es-SUWEIDĀ' (A. T., 88-89)
' Capitale del Gebel Druso (v. siria) sotto il mandato francese e sede del metropolita greco-ortodosso del Ḥaurān. Il nome significa "la piccola città nera", per via delle sue case di basalto, oggi miste a case nuove bianche, dai tetti rossi. Es-Suweidā' è l'antica Dionysias, più tardi Maximianopolis; Nerva vi fece costruire un acquedotto e un ninfeo, nell'epoca cristiana fu sede di un vescovo, dipendente dal metropolita di Bostra. Sotto i Turchi fu capoluogo di un cazà del sangiaccato del Haurān, ed ebbe il telegrafo, una grande caserma e il palazzo del governo.
Nel 1910 aveva 4500 ab.; nel 1935, 6000. Oggetto di particolari cure delle autorità francesi prima e specialmente dopo la rivolta del 1925-26, es-Suweidā' possiede una corte d'appello, un bel museo archeologico, una scuola normale e d'arti e mestieri, una scuola femminile, un acquedotto di 18 km. (1924), un ospedale, una banca agricola (1927), due grandi serbatoi d'acqua capaci di approvvigionare la città per un mese (1928-1933), un impianto elettrico (1930).
Nell'agosto 1926 fu inaugurata la ferrovia con Khirbet el-Ghazāleh, che pone es-Suweidā' in comunicazione con la rete ferroviaria siriana.
Es-Suweidā' possiede importanti resti archeologici: due grandi cisterne romane, un tempio (v. arabia, III, p. 907, fig.); il cosiddetto arco di trionfo, resto di antica chiesa; le rovine di una basilica del sec. IV-V; un'iscrizione greca nel palazzo di giustizia.
Bibl.: M. Dunand, Rapport sur une mission archéologique au Djebel Druse, in Syria, VII (1926); M. von Oppenheim, Vom Mittelmeer zum persischen Golf, I, Berlino 1899, pp. 186-191 e 194-196.