Cassirer, Ernst
Filosofo e storico della filosofia tedesco, di origine ebraica (Breslavia 1874 - New York 1945), costretto a lasciare la Germania dopo l’avvento del nazismo (1933), nutrì un costante interesse verso la cultura rinascimentale e il pensiero machiavelliano in particolare. Ne recano testimonianza già alcuni passaggi di Freiheit und Form (1916), opera nella quale C. citò il Fiorentino tra gli esponenti di quella «schiera di famosi Cancellieri di Stato» che avevano contribuito a configurare una «nuova e moderna forma della politica». A suo giudizio, infatti, facendosi interprete di una nuova forma di Stato non più fondata sulla tradizione, M. era stato tra i primi fautori sul piano pratico e teorico della ragion di Stato, cioè di quella «ingegnosa tecnica di governo» tesa a stabilire, contro ogni ideale astratto, le condizioni necessarie ad assicurare l’esistenza dello Stato (Freiheit und Form, 1916, trad. it. 1999, pp. 48, 318).
Richiamato, per quanto incidentalmente, sia in Individuum und Kosmos in der Philosophie der Renaissance (1927) sia in Philosophie der Aufklärung (1932), M. fu oggetto di intense riflessioni soprattutto in The myth of the State (1946). In questo lavoro risalente agli anni del conflitto ma pubblicato postumo, C. si impegnò anzitutto a confutare la presunta equazione tra pensiero machiavelliano e machiavellismo e a denunciare le mistificazioni rispettivamente prodotte dalla «leggenda dell’odio» e dalla «leggenda dell’amore», le quali, relegando il Principe entro i più angusti confini della sua epoca, avevano impedito di leggerlo «nella sua vera luce» e di vedere nel suo autore «il grande pensatore le cui concezioni rivoluzionarono il mondo moderno». Lo stesso poteva dirsi, a suo avviso, dell’ipertrofica lettura di matrice storicistica consolidatasi nell’Ottocento, la quale, attribuendo a M. una concezione della storia prettamente moderna, aveva finito per trascurare il fatto che egli non aveva scritto «per l’Italia, e nemmeno per l’epoca sua, ma per il mondo» (The myth of the State, 1946; trad. it. 1950, pp. 190-92, 195).
Polemico verso le interpretazioni in chiave univocamente patriottica e repubblicana, C. fu del parere che il Principe richiedesse altresì di essere letto alla luce della critica radicale che il suo autore aveva sferrato nei confronti del proprio tempo. E che la sua maggior novità consistesse nel fatto che, analizzando i fenomeni politici con lo stesso spirito con cui Galileo Galilei avrebbe successivamente studiato i corpi celesti, M. elaborò una «scienza nuova» (p. 197), alla luce della quale andavano compresi sia il suo realismo amorale sia il suo interesse verso lo Stato di Cesare Borgia, fondato non più sulla tradizione, come i principati ecclesiastici e le monarchie ereditarie, ma sulla sola forza. In tal senso, lungi dal presentarsi come un trattato morale o un testo obliquo, il Principe era piuttosto «un libro tecnico» (p. 228), grazie al quale, descrivendo con spregiudicatezza le modalità di conquista e mantenimento del potere, M. contribuì a demolire definitivamente il sistema gerarchico tradizionale, fondato sul principio dell’origine divina del potere.
Restituita al Principe la dignità di un autentico capolavoro di teoria politica, l’analisi di C. non mancò tuttavia di soffermarsi sul carattere più propriamente insidioso dell’eredità machiavelliana. Secondo il filosofo tedesco, infatti, dopo avere intrapreso un prodigioso processo di secolarizzazione, destinato a investire anche la religione, lo Stato di tipo nuovo teorizzato da M. era andato incontro a un progressivo isolamento (p. 210). In ciò sarebbe consistito, in ultima analisi, l’esito fatale del processo di ‘autonomizzazione’ della politica, al quale M. aveva fornito un contributo decisivo: una volta infranti i legami che lo avevano unito all’insieme organico dell’esistenza umana, lo Stato moderno finì per ritrovarsi in uno spazio pericolosamente vuoto, privo di ogni vincolo, aprendo in prospettiva la via ai sistemi totalitari del 20° secolo.
Bibliografia: Freiheit und Form. Studien zur deutschen Geistesgeschichte, Berlin 1916 (trad. it. Libertà e forma. Studi sulla storia spirituale della Germania, Firenze 1999); Individuum und Kosmos in der Philosophie der Renaissance, Leipzig 1927 (trad. it. Individuo e cosmo nella filosofia del Rinascimento, Firenze 1935); Philosophie der Aufklärung, Tübingen 1932 (trad. it. La filosofia dell’Illuminismo, Firenze 1936); The myth of the State, New Haven-London 1946 (trad. it. Il mito dello Stato, Milano 1950).
Per gli studi critici si vedano: E. Rudolph, Cassirers Machiavelli, in Cassirers Weg zur Philosophie der Politik, hrsg. E. Rudolph, Hamburg 1999, pp. 79-91; G.M. Barbuto, Machiavelli e i totalitarismi, Napoli 2005; G. Raio, Tecnica della politica e mito dello Stato. Note su Machiavelli e Cassirer, in Dopo Machiavelli / Après Machiavel, a cura di L. Bianchi, A. Postigliola, Napoli 2008, pp. 299-310.