 e 1668 esaminò l’apparizione di alcune comete aiutato in questo esperimento dal medico e chirurgo bolognese Giovanni Galeazzo Manzi, da Agostino Sante Pinchieri, canonico della collegiata di S. Petronio e da Agostino Fabri. La sua applicazione ebbe il plauso e le lodi del celebre astronomo Giovanni Domenico Cassini che riconobbe al gruppo competenza, percependo però soprattutto in Zani un fine ingegno di attento osservatore delle cose celesti. Prima di Cassini un altrettanto famoso astronomo modenese, Geminiano Montanari, aveva espresso la sua stima nei confronti del giovane bolognese, riconoscendone le notevoli capacità di ricerca e una grande erudizione nella matematica.
Mosso dalla sua naturale inclinazione a conoscere, ad acquisire le novità del mondo e della società nella quale era immerso, a partire dal 1669 Zani intraprese una serie di viaggi all’estero. Nei primi mesi del 1669 partì da Bologna al seguito di Cassini e si trasferì a Parigi dove frequentò le più importanti accademie cittadine. Lasciata la capitale francese, transitò per l’Olanda per poi approdare a Londra, dove entrò in contatto con Jonas Moore, apprezzato matematico, e con lui discusse «in italiano» di filosofia e di ‘strumenti per le stelle’, un’idea di Cassini presentata a Parigi. Ricevuto a corte da Carlo II Stuart con particolari onori, fece la conoscenza di Robert Boyle celebre fisico e chimico e si intrattenne con alcuni italiani residenti nella capitale inglese da diversi anni.
Nelle prime settimane visitò in solitudine la città per essere poi presentato dallo stesso Moore all’Accademia Reale dove ebbe la possibilità di discutere della ‘pietra fosforica bolognese’ aprendo su questo tema un acceso dibattito. Dopo questo apprezzato intervento fu iscritto nel Libro d’oro dell’Accademia e prima di lasciare tale luogo gli fu fatto dono del catalogo degli accademici, molti dei quali assenti nella giornata nella quale Zani aveva esposto le sue teorie perché impegnati a Oxford in una solenne cerimonia. Raggiunta a sua volta la nota cittadina universitaria, incontrò John Wallis, celeberrimo matematico e filosofo, professore presso quella università, mentre grazie al connazionale Bernardo Guasconi, un colonnello di origine fiorentina, fece la conoscenza di Thomas Hobbes con il quale discusse in italiano sul modo di fabbricare un’iperbole di qualsivoglia grandezza, scambio di notizie e vedute che ebbe in seguito anche con l’eruditissimo medico William Chamberlayne grande esperto di meccanica che conosceva alla perfezione la lingua italiana.
Dopo aver sperimentato i rigori dell’inverno di Londra partì diretto verso regioni più miti. Su suggerimento di Francesco Tercenti, un italiano da tempo trapiantato nella capitale inglese, si imbarcò alla volta di Lisbona dove ebbe occasione di qualche avventura galante. Visitate alcune località vicine, lasciò il Portogallo, transitò attraverso la Galizia per giungere a Madrid il 15 luglio 1670 dopo un viaggio fortunoso. Preso alloggio dapprima presso il collegio dei padri gesuiti, si spostò in seguito a casa di un connazionale deciso a conoscere per prima cosa la città e solo successivamente a far visita al cavaliere Dionigi Mantovani, pittore bolognese, molto apprezzato a Madrid. Tra gli altri incontri, venne accolto con grande cortesia dall’ambasciatore di Venezia accreditato presso la corte dove trovò alcune lettere a lui indirizzate dalla famiglia che lo reclamava a Bologna.
Qui fu per brevissimo tempo se già nell’ottobre del 1670 lo si trova prima a Vienna dove decise di far visita al conte Luigi Zani, suo parente, che aveva servito presso l’armata cesarea in qualità di capitano e poi di sergente maggiore nel reggimento di Slesia, in quel momento in precarie condizione di salute. Vista la vicinanza al confine polacco, Zani fu invogliato a raggiungere Varsavia dove, passati alcuni giorni come turista, si accodò a Jan Gniński, palatino di Chełm, in procinto di recarsi come ambasciatore straordinario della Rzeczpospolita presso lo zar raggiungendo pertanto Mosca, capitale di quel vastissimo impero.
Una visita alla città che descrisse minuziosamente nella Relazione e viaggio della Moscovia, indirizzata al conte Valerio Zani suo cugino, pubblicata postuma a Bologna nel 1690 e ristampata a Parma l’anno successivo nel primo volume del Genio vagante.
Nella relazione, sono chiaramente descritte le condizioni di quel lontano e ancora poco conosciuto regno governato dallo zar Alessio Michajlovič. Il racconto è strutturato in concisi capitoletti come, d’altronde, gran parte delle relazioni che altri viaggiatori hanno redatto e dato alle stampe. Poco lusinghiero è il giudizio che egli dà degli abitanti. Per Zani, come per molti altri viaggiatori prima e dopo di lui, i moscoviti erano un popolo di crapuloni, beoni, libidinosi, incivili, soprattutto tendenti all’eccessiva deferenza verso il loro signore e padrone. Il racconto spazia dalla magnificenza della corte dello zar, proprietario di diversi palazzi nella capitale e nelle maggiori città del Paese, allo sport nazionale, ovvero la caccia, al gioco degli scacchi, unico divertimento e passatempo importato dalla Persia. Zani stigmatizza la cupidigia e la superbia della grande nobiltà, giudica meno severa la giustizia esercitata dallo zar Alessio rispetto ai metodi dei suoi predecessori, menziona l’uso diffuso di farsi il segno della croce frequentemente con tre dita, considera un vizio nazionale l’uso eccessivo che gli abitanti di questa regione dell’Est europeo facevano dell’alcol, abitudine considerata particolarmente riprovevole dal bolognese, ma praticata indistintamente da poveri e ricchi, religiosi e religiose e comunemente accettata.
Zani si soffermò nel suo racconto anche su episodi che lo colpirono come la presenza, in una parata militare alla quale assisté appena arrivato a Mosca, tra i soldati, di diversi tedeschi con cappello piumato. La nutrita presenza di stranieri sul suolo moscovita gli appariva veramente singolare e in contrasto con le note difficoltà che gli occidentali incontravano nell’entrare in Moscovia. Registrava una evidente contraddizione tra la netta chiusura dei tempi di Ivan IV e il nuovo corso intrapreso da Alessio Michajlovič, che non era però completa apertura all’Occidente, né libertà di scambi commerciali con l’Europa continentale, né assenza di preventivo controllo nell’ingresso dei viaggiatori stranieri.
Anche sotto il regno di Alessio, infatti, agli ambasciatori, così come in generale agli stranieri, era tassativamente vietato muoversi autonomamente per la capitale prima dell’udienza con lo zar, e solo dopo quest’ultima cerimonia e seguendo lo stretto protocollo di corte si era autorizzati ad ammirare liberamente le bellezze della capitale, che a detta dello stesso Zani superavano quelle di qualsiasi altra città o capitale da lui visitata. Zani fu affascinato da Mosca, dalle vaste e numerose piazze e dalle strade larghe e dritte, si soffermò a guardare le case abitate dal popolino minuto costruite in legno, ammirò le abitazioni principesche, in pietra su due piani dove all’ingresso, sopra una torretta, di solito una sentinella notte e giorno sorvegliava la sicurezza del nobile inquilino. Visitò i sobborghi della città, molti dei quali, con sua sorpresa, erano abitati da stranieri e divisi in base alla religione che ciascun gruppo professava. Vi era quello dei tedeschi luterani, quello degli olandesi calvinisti e così via. Notava anche la diffidenza e l’ostilità, peraltro ricambiata dalla S. Sede, verso i cattolici e la particolare intolleranza dello zar verso i musulmani, cani infedeli, ai quali, non ammessi al bacio della mano del sovrano, era permesso toccare solo le ginocchia dello zar. Veramente eccessivi gli parevano il potere e l’autorità dello zar che si esercitavano anche nella nomina del patriarca, investito della sua dignità direttamente dal principe che pronunciando la formula di rito gli porgeva il pastorale.
Terminato il viaggio, Zani rientrò a Bologna. Era desideroso di ripartire e di visitare questa volta Costantinopoli, ma le lunghe peripezie e fatiche di tanti viaggi in Paesi così diversi e lontani gli uni dagli altri, avendogli minata la salute, lo costrinsero suo malgrado a fermarsi.
Morì a Bologna il 1° luglio del 1684 all’età di cinquant’anni.
Fonti e Bibl.: Bologna, Biblioteca Universitaria, ms. 3830, Viaggio di Ercole Zani in Inghilterra, Spagna, Portogallo, Paesi Bassi e Germania (1669-1670): si tratta di un volumetto rilegato in pergamena, in 4°, di carte 115 non numerate, delle quali numerose sono bianche, con una scrittura molto minuta e di difficile lettura.
G. Montanari, Cometes Bononiae obseruatus anno 1664 & 1665. Astronomicophysica dissertatio..., Bononiae 1665; G.D. Cassini, Spina celeste, meteora osseruata in Bologna il mese di marzo 1668, Bologna 1668; Relazione e viaggio della Moscovia del signor cavaglier don E. Z. bolognese, in Il Genio vagante. Biblioteca curiosa di cento e più relazioni di viaggi stranieri de’ nostri tempi, raccolta dal signor conte Aurelio degli Anzi..., I, Parma 1691, pp. 121-267; Notizie degli scrittori bolognesi raccolte da Giovanni Fantuzzi, VIII, Bologna 1790, pp. 245 s.; L. Frati, I viaggi del conte E. Z., Bologna 1911; Id., L’Inghilterra alla fine del Seicento secondo il diario inedito di un contemporaneo italiano, in Nuova Antologia, 16 settembre 1926, pp. 217-223; Id., La Spagna e il Portogallo alla fine del Seicento secondo il diario inedito di un contemporaneo italiano, ibid., 16 novembre 1927, pp. 231-238; G. Platania, Il bolognese E. Z.: un italiano in viaggio in Moscovia, in Da Est ad Ovest, da Ovest ad Est: viaggiatori per le strade del mondo, a cura di G. Platania, Viterbo 2006, pp. 181-202; Viaggiatori del Seicento, a cura di M. Guglielminetti, Torino 2007, pp. 635-644; M. Di Salvo, The “Italian” Nemeckaja Sloboda, in Ead., Italia, Russia e mondo slavo. Studi filologici e letterari, a cura di A. Alberti et al., Firenze 2011, pp. 155 s.; P. Spiechowicz, Il Genio vagante: Valerio Zani nell’ambito dell’Accademia dei Gelati, in Crocevia e capitale della migrazione artistica: forestieri a Bologna e bolognesi nel mondo (secolo XVII), a cura di S. Frommel, Bologna 2012, pp. 30 s.