FERRARI, Ettore
Scultore e pittore, nato il 25 marzo 1845, in Roma, dove morì il 19 agosto 1929. Indirizzato all'arte dal padre, vi si dedicò soltanto dopo compiuti gli studî nell'università romana. Premiato e biasimato a un tempo per un primo saggio d'ispirazione berniniana, presentato all'Accademia di S. Luca, esordì pubblicamente con Martiri, bassorilievo ispirato dallo Chateaubriand. Seguì nel 1871 lo Stefano Porcari rifiutato dall'Accademia, perché animato di spirito ribelle. Tre anni di raccoglimento, impiegati nello studio degli antichi e nell'esercizio della pittura di paesaggio, maturarono le tendenze del giovane scultore, che con l'Ermengarda (1874) iniziava il periodo d'ispirazione romantica, culminato nel 1877 con lo Iacopo Ortis premiato a Napoli. Tornato ai soggetti romani, eseguì nel 1879 il monumento a Ovidio per la città di Costanza in Romania, e un anno dopo il tragico gruppo Cum Spartaco pugnavi. Sono del F., fra altri, anche i monumenti a Heliade Rădulescu in Bucarest (1876), a Vittorio Emanuele in Venezia (1887), a Giordano Bruno e a Quintino Sella in Roma, a Mazzini (non ancora montato) per Roma, a Garibaldi in Vicenza, Pisa, Macerata, Rovigo e Catania, a T. Mamiani in Pesaro, a C. Cattaneo in Milano, a D. G. Rossetti in Iseo (1914), a G. Bovio in Trani (1915), a G. Verdi in Filadelfia, ad A. Meucci a Staten Island (New York, 1923), a Traiano e Decebalo in Cluj (1927), ai caduti nella guerra mondiale in Alessandria d'Egitto (1924) e in Marino (1927). Fra le tombe meritano ricordo quelle di Pacheco in Buenos Aires, Dolci e Lugo in Verona; fra i numerosissimi busti quelli a Francesco Carrara (Camposanto di Pisa), Jacopo Moleschott (Università di Roma), Pietro Cossa, di Sante a Pola, del generale Avezzana, di Mazzini e di Michelangelo Caetani in Campidoglio. Il F. fece parte della Giunta superiore e del Consiglio superiore delle belle arti, fu professore di scultura e presidente dell'Accademia di belle arti di Roma.
Fu deputato per le legislature XV, XVI e XVII dal 1882 al 1892, consigliere e assessore al comune di Roma e, dal 1904 al 1918, gran maestro della massoneria italiana. Questa sua attività politica espose l'opera sua di scultore a esaltazioni esagerate, come quella di Paolo Orano (v. Bibl.), o a giudizî troppo severi.
Bibl.: P. Orano, Artisti contemporanei: E. F., in Emporium, IX (1900), pp. 407-26; M. De Benedetti, E. F. e il monumento a Mazzini, in Nuova Antologia, luglio 1905.