ET
– Sigla di Emissions trading, mercato dei titoli di emissione di gas in atmosfera, utilizzato come strumento di politiche ambientali. Nell’ambito del Protocollo di Kyoto, quale misura di contrasto agli effetti dei , l’ET costituisce una delle tre misure di flessibilità economica (v. CDM; JI) per favorirne l’attuazione degli obblighi e, nel contempo, stimolare la cooperazione internazionale volta alla promozione dello sviluppo sostenibile in un’economia di mercato transnazionale. L’ET consiste in un sistema di trasferimento o di acquisto di specifici permessi di emissione di gas a effetto serra (AAUs, Assigned amount units, singolarmente pari a 1 tCO2eq), ammesso per i paesi vincolati a una riduzione delle emissioni (elencati in una lista del Protocollo di Kyoto detta Annex I): se un Paese ha conseguito una riduzione delle emissioni maggiore della propria quota, può vendere l’eccedenza, o unità di tale quantità, a un altro Paese che ne reputi conveniente l’acquisto per il rispetto dei propri obblighi. Avendo introdotto in questo modo una nuova commodity, e conseguentemente il cosiddetto mercato del carbonio, l’ET si è esteso a schemi di scala territoriale inferiore (regionale e nazionale), per trasferire a livello delle sorgenti primarie d’inquinamento (industrie varie) il medesimo sistema per il conseguimento della limitazione delle emissioni. Appartiene a tale categoria, essendone il maggior rappresentante mondiale in termini di permessi scambiabili, il sistema comunitario EU-ETS (Emissions trading system).
EU-ETS. – Istituito con direttiva 2003/87/CE dalla UE per favorire la riduzione delle emissioni dell’8% nei propri confini e nel periodo 2008-2012, come prevede il Protocollo di Kyoto, questo sistema costituisce un mercato comune di scambio di quote di emissione di CO2 (EU allowances) su cui si forma un prezzo di equilibrio. La successiva direttiva 2004/101/CE ha aumentato la flessibilità di uso delle quote e ridotto i connessi costi di adattamento, autorizzando schemi che permettessero l’utilizzo di crediti di emissione derivanti dai progetti di riduzione dei carichi inquinanti, CDM e JI. Nel 2007 il Consiglio europeo ha previsto impegni ancora più ambiziosi, annunciando una riduzione delle emissioni del 30% al 2020 rispetto al 1990, se sarà rinnovato l’accordo internazionale sui cambiamenti climatici. Dal 2005 le autorizzazioni per gli impianti operanti nei settori soggetti all’ETS (centrali termoelettriche, raffinerie di petrolio, cokerie, produzione e trasformazione dei metalli ferrosi, cemento, calce, vetro, ceramiche e cartiere) sono subordinate all’impiego di specifiche tecnologie, a misure di controllo e mitigazione, alla restituzione annuale di quote, il cui ammontare, annualmente assegnato su base gratuita (grandfathering), dovrà ridursi dal 2013. Gli stati membri mettono all’asta le quote non distribuite, destinando almeno la metà del ricavato a progetti di mitigazione, di cattura e stoccaggio geologico di CO2, di sviluppo di energie rinnovabili e di tecnologie a basse emissioni di carbonio, di contrasto alla deforestazione, di riconversione modale ed efficienza energetica. I registri nazionali delle emissioni in atmosfera, istituiti nel 2004 e standardizzati con regolamento UE n. 920/2010, ossia banche dati su rilascio, detenzione, trasferimento e cancellazione delle quote, rappresentano un’infrastruttura necessaria al funzionamento del sistema. Dal 2005 i registri nazionali sono coordinati a livello europeo dal Community independent transaction log (CITL), che contiene informazioni sui flussi e sulle emissioni verificati per gli impianti autorizzati in Europa. Il registro italiano è gestito dall’ISPRA, attraverso un software che registra le quote assegnate in base al piano di allocazione nazionale (PAN), nonché le successive operazioni di trasferimento, certificazione e restituzione.