(gr. ῾Ερμαϕρόδιτος) Nella mitologia greca, secondo la versione trasmessa da Ovidio (Met. III, 341 seg.; IV, 288 seg.), figlio di Ermete e di Afrodite; bellissimo, fece innamorare la ninfa della fonte Salmace in Caria, che ottenne dagli dei di confondersi con il corpo dell’amato. Così E. divenne un essere ibrido partecipe della natura maschile e femminile. Nella stessa versione si dice che il suo aspetto già prima congiungeva i tratti paterni e materni e che aveva percorso l’Asia Minore ammirandosi in tutti gli specchi sorgivi: ma al contrario di Narciso, innamoratosi di sé stesso, E., pur respingendo Salmace, finì con l’unirsi integralmente alla ninfa.
La favola fu soggetto frequente nell’arte antica, specialmente ellenistica: diffuso il motivo di E. sorpreso da un satiro, e il tipo statuario giacente.