ETERE
Col nome di etère (ἑταῖραι "compagne"), chiamavano i Greci le cortigiane. Nel mondo greco, essendo il matrimonio sentito piuttosto come un dovere, l'uomo non prendeva moglie se non dopo aver saggiato, un po' più un po' meno, la vita libertina. I rapporti che i giovanotti avevano, anche pubblicamente, con le donne di facili costumi non sembravano scandalosi. Di solito l'etera ha un'educazione superiore a quella delle ragazze di buona famiglia, ed ha, oltre all'eleganza del vestire e dell'ornarsi, negata alle madri di famiglia, oltre alla libertà di uscire in pubblico e frequentare con disinvoltura il mondo maschile, anche un garbo di modi che può accompagnarsi a finezze di sentimento. Per i Greci, infatti, l'etera è di regola la donna destinata sin dall'infanzia a essere strumento di piacere. A ciò contribuiva il fatto che le femmine esposte dai genitori venivano di solito raccolte da speculatori che le allevavano per farne delle cortigiane. Anche l'etera risponde a una necessità sociale, in quanto la vita in pubblico dei Greci è senza donne: a un banchetto di uomini una donna seria si sarebbe ben guardata dal fare anche un'apparizione fugace; perciò quando gli uomini banchettavano, facevano intervenire le etere.
Ma accanto alle relazioni fugaci, vi erano anche fra i giovanotti e le etere consuetudini di amore che duravano a lungo. Siccome il mondo delle etere è la sola zona di mondo femminile accessibile ai giovanotti, nei rapporti con queste donne si nota di frequente anche un carattere di sincera passione. All'etera, che era stata amica per un po' di tempo, si donavano vesti e gioielli; si cercava anche di procurarle l'agiatezza e, se era schiava, di darle i mezzi per riscattarsi. Col matrimonio nella vita dell'uomo greco comincia un nuovo periodo. Non sembra che di rapporti occasionali fuori di casa si facesse gran caso, mentre è certo che rapporti abituali, o la profanazione della casa familiare da parte del marito che vi conducesse delle etere, era per la moglie legittimo motivo di scioglimento del matrimonio.
È raro che l'etera sia cittadina; di solito esse sono o forestiere o libertine ovvero, nella classe più infima, schiave in proprietà del mezzano che le sfrutta, o dello stesso amante. Come le meretrici romane vestivano obbligatoriamente la toga, le etere in Grecia dovevano portare abiti sgargianti (ἄνϑιξα). L'etera suona il flauto, danza, eseguisce quadri plastici, giuochi di equilibrio e di prestigio: l'esercizio della prostituzione è sottinteso in esibizioni che di per sé sono innocenti. Vi erano varie classi di prostitute; dall'etera (ἑταίρα) di alto bordo, come Frine, va distinta l'etera comune, che alterna amori fugaci con periodi di più o meno lunga convivenza con l'uomo che se n'è invaghito; e da questa la volgare meretrice (propriamente πόρον). Solo le città maggiori, in specie le portuali, accoglievano etere d'ogni specie. Come per altre raffinatezze del vivere, Corinto era celebre per le sue etere, che diffondevano nei demi-monde greco l'eleganza del vestire, degli ornamenti, dei modi.
Bibl.: W. A. Becker e H. Göll, Charikles, II, Berlino 1877, p. 85 segg.