ESTONIA (XIV, p. 414; App. I, p. 564)
Dal 22 luglio 1940 costituisce una delle 16 repubbliche dell'URSS con un'estensione un po' inferiore di quella del 1939, dato che ha dovuto cedere (gennaio 1945) alla repubblica federale russa una parte del distretto di Petseri (1350 kmq. e 50.000 ab.). Ora l'Estonia si estende su 46.200 kmq. ed è quindi, dopo l'Armenia e la Moldavia che sono tuttavia alquanto più abitate, la più piccola per superficie tra le repubbliche sovietiche. Essa conta 968.680 ab. ed è perciò al penultimo posto per ab., seguita dalla Carelia finnica. Capitale è Tallinn (146.000 abitanti nel 1939).
La struttura etnica ha subìto, durante l'ultimo decennio, varie modificazioni perché, subito dopo la delimitazione della sfera di influenza tra Germania e Russia, sono partiti (18 ottobre-5 novembre 1939) circa 13 mila Tedeschi, discendenti di quei colonizzatori venuti nelle province baltiche dopo la fondazione di Riga (1201), dediti alle professioni liberali e agl'impieghi, e quindi in prevalenza aventi dimora nelle città (7000 a Tallinn e 3000 a Tartu), sia perché in cambio sono affluiti molti Russi, mentre 60.000 Estoni sono stati trasferiti negli Urali settentrionali, nell'isola di Sachalin, nelle Curili, nella penisola di Kamčatka.
Con l'annessione alla URSS si è avuta una riforma agraria radicale, che ha portato alla collettivizzazione delle terre, annullando le riforme agrarie borghesi; inoltre si è avuta l'eliminazione dei residui dei vecchi regimi e la nazionalizzazione delle industrie e delle banche.
Per l'Unione Sovietica l'acquisto dell'Estonia ha limitata importanza economica (salvo per i giacimenti di scisti combustibili della parte settentrionale), mentre invece ha notevole valore politico-strategico, in quanto mette a disposizione della flotta sovietica basi ben attrezzate nel Baltico.
Storia. - L'Intesa baltica, stretta nel 1934 tra l'Estonia, la Lettonia e la Lituania e che, in condizioni di normale sviluppo, avrebbe potuto portare i suoi frutti, non ebbe appoggio da parte dell'Estonia che se ne ritirò nel 1935. Sopravvenne nel 1939, come per gli altri due stati baltici, il patto di mutua assistenza (28 settembre 1939) tra URSS ed Estonia, in virtù del quale l'URSS occupò taluni punti strategici del paese: Porto Baltico (Paldiski), Oesel (Saaremaa) e Dagö (Hiiumaa); questa occupazione, il 17 giugno 1940, sotto la direzione di A. Ždanov, si estese a tutto il territorio. Per metter da parte i partiti borghesi fino allora al potere, vennero indette nuove elezioni con liste uniche che portarono alla formazione d'una camera socialcomunista, la quale votò una nuova costituzione di tipo sovietico e chiese che l'Estonia venisse accolta nell'Unione Sovietica come repubblica federativa autonoma. Il nuovo governo deportò in Russia (14 giugno 1941) i membri dell'abbattuta amministrazione, a cominciare dal presidente della repubblica K. Päts.
Allo scoppio del conflitto tedesco-sovietico (22 giugno 1941), l'Estonia, come gli altri paesi baltici, divenne immediatamente campo di operazioni, dove agirono offensivamente gli eserciti del maresciallo von Leebe, ala sinistra dello schieramento della Wehrmacht. Occupate la Lituania e la Lettonia, il 10 luglio 1941 le truppe tedesche varcarono la frontiera dell'Estonia; con rapida avanzata il 17 fu occupata Mustvee sulla sponda occidentale del Peipus; il 28 la capitale Tallinn.
Con le operazioni sulla costa settentrionale tra Tallinn e Narva, conclusesi ai primi di agosto, tutta l'Estonia era in mano tedesca. L'Estonia venne a far parte del commissariato tedesco dell'Ostland, istituito il 17 novembre 1941, che comprendeva, oltre ai Paesi baltici, anche la Russia Bianca ed aveva per capoluogo Riga.
Durante la controffensiva sovietica, i Tedeschi lottarono con grande energia allo scopo di difendere il paese; l'avanzata dei Sovietici fu quindi lenta e a sbalzi successivi. Essi nel febbraio 1944 passarono la frontiera dopo violenta lotta e costrinsero i Tedeschi a sgomberare la riva destra del Peipus. Aspra battaglia i Tedeschi impegnarono più tardi a Narva che resistette a lungo. La lotta subì lunghe soste alternate a riprese violente e, soltanto nell'estate, si riaccese violenta. Il 22 agosto cadde Pskow, il 25 Tartu. I Sovietici, arrestati sul fronte Narva-Riga sino al 15 settembre, ripresero l'offensiva, occupando Tallinn, il 22 Paldiski, il 24 Haapsalu. I Tedeschi costituirono una testa di ponte nell'isola di Oesel (Saaremaa); ma furono costretti a cedere tanto in Estonia occidentale quanto in Estonia orientale, sebbene la loro tenace resistenza costringesse i Sovietici a procedere lentamente. Il 26 settembre 1944, l'Estonia era completamente sgombrata dai Tedeschi.
I Russi ristabilirono immediatamente l'ordinamento sovietico e, come si è accennato, procedettero ad un notevole cambiamento della sua fisionomia etnica.
Bibl.: H. De Chambon, La République d'Estonie, Parigi 1936; A. Pullerits, Estland, 20 Jahre Selbständigkeit, Tallinn 1938; L. Salvini e altri, Estonia, Roma 1943; J. Jackson, Estonia, Londra 1941; E. G. Woods, The Baltic Region: a study in physical and human Geography, Londra 1945.