esistenzialismo
La fragilità dell'esistenza come problema filosofico
Con la parola esistenzialismo non si intende designare una scuola filosofica ben definita, bensì un orientamento di pensiero sviluppatosi in Europa tra la metà dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento. I filosofi esistenzialisti mettono in primo piano l'esigenza di una riflessione sull'esistenza umana considerata nella sua singolarità e irripetibilità, ma anche nel suo carattere precario, instabile e incerto, sempre esposto al fallimento e allo scacco
Nella riflessione esistenzialista è dato rintracciare alcune preoccupazioni fondamentali, in contrasto sia con il positivismo, sia con l'idealismo. La prima è quella di uscire dal cerchio incantato delle grandi filosofie sistematiche, che pretendono di avere raggiunto un sapere totale, e quindi credono di aver dato un quadro esaustivo, coerente e privo di contraddizioni, della realtà e della storia. La seconda preoccupazione (strettamente connessa con la prima) è quella di non ridurre la realtà a pensiero, a categorie o concetti (al modo delle filosofie idealistiche), bensì di mettere al centro della riflessione l'esistenza umana come esperienza particolare e irripetibile, dal carattere sempre provvisorio e malsicuro.
Le origini dell'esistenzialismo vanno rintracciate nell'opera del filosofo danese Sören Kierkegaard (vissuto nella seconda metà del 19° secolo), il quale nega il presupposto stesso della concezione hegeliana (Hegel), ossia che il reale sia razionale e che il razionale sia reale. Kierkegaard vede nella realtà non qualcosa di armonico e di coerente, ma un complesso disarmonico di possibilità, che non si conciliano fra loro e che si escludono drammaticamente.
È possibile condurre una vita estetica, dedita soltanto a piaceri sempre nuovi: ma una vita di questo tipo non può non essere insidiata da un senso di vuoto e di noia. È possibile condurre una vita etica, cioè una vita dedita a scelte morali fondamentali (in primo luogo il lavoro e il matrimonio), ma essa è insidiata dal rimpianto e dal pentimento. La vita religiosa, che potrebbe apparire come un porto tranquillo, è insidiata anch'essa dall'angoscia, poiché chi si è liberato dal peccato, è continuamente tormentato dalla possibilità di ricadervi.
Motivi esistenzialistici sono presenti nella riflessione del filosofo tedesco Martin Heidegger (20° secolo), anche se egli rifiutò la qualifica di 'esistenzialista'. È significativa, infatti, la sua insistenza sull'uomo in quanto essere-nel-mondo: un mondo nel quale l'uomo deve utilizzare le cose, cioè "prendersi cura delle cose", e al tempo stesso deve prendersi cura degli altri uomini, per realizzare i propri progetti.
Da ciò segue però che la 'cura' (nel senso latino di "preoccupazione") è la struttura fondamentale dell'esistenza. Ma se l'uomo si lascia dominare dalla 'cura', egli non esce dal piano della quotidianità e della banalità, cioè dell'"esistenza inautentica". Per realizzare un'"esistenza autentica" l'uomo deve progettare la propria vita come un "vivere per la morte".
Nel filosofo tedesco Karl Jaspers (19°-20° secolo) si avverte un influsso diretto del pensiero di Kierkegaard, in quanto egli vede il compito della riflessione filosofica nell'analisi razionale dell'esistenza del singolo individuo. L'io singolo ricerca l'essere, ma l'essere al quale egli si rapporta è solo un oggetto particolare e determinato, e non già l'Essere, che è al di sopra di ogni oggetto, pur abbracciando e contenendo in sé ogni oggetto. Dunque l'Essere è trascendente e non può essere colto dall'esistenza singola. Tale trascendenza si mostra soprattutto in situazioni-limite, che l'uomo non può mutare (per esempio: non poter vivere senza lotta e dolore, essere destinato alla morte). Nel tentativo di superare tali situazioni, l'uomo va fatalmente incontro a uno scacco.
Il tema dello scacco fatale e inevitabile è presente anche nell'opera del filosofo francese Jean-Paul Sartre (20° secolo). L'uomo, egli dice, "è condannato a essere libero", nel senso che egli progetta continuamente la propria vita. Ma ogni progetto dell'uomo muove da un desiderio di essere totale e assoluto: ossia dal desiderio di essere Dio. E poiché è impossibile che l'uomo sia Dio, egli va incontro allo scacco di tutti i propri progetti.