ESZTERGOM
ESZTERGOM (lat. Strigonium, Strigonia; ted. Gran; slavo Střehom, Ostrogom)
Cittadina dell'Ungheria settentrionale, situata sulla riva destra del Danubio alla confluenza del fiume Garam, sede arcivescovile e metropolitana, residenza nei secc. 11° e 12° dei re della dinastia degli Arpadi, urbs et civitas dal 1172, nonché fortezza del comitato di Esztergom.Per la storia e la topografia della città, antico insediamento romano abbandonato negli anni trenta del sec. 5°, le fonti documentarie rivestono una notevole importanza: l'arcivescovo di E. risulta citato per la prima volta nel documento di fondazione dell'abbazia di Pannonhalma (1002); nel 1156 l'arcivescovo Martirius, che eresse nella cattedrale l'altare dedicato alla Vergine, assegnò ai canonici alcune rendite nella città; nel 1198, oltre ad aumentare le decime della chiesa metropolitana, re Emerico (1196-1204) donò all'arcivescovo una "domum regalem in castro Strigoniensi, que nondum fuit opere consumata"; nel 1217 la chiesa di E. ottenne le cave di marmo di Tardos. Dopo l'estinzione della dinastia degli Arpadi E. passò nel 1301 a Carlo I (Caroberto) re d'Ungheria, della dinastia angioina (1288-1342), quindi a Venceslao III, re di Boemia, Polonia e Ungheria (1289-1306). Durante le lotte per la successione e per il rafforzamento del potere regio la fortezza e la cattedrale furono danneggiate e successivamente restaurate, prima del 1321. Nel 1332 l'arcivescovo Csanád Telegdi (1330-1349) fece restaurare la fortezza e il coro della cattedrale, oggetto della prima canonica visitatio nota, avvenuta nel 1397.La città regia si costituì in quartiere - come insediamento dei componenti della corte che si stabilirono nell'area settentrionale di E., intorno alla parrocchiale di S. Lorenzo localizzata grazie a scavi - comprendendo, dalla metà del sec. 11°, anche la comunità dei Valloni (Latini), la cui strada principale era detta Vicus o Contrata Latinorum. Nel 1156 risulta citata la chiesa di S. Nicola - individuata nell'area della piazza del mercato, grazie al cimitero e a vestigia architettoniche - e nel 1177 è menzionata per la prima volta la casa del comes Scene, utilizzata da re Béla III (1172-1196). Dopo il rovinoso incendio del 1223 vennero fondati il convento domenicano di S. Caterina (citato nel 1231) e quello francescano con la chiesa dedicata alla Vergine (prima del 1233); l'invasione mongola (1241-1242) portò nuove distruzioni e la città venne interamente ricostruita a partire dal 1251.La Víziváros (Nova civitas, Suburbium castri Strigoniensis) venne fondata nel 1239 dall'arcivescovo in seguito all'approvazione di re Béla IV (1235-1270).Tra i sobborghi di E. devono essere menzionati Kovácsi (Villa o Vicus fabrorum, Villa Monetariorum de Strigonio), dove sorgeva la zecca regia e dove dal 1018 (come attesta un denaro di Stefano I con l'iscrizione REGIA CIVITAS) fino al 1255, cioè fino al trasferimento della zecca a Buda, venivano coniate monete in argento; Szentgyörgy (S. Georgius de Strigonio, de Viridi Campo), risalente al tempo dell'arcivescovo Jób (1185-1203); Szentkirály (S. Stephanus rex de Strigonio) venne invece fondato da re Géza II (1141-1162) per gli Ospedalieri di Gerusalemme; Szenttamás (S. Thomas martyr de Promotorio Strigoniensi) venne eretto in onore di s. Tommaso Becket da Béla III e dalla consorte Margherita, della casa capetingia (1186-1196).Le vedute più interessanti di E., che permettono di osservare le vestigia dell'epoca medievale, risalgono alla guerra contro i Turchi e furono eseguite in occasione della riconquista (1595) e della liberazione (1683) della fortezza (Lepold, 1944), in seguito più volte riprodotta dagli ingegneri militari austriaci (Balogh, 1955). Disegni illustrativi sono contenuti anche nei manoscritti di Georgius Széless del 1759 e del 1763.Le più antiche notizie sull'esistenza a E. della fortezza reale sono nella redazione di una cronaca ungherese del sec. 14° che, oltre a fornire numerose informazioni sulla sua storia, ne attesta l'esistenza già nel 997. La fortezza viene inoltre citata nel 1147 nelle cronache relative alle crociate del re di Francia Luigi VII (1137-1180; Odone di Deuil, De profectione Ludovici VII in Orientem) e nel 1189 in quelle che narrano della crociata dell'imperatore Federico I Barbarossa (1152-1190; Arnoldo da Lubecca, Chronica Slavorum; Ansberto, Historia de expeditione Friderici I imperatoris).Le fortificazioni della città, ancora in gran parte conservate, corrispondono sostanzialmente a quelle erette nel corso dei secc. 16° e 17° sulla base del sistema difensivo tardomedievale. La collina sulla quale si ergeva la fortezza era stata racchiusa da una cinta muraria già alla fine del 10° secolo. Recenti scavi hanno portato alla luce tratti di muratura dei secc. 11° e 12° appartenenti alla fortezza riedificata da Béla III nell'ultimo quarto del sec. 12°; la cinta muraria con la quale venne delimitato il complesso edilizio, sostanzialmente conservato, venne fatta restaurare nel secondo quarto del sec. 14° dall'arcivescovo Csanád Telegdi. L'ingresso alla fortezza - difeso dalla c.d. torre di Buda (sec. 14°), barbacane tripartito, rafforzato da porte e da un bastione circolare (1543) - conduceva al palazzo reale e alla cattedrale, situati nella parte alta del complesso; nell'area meridionale si conservano i resti della fortezza reale del tardo 12°, alterata da costruzioni aggiunte nel 14° e nel 15° secolo. Le testimonianze di maggiore interesse della fortezza di E., che richiama analoghi impianti palatini di area tedesca, sono il battifredo, con l'edificio residenziale annesso e con la cappella, un'ulteriore struttura residenziale nell'ala occidentale, ampliata in epoca tardogotica (ante 1472), e l'ala che chiudeva il lato nord, a formare una grande corte trapezoidale. Gli scavi hanno evidenziato come tale impianto fosse sorto sulle rovine di un complesso di edifici composto da una torre, ambienti annessi e una residenza, costruiti in varie fasi tra il 10° e il 12° secolo.A N della fortezza reale venne eretta nel 1002 la cattedrale dedicata a s. Adalberto e alla Vergine, le cui rovine, conservatesi fino alla metà del 18°, vennero demolite agli inizi del 19° secolo. La pianta pubblicata da Máthes (1827) si riferisce alla seconda cattedrale, una basilica a tre navate con torri orientali, atrio occidentale, coro gotico a terminazione poligonale (1332 ca.) ed edifici annessi di epoca posteriore, della cui vicenda costruttiva si conservano soltanto frammenti di scultura.A N della cattedrale sorgeva la chiesa di S. Stefano Protomartire, cappella privata della residenza dei principi nel sec. 10°; fino al sec. 19°, epoca in cui venne demolita, erano ancora visibili le rovine di una cappella gotica a navata unica e coro a terminazione poligonale. A O si trovava il palazzo arcivescovile, del quale nel 1957 poterono ancora essere identificati i resti delle murature.La fortezza reale (divenuta arcivescovile dal 1256), le cui strutture conservate risalgono all'epoca di Béla III, è stata oggetto di scavi e di restauri tra il 1934 e il 1938; le ricerche archeologiche sull'impianto, iniziate nel 1958, sono ancora in corso. Il nucleo centrale era costituito dalla torre Bianca sulla sommità meridionale dello sperone roccioso - con pianta poligonale irregolare e alzato a più piani -, della quale è conservato il piano terreno, originariamente coperto da volte a crociera separate da archi trasversali. Alla torre fu aggiunto a S-O un edificio a due livelli, che al piano inferiore presentava quattro campate con volte a crociera lisce poggianti su un sostegno centrale e al superiore una volta a crociera costolonata. Nella parete dell'ambiente superiore si apre, verso il piano terra della torre, un portale strombato doppio. La tecnica costruttiva, ovvero l'adozione di archi trasversali, e la plastica architettonica classicheggiante di questa parte dell'edificio indicano la continuità della tradizione delle maestranze attive alla cattedrale e mostrano legami con modelli dell'Alto e Medio Reno (Spira, cattedrale; Worms, cattedrale).Nella cappella palatina, addossata a N alla torre, operarono anche maestri della regione parigina - come mostra il confronto con il coro della chiesa del priorato di Saint-Eugène a Deuil (dip. Val-d'Oise) -, che introdussero la volta a crociera costolonata e i capitelli a crochets propri del primo Gotico, stile attestato prima del 1196 nel portale occidentale della cattedrale. La cappella poteva quindi far parte di quell'area del complesso che nel 1198 risultava in costruzione. Della decorazione pittorica originaria si sono conservate soltanto tracce: un frammento di pittura murale dello zoccolo sul lato nord del coro testimonia la ripresa, per la decorazione dipinta, di un tessuto con un motivo a leoni all'interno di medaglioni e sulla muratura in pietra da taglio intonacata si conservano resti frammentari di pittura del sec. 14°, probabilmente dell'epoca di Csanád Telegdi, parte di una decorazione con apostoli e profeti a mezza figura e scene cristologiche. È stata messa in dubbio l'attribuzione al pittore fiorentino Niccolò di Tommaso (Gerevich, 1938) evidenziando, piuttosto che contatti con la pittura senese (Prokopp, 1983), caratteri giotteschi forse mediati dall'ambiente napoletano, probabilmente da Maso di Banco.La ricostruzione della storia architettonica della cattedrale di E. può essere basata soltanto sulla scultura architettonica conservata. Contrariamente a quanto si riteneva in precedenza (Gerevich, 1938; Dercsényi, 1943), tali frammenti vengono ascritti prevalentemente alla seconda cattedrale e assegnati quindi al 12° secolo. I pezzi più antichi, con capitelli di tipo corinzio e scultura figurativa dal carattere fortemente plastico, costituiscono una testimonianza dei legami di questa produzione con la c.d. corrente comasca, per influenza di Spira e di Magonza, e possono essere posti in relazione con la data di consacrazione, l'unica tramandata, dell'altare della Vergine, di fronte al chorus minor nella navata, avvenuta nel 1156; è quindi possibile che la costruzione avesse avuto inizio intorno al 1130. Un più tardo gruppo di capitelli si riallaccia invece alla plastica architettonica della fortezza reale ed è assegnabile perciò all'ultimo terzo del sec. 12°, mentre il portale occidentale, detto Porta Speciosa, può essere datato con una certa precisione ante 1196 grazie alla presenza delle figure dei donatori, l'arcivescovo Jób e il re Béla III. I leoni del portale, che rimandano alla produzione plastica dell'Emilia (Carpi, pieve di S. Maria in Castello; Castell'Arquato, collegiata; sculture di Benedetto Antelami: Parma, cattedrale, pontile; Parma, battistero, fonte battesimale), dovevano fare parte di un primo progetto di portale con protiro, modificato in seguito con l'aggiunta di incrostazioni marmoree, come testimoniano da un lato le descrizioni di Georgius Széless del 1759 e del 1763 e un dipinto a olio del sec. 18° (Keresztény Múz.), dall'altro i frammenti conservati: si trattava della rappresentazione della Vergine tra s. Adalberto e il re s. Stefano che, come rappresentanti del Sacerdotium e del Regnum, accolgono il suo giudizio. Per ciò che riguarda lo stile, sono evidenti i contatti con l'arte di corte della rinascita del sec. 12° ed è possibile operare confronti con gli smalti di Nicola di Verdun e con i manoscritti e le decorazioni a incrostazione dall'abbazia di Saint-Bertin a Saint-Omer (dip. Pas-de-Calais). La stessa bottega realizzò a E. un timpano con la rappresentazione della Déesis, un seggio episcopale in marmo rosso e il pavimento della cattedrale, oltre alle parti protogotiche del palazzo reale.Del tesoro originario della cattedrale si sono conservate (Bazilika Kincstára) alcune opere di epoca medievale, tra le quali va ricordata una croce-reliquiario, utilizzata per i giuramenti, con decorazione in filigrana della metà del sec. 13°, appartenente al gruppo di opere di oreficeria della prima epoca gotica prodotte alla corte ungherese (Magyarország muemlékei, 1948). Il Keresztény Múz. conserva una raccolta di tavole di artisti italiani, tra gli altri Duccio di Buoninsegna e Giovanni di Paolo, e oggetti della Bassa Renania, già nello Schnütgen-Mus. di Colonia (Magyarország muemlékei, 1948; Boskovits, Mojzer, Mucsi,1964). Dalla biblioteca capitolare proviene il codice delle Expositiones in Cantica Canticorum (Foszékesegyházi Könyvtár, II.3), donato alla cattedrale da un Bernardo, forse da Perugia, intorno al 1200 (Magyarország muemlékei, 1948). Il Vármúz. raccoglie in particolare i frammenti medievali provenienti dalla fortezza e dalla cattedrale; il Balassa Bálint Múz., infine, è il museo storico e archeologico della città e del comitato.
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