Pseudonimo del regista cinematografico francese Jean-Marie-Maurice Schérer (Tulle, Corrèze, 1920 - Parigi 2010). Personalità tra le più ricche e originali del cinema francese del dopoguerra, fu protagonista della stagione della Nouvelle vague, dapprima come critico, poi come regista. Autore nel senso pieno della parola ha scritto, sceneggiato, diretto e coprodotto pressoché tutti i suoi film sostenendo un'indipendenza realizzativa e rifiutando compromessi di natura commerciale. Le regole creative di R. hanno coinciso con metodologie calibrate tanto sulla coscienza del dispositivo cinematografico, quanto su una cifra visiva perfettamente omogenea a uno stile, a un rigore etico, a una limpidezza del segno linguistico.
Insegnante, scrittore, critico dei Cahiers du cinéma, autore di programmi didattici per la televisione, ha realizzato il suo primo lungometraggio nel 1959 (Le signe du lion). In seguito ha diretto un ciclo di "racconti morali" (La boulangère de Monceau, 1962; La carrière de Suzanne, 1963; La collectionneuse, 1967; Ma nuit chez Maud, 1969; Le genou de Claire, 1970; L'amour l'après midi, 1972), nei quali, riprendendo liberamente lo spirito della letteratura e del teatro del 18º sec., sottoponeva le scelte morali del protagonista riguardanti la seduzione, il corteggiamento, la fedeltà, l'amore, a un'analisi avvincente, ricca di humour e di sfumature. Dopo le rigorose trasposizioni La Marquise von ... (1976), da H. von Kleist, e Perceval le Gaulois (1978), da Chrétien de Troyes, e la serie "commedie e proverbi" (La femme de l'aviateur, 1980; Le beau mariage, 1982; Pauline à la plage, 1983; Les nuits de la pleine lune, 1984; Le rayon vert, 1986), ha diretto i "racconti delle quattro stagioni" (Conte de printemps, 1990; Conte d'hiver, 1991; Conte d'été, 1996; Conte d'automne, 1998), L'arbre, le maire et la médiathèque (1993); Les rendez-vous de Paris (1995); L'anglaise et le duc (2001); Les amours d'Astrée et de Céladon (2007).