EROLI, Erulo
Nacque a Roma il 31 ag. 1854 da Pio e dalla marchesa Beatrice Orlandi.
Il padre Pio, figlio di Giovanni Battista e di Maria Anna Penna, nato a Roma il 27 febbr. 1914 e ivi morto il 26 nov. 1884, appartenente al ramo romano di una famiglia di antica e nobile origine umbra, praticò la scultura di soggetto religioso, specializzandosi nella lavorazione dell'avorio; insegnò scultura in avorio all'ospizio di S. Michele a Roma. Dal 1840 fu guardia nobile e dal 1858 fu ammesso all'Accademia dei Quiriti. Ebbe quattro figli: Zaira, Alberto, Erulo e Bianca.
L'E., unico fra i fratelli, scelse decisamente la via dell'arte, divenendo il capostipite di una famiglia di pittori ed arazzieri. Compiuti gli studi ginnasiali al S. Apollinare, frequentò al seguito del padre il S. Michele, dove seguì per la pittura l'insegnamento di A. Ceccarini e apprese le tecniche di lavorazione della ceramica, della vetrata policroma a gran fuoco e dell'arazzo (cfr. la ceramica Pollice verso, il gesso per la fusione di un lume con il gruppo di Cainoe Abele e la vetrata firmata e datata 1894, tutte presso lo studio Eroli). Del primo periodo si conservano presso gli eredi alcuni taccuini con studi a matita e penna che rappresentano compagni di classe, docenti e guardiani dell'ospizio. Altri taccuini contengono esercizi all'acquerello, tecnica che l'E. svilupperà in seguito fino al virtuosismo (Luciani, 1988, p. 61 figg. 1-3).
Nel 1875, considerata l'inesorabile decadenza del S. Michele, incorporato nei beni demaniali dello Stato unitario e privo ormai del sostegno finanziario pontificio, l'E. aprì uno studio di pittura alla passeggiata di Ripetta. Continuò a mantenere rapporti con il S. Michele come risulta dal fatto che nel 1877 e nel 1879 ottenne due premi di incoraggiamento riservati solitamente agli allievi. Nel 1880 trasferì lo studio in via del Babuino 150 c, nella sede ancor oggi attiva.
Qui l'E. impiantò un laboratorio di arazzeria e vi impiegò esperti arazzieri, usciti dalla prestigiosa fabbrica pontificia, contribuendo, con indubbio merito, a salvare una secolare tradizione tecnica destinata altrimenti ad esaurirsi ed a formare una manodopera prevalentemente femminile. Lo studio acquistò ben presto fama internazionale e, frequentato da illustri personaggi dell'aristocrazia e dell'alto clero, del mondo politico e culturale, poté contare sull'apprezzamento dei Savoia, in particolare della regina Margherita, che gli procurò importanti commissioni (cfr. Arch. Eroli: albo dei visitatori e fotografie dei ritratti della famiglia reale).
L'E. si impegnò nell'attività delle varie associazioni artistiche romane. Nel 1883, presentato da E. Roesler Franz e O. Carlandi, entrò nella Società degli acquarellisti, di cui fu presidente dal 1909 al 1911, promuovendone il potenziamento con la riforma dello statuto (doc. conserv. presso l'Arch. Eroli, cfr. anche Mammucari, 1987, p. 171). Nel 1892 fu ammesso all'Associazione artistica internazionale e nel 1903 fondò, con altri, l'Unione degli artisti con lo scopo di tutelare la categoria nei confronti della committenza pubblica (Lomonaco, 1987, p. 29). Dal 1904 mantenne stretti rapporti con il gruppo dei XXV della Campagna romana. Espose assiduamente con la Società degli amatori e cultori di belle arti.
Malgrado il successo ottenuto, la sua intensa attività, siglata da una lunga serie di riconoscimenti ufficiali, ha ottenuto scarsa considerazione da parte della critica al punto che ne manca tuttora un'appropriata valutazione, resa più difficile dal fatto che numerose opere risultano disperse. Trattò una grande varietà di temi e soggetti con abilità accademica e gusto eclettico. Accanto al filone, a lui più congeniale, della pittura di soggetto storico-militare, con preferenza per il periodo risorgimentale, affrontò con pari impegno la tematica religiosa e storico-religiosa; fu ritrattista ufficiale, buon paesaggista negli acquerelli e autore di numerose scene di genere con personaggi popolari e caratteristici.
Del 1880 è il dipinto Ferito di Mentana (Torino, Museo del Risorgimento di palazzo Carignano). Nel 1883 l'Esposizione di belle arti di Roma fu l'occasione per la sua prima comparsa pubblica di rilievo con il grande dipinto ad olio La "Palestro" a Lissa che, per il soggetto, fu acquistato dall'Accadernia navale di Livorno. Nel 1885 e nel 1886, con la Società degli amatori e cultori di belle arti di Roma, espose rispettivamente Pancrazio alle fiere (cat. n. 95; acquistato da mons. Montes De Oca, vescovo di San Luis Potosi-Messico, ora in coll. privata sempre a San Luis; nella stessa città nel palazzo municipale, si conserva una serie di arazzi realizzati per la residenza vescovile e nella cattedrale si trova un ritratto del De Oca) e Pergolesi al funerale della sua amante la principessa Maria Spinelli o Stabat Mater (cat. n. 62), di collocazione attualmente ignota.
Dell'anno seguente (1887) è il primo riconoscimento per la lavorazione dei tessuti: una medaglia d'argento, al Museo artistico industriale di Roma, per gli arazzi ad imitazione (i cosiddetti "succhi d'erba") con tinte ottenute dalla bollitura di vegetali. In questa lavorazione trovò particolare collaborazione nella cognata Virginia Bartolini, sorella dello scultore Paolo e moglie del fratello Alberto.
Nel 1891 l'E. partecipò con successo all'Esposizione nazionale di Palermo con i Vespri siciliani. La tela, di notevoli dimensioni, seppure attirò qualche critica per un eccesso di teatralità, fu premiata ed entrò nelle raccolte della locale Galleria civica d'arte moderna.
Il decennio successivo si rivelò intenso per attività e riconoscimenti; nel 1894 ebbe una medaglia d'oro per i tessuti all'Esposizione universale di Anversa e l'acquisto del dipinto ad olio Giovane nudo allo specchio (di cui esiste una diversa versione presso gli eredi) da parte di re Fuad per il palazzo reale del Cairo.
Per partecipare al premio istituito da Leone XIII per il miglior quadro rappresentante la Sacra Famiglia l'E. dipinse, nel 1897, la grande pala Sacra Famiglia o Ecce Agnus Dei (propr. eredi) in stile preraffaellita, premiata con medaglia d'oro nel 1898 alla mostra d'arte sacra di Torino. Nel 1899 l'acquerello di argomento sociale La malaria, esposto a Dresda, fu acquistato dalla Galleria nazionale di quella città.
Parallelamente l'E. intensificò l'attività dell'arazzeria, a cui si era dedicato recuperando il procedimento tradizionale ed elaborando cartoni funzionali esclusivamente alla lavorazione degli arazzi, basati quindi su una diversa necessità d'armonizzare i colori rispetto alla pittura. L'incarico più prestigioso (preceduto dai sei pannelli, oggi dispersi, per il foyer del teatro di Buenos Aires) fu, nel 1902, quello del Comune di Roma per i 25arazzi per l'addobbo esterno dei palazzi capitolini (propr. d. Comune di Roma; cfr. Zambrotta, 1991).
I pannelli più grandi, per i balconi centrali, Stet Capitolium fulgens di circa 40 m2, Roma communis patria e Arsomnium nationum, a carattere decorativo, celebravano i trionfi della Roma classica, rinascimentale e barocca; in pannelli minori erano rappresentati gli stemmi dei rioni, le aquile romane, le tabelle con l'iscrizione SPQR. Il lavoro, di grande impegno, iniziato nel 1902, fu interrotto a causa della guerra tra il 1916 e il 1919 e completato nel 1926, dieci anni dopo la morte dell'Eroli, dai figli Pio e Silvio. Presso la Galleria comunale d'arte moderna di Roma si conservano gli acquerelli Paesaggio con buoi, esposto alla mostra della Società degli acquarellisti del 1905, ed una S. Cecilia.
Nel 1902 l'E. sposò la vedova del fratello Alberto, Virginia Bartolini, e affiliò le nipoti Ada ed Emma, che successivamente collaborarono all'attività dell'arazzeria. Tra il 1904 e il 1905 il pittore dipinse ancora due soggetti storico-religiosi, Il sogno della moglie di Ponzio Pilato e Translatio Sebastiani post martyrium, acquistati da mons. De Oca. Nel 1905 partecipò all'Esposizione mariana lateranense di Roma con l'acquerello Sanctus Sanctus (propr. eredi) ed Ecce Agnus Dei, che ottenne la medaglia d'oro.
Dal 1907 al 1911 l'E. restaurò arazzi antichi per conto dello Stato senza interrompere l'attività di pittore; a questo periodo risalgono Ad Anita dieci anni dopo, esposto a Santiago del Cile nel 1910 (Torino, palazzo Carignano), e L'alba del 23 ottobre o I fratelli Cairoli a villa Glori (Torino, palazzo Carignano), che nel 1911 l'E. presentò, insieme con alcuni arazzi ad imitazione, all'Esposizione di belle arti di Roma. La passione patriottica del pittore trovò ancora modo d'esprimersi nella rievocazione dell'impresa di Millo ai Dardanelli, del 1912 e nell'illustrazione della terzina della Canzone d'oltremare, dedicata da G. D'Annunzio ai marinai d'Italia (Accademia navale di Livorno). Nel 1914gli vennero commissionati cinque arazzi, oggi dispersi, con le Storie di Tito e Vespasiano per la residenza estiva della casa reale di Romania a Sinaya, completati dopo la morte dell'E., avvenuta il 13 dic. 1916 a Roma.
L'attività dello studio proseguì sotto la guida della vedova, affiancata dalle figlie di primo letto, Emma ed Ada, e ben presto dai figli avuti dall'E., Pio (vedi voce) e Silvio.
Fonti e Bibl.: Oltre ai cataloghi delle mostre citate all'interno della voce cfr. Atti del Consigliocomunale di Roma, Roma 1902, parte II, pp. 204-207, 289; Roma, Arch. del Governatorato, Rip. X, 1932, tit. 15 b. 84 f. 5, Arazzi per i palazzi Capitolini "Eroli"; Roma, eredi Eroli, Studio Eroli1880-1980 - Cronologia commentata del primo centenario (memoria datt.), pp. 1-7; A. De Gubernatis, Diz. degli artisti italiani viventi, Firenze 1889, p. 187; Il Vespro siciliano diE. E., in L'Esposizione nazionaledi Palermo1891-1892, Milano 1892, disp. 8º, pp. 57 s.; G. B. Rossi, L'arte dell'arazzo, con pref. di U. Ojetti, Milano 1907, pp. XIV, 15 s., 98, 101, 178; Esp. intern. della Soc. degli amatorie cultori di belle arti (catal.), Roma 1909, p. 81; …, Roma 1910, pp. 42, 56; L. Callari, Storia dell'arte contemp. it., Roma 1909, pp. 286, 416; A. Lancellotti, L'ottantesima esp. di belle arti in Roma, in Natura e arte, XXXVIII (1909-1910), p. 721; V. Mariani, Catalogo della mostra retrospettiva del pittore E. E., Roma 1925; M. Biancale, L'arte dell'arazzo e i fratelli Eroli, in Rass. dell'istruzione artistica, IX (1938), 3-4, pp. 95 s.; F. Clementi, L'arte dell'arazzo a Roma, in Capitolium, XIV (1939), pp. 333, 336 s.; A. Jandolo, Gli arazzieri di Roma, in Strenna deiromanisti, V (1944), pp. 51-56; N. Ciampi, Una scuola per l'artedell'arazzo, in Capitolium, XXXI (1956), p. 262; G. Gatti Gazzini, L'arazzo, Firenze 1958, p. 177; R. Collura, La CivicaGalleria d'arte moderna di Palermo, in Musei e Gallerie d'Italia, 1964, 22-24, p. 31; Museo Carignano - guida breve, Torino 1965, pp. 32, 37; E. Di Castro, L'Istituto del S. Michele a Ripa, in L'Urbe, n. s., XXXII (1969), 5, p. 23; C. Belloni, Lo studio Eroli, in Strenna dei romanisti, XXX (1969), pp. 36 ss.; G. Bonasegale, in Roma 1911 (catal.), Roma 1980, p. 103; R. Mammucari, La Società degli acquarellisti a Roma, Velletri 1987, pp. 86, 171 s.; A. Ghidoli, Studio Eroli - Note per la storia di un moderno laboratorio arazziero, in Isettantacinque anni dell'Istituto nazionale delle assicurazioni, Roma 1987, pp. 321, 324; G. F. Lomonaco, Acquerelli dell'Ottocento, Roma 1987, pp. 10, 18, 28, 29, 32, 37, 120; R. Luciani, La bottega di E. dal 1880, in Il restauro, Roma 1988, p. 6; Id., E. E. pittore, in L'Urbe, n. s., LI (1988), 314, pp. 61-66; T. Zambrotta, L'arredo della piazza del Campidoglio: Gli arazzi di E. E., in La capitale a Roma 1870-1945 (catal.), Roma 1991, pp. 140 s.; V. Spreti, Enc. storico-nobiliare ital., III, p. 31; A. M. Comanducci, I pittori ital. dell'Ottocento, Milano 1934, pp. 208 s.; Catal. Bolaffi dell'arte ital. dell'Ottocento, III, Torino 1970, p. 181; L. Luciani-F. Luciani, Diz. dei pittori ital. dell'800, Firenze 1974, p. 174; Cat. Bolaffi dell'arte italiana dell'Ottocento, n. 19, pp. 150, 318; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 9.