Delacroix, Eugène
Pittore e incisore francese (Charenton-Saint-Maurice 1798 - Parigi 1863). Gli episodi dell'opera grafica e pittorica di Delacroix ispirati a D. non sono moltissimi, ma il ritorno costante di certi temi o le variazioni su di essi valgono a chiarire il particolare significato e la posizione che D. rivestiva per il pittore francese. Il primo di tali episodi, la Barca di D. (1822, Louvre), rappresenta D. e Virgilio trasportati da Flegiàs verso la città di Dite (If VIII 22 ss.).
I molti disegni preparatori sono indice del suo particolare impegno; i pentimenti e le contraddizioni tra un disegno e l'altro mostrano una gestazione laboriosa. Inizialmente Delacroix si era orientato per l'illustrazione di un altro episodio della Commedia, quello in cui D. incontra la lupa che di tutte brame / sembiava carca ne la sua magrezza (If I 49-50). A documentare tale momento rimangono alcuni schizzi pubblicati dal Serullaz. La seconda e definitiva scelta non contraddice la prima: entrambi gli episodi rappresentando - e il secondo assai di più - momenti particolarmente drammatici del viaggio di Dante.
La rappresentazione, consapevolmente soggettiva, non illustra, come i maestri del Cinquecento, una condizione umana determinata da leggi universali, divine, non modificabili dalle capacità creatrici dell'uomo; ne illustra invece una di tipo psicologico, modificabile solo dall'interno. Delacroix s'identifica con D. che solo con l'aiuto di Virgilio, simbolo della ragione e del dominio delle forze sotterranee, può superare le difficoltà del momento. Il suo è un viaggio nel regno inesplorato dell'anima con le sue dannazioni e le sue promesse. La consapevolezza che egli aveva della potenza delle passioni e della sua fragilità fanno sì che il tema della barca in preda alla furia del mare ritorni di frequente nella sua produzione.
Altri episodi danteschi di Delacroix: un acquerello rappresentante Paolo e Francesca (ca. 1826, coll. Peter Natham, Zurigo) di scarso interesse anche formalmente; un inchiostro di china sui versi di Pd XXXIII 142-145 risalente al 1844 (coll. Giovanni Lebel, Parigi) e un olio, Ugolino e i suoi figli nella torre, tema assai popolare tra gli artisti dell'Ottocento, firmato e datato 1860 (coll. Ordrupgaard, Copenhagen).
Tra il 1840 e il 1846 Delacroix lavora all'affresco per il soffitto del senato di Parigi (oggi Biblioteca del Lussemburgo) ove figurano quattro gruppi: Orfeo, Greci e Romani illustri ai due lati, e infine - di fronte a Orfeo - il gruppo più importante con Omero, accompagnato da Orazio, Stazio e Ovidio, al cospetto dei quali Virgilio conduce Dante. Su cartigli, i versi di If IV 76-78, 94-96. L'affresco, nonostante i plausi dei contemporanei, cadde nell'oblio fino al 1936, quando un restauro ne mise in luce le alte qualità formali. Solo dopo si notò che nell'accoppiamento dell'episodio di If IV con quello di Orfeo, Delacroix aveva espresso la sua concezione della poesia, ove l'orfismo, come rilevò lo Starzynski, aveva gran parte. La lettura dell'affresco risultò arricchita e stimolante anche grazie all'identificazione di Delacroix nella figura di Virgilio e dell'amico Chopin in quella di D., ciò documentato da un disegno posteriore (1849) conservato al Louvre, ove Chopin era raffigurato nelle vesti del poeta. Negli ambienti romantici francesi orfismo e interesse per D. erano strettamente connessi. Orfeo è il primo poeta-sacerdote, Omero il tramite tra lui e gli altri uomini ‛ ispirati ', D.-Chopin, il moderno poeta-musicista per il quale Virgilio-Delacroix si elegge guida. Né è casuale la particolare disposizione dei gruppi in relazione alla luce della finestra (il gruppo di Omero in piena luce, quello di Orfeo quasi in ombra): la poesia nella sua più vasta accezione sta per uscire dal buio per risplendere e illuminare. Così, dopo il D. michelangiolescamente ‛ eroico ', Delacroix ne raffigura un altro, membro della compagnia degli uomini ‛ ispirati ', dei poeti-sacerdoti, messaggeri di verità più profonde delle passioni, simboli di un superamento dei conflitti, non molto dissimile da quello rappresentato dai sette quadri raffiguranti Cristo sul lago di Genesaret, nei quali Delacroix risolveva nella fede le lotte tra ragione e passioni in un acquetamento simboleggiato dal tranquillo sonno di Gesù nel mezzo della tempesta. Qui Delacroix rappresenta un D. che egli accompagna al cospetto della poesia e che a questa inizia.
Bibl. - A. Thiers, Salon de 1822 ou Collection des articles insérés au Constitutionnel sur l'exposition de cette année..., Parigi 1822, 44; A. Bruyas, La galerie Bruyas, Parigi 1876, 362-363; A. Robaut, L'auvre compiet d'E. Delacroix, ibid. 1885, 18 n. 50, 216 n. 828; L. Volkmann, Iconografia dantesca, città di Castello 1898, 134-135; M. Serullaz, Dessins inédits d'E. Delacroix, in " La Revue des Arts " II (1952) 47-51; Ch. Baudelaire, 0euvres, a c. di Y.G. Le Dantec, Bruges 1954, 563, 617-618, 622, 626, 704, 784-785; E. Delacroix, Diario, a c. di L. Vitali, Torino 1954, 192; II 105; L. Johnson, The formal sources of Delacroix's " Barque de D. ", in " The Burlington Magazine " C (1958) 228-232; R. Huyghe, Delacroix et le thème de la barque, in " La Revue du Louvre " XIII (1963) 65-72; J. Starzynski, La pensée orphique du plafond d'Homère de Delacroix, ibid. 73-82; Mostra di Delacroix, Bordeaux 1963, 50; Delacroix, an exhibition of paintings drawings and lithographs arranged by the Arts Council of Great Britain in association with the Edinburgh Festival Society, Londra 1964, 41 n. 72, 49 n. 105.