Kantorowicz, Ernst Hartwig
Storico tedesco (Posen 1895 - Princeton 1963). All'avvento del nazismo lasciò la sua cattedra dell'università di Francoforte sul Meno, rifugiandosi prima in Inghilterra, poi negli Stati Uniti. Qui coprì di nuovo la cattedra di storia all'università di California e all'Institute for Advanced Study di Princeton, dove morì nel 1963. Nel periodo dell'insegnamento in Germania acquistò rinomanza una sua opera complessiva sull'imperatore Federico II (Kaiser Friedrich der Zweite, Berlino 1931; trad. ital. Milano 1940), ovviamente di notevole interesse per gli studiosi di D.; ma è del periodo statunitense l'opera più importante del K.: The King's two Bodies. A Study in Mediaeval Political Theology (Princeton 1957), dove un intero capitolo (pp. 451-495) è dedicato al pensiero politico di D. con l'intento di porre in evidenza che, sebbene composta di tessere innumerevoli di carattere teologico, filosofico, storico, politico, legale, tuttavia l'immagine dantesca dell'imperatore riflette il concetto di una monarchia umana e di una puramente umana dignitas.
Il K. sottolinea pertanto che papa e imperatore habent reduci ad optimum hominem (Mn III XI 7), la terza dignitas, accanto all'imperiale e alla papale; contrappone il corpus morale et politicum, cioè l'umano-imperiale, al corpus mysticum, cioè il cristiano-papale; precisa i caratteri dell'humana universitas; studia il valore delle virtù morali, la pratica delle quali conduce l'uomo alla felicità, intesa come piena attuazione dell'intelletto semper et simul nella umana civilitade; e finalmente studia il carattere parasacramentale della rigenerazione umana dovuta al potere della filosofia morale e della civica virtù. Interessante anche lo studio Dante's two Suns, uscito dapprima nei " Semitic and Oriental Studies " XI (1951) 217-231, e poi ristampato nel vol. Selected Studies (New York 1965, 325-338). Dopo aver rilevato che in D. l'immagine dei due soli significa evidentemente " che la sfera secolare sussiste entro l'ambito del proprio diritto, che il paradiso celeste è affiancato da un paradiso terrestre di pari dignità e che Filosofia e Teologia, Impero e Papato sono di pari rango ", il K. sottolinea che l'immagine si trova anche nel mondo bizantino presso vari poeti (Teodoro Prodromo, Manuel Holobolos, ecc.), e ne rintraccia i precedenti nel mondo romano, egiziano, persiano. Tutto ciò con il solo scopo di tessere la storia del simbolo, perché - come giustamente il K. sottolinea - " sarebbe assurdo affermare che il passo di Dante derivi direttamente dal modello bizantino ".