Poeta francese (seconda metà sec. 12º). Delle sue poesie giovanili ci è pervenuta soltanto la Philomena, serbata nell'Ovide moralisé; non c'è rimasto quel che aveva composto del "roi Marc et d'Iseut la blonde", probabilmente un episodio della leggenda di Tristano. I grandi romanzi di Ch. (in versi ottosillabi rimati a coppia) sono Érec et Énide, storia di due sposi e amanti esemplari la cui felicità, turbata dal dubbio che Enide avesse reso imbelle il valentissimo Erec, risplende nel corso delle loro pericolose avventure; Cligès, di sfondo orientale, altro esempio di mirabile amore in cui s'intreccia il tema della "finta morta"; Lancelot ou le chevalier à la charrette che celebra l'amore di Lancillotto per Ginevra e il sacrificio del cavaliere che acconsente a viaggiare nella carretta, segno di grande onta; Ivain ou le chevalier au lion, Perceval o Le conte du Graal, incompiuto. Ai cinque romanzi si debbono aggiungere un poema più breve su Guillaume d'Angleterre e un gruppo di canzoni, fra le prime che diffusero nella Francia settentrionale l'ideale amoroso dei trovatori di Provenza. L'importanza di Ch., narratore facile, interessante, anche se talora prolisso, sta nel fatto che egli iniziò e costruì il grande romanzo d'amore e d'avventure sulla base delle leggende brettoni e arturiane.