BARBETTI, Eusebio
Nacque a Russi (Ravenna) il 14 luglio 1816 da Stefano, notaio archivista, e da Francesca Fabri. Studente di matematica presso l'università di Bologna, si affiliò alla massoneria e alla carboneria. In seguito si iscrisse alla Giovine Italia, e, trasferitosi definitivamente a Bologna nel 1841, fu animatore e capo del nucleo bolognese della società mazziniana. Oggetto di invidie e calunnie, ad opera specialmente di A. Carpi e O. Biancoli, fu accusato di essere una spia austriaca; il sospetto trovò credito nell'ambiente liberale e si tentò perfino di assassinarlo. Gli avvenimenti successivi, il suo arresto e l'atteggiamento tenuto durante il processo, l'appassionata difesa che ne fece nelle Memorie F. Orsini, che gli dedicò anche l'opuscolo Alla Gioventù Italiana (Livorno 1847), smentirono pienamente ogni accusa.
Dopo il fallimento del moto romagnolo dell'estate 1843, venuta meno la fiducia nel capi più noti e avvertiti i dissensi tra i gruppi liberali di Bologna e Ravenna, dove il B. si era precedentemente recato con A. Resi per prendere accordi, egli progettò con F. Orsini, nell'agosto-settembre 1843, un'organizzazione che operasse in modo più energico, la "Congiura italiana dei figli della morte". Scopo della nuova società era tentare la liberazione dell'Italia "entro il 1844 con un movimento improvviso e terribile". Copia del piano insurrezionale, materialmente scritto dall'Orsini, che avrebbe dovuto esserne il capo rnilitare, pervenne alla polizia pontificia, e il 27 ott. 1843 il B. fu arrestato. Armi, scritti rivoluzionari e il regolamento della congiura, rinvenuti nella perquisizione domiciliare, confermarono la sua colpevolezza. Rinchiuso nelle carceri di Bologna, nel luglio 1844 fu trasferito in quelle di Pesaro, indi nel forte di S. Leo e infine, nella primavera del 1845, nelle Carceri nuove a Roma. Processato dal tribunale della Sacra Consulta, con sentenza del 30 maggio 1845 fu condannato alla galera a vita e inviato, con l'Orsini e altri, nel forte di Civita Castellana.
Liberato, in seguito all'amnistia del 16 luglio 1846, rientrò in patria in pessime condizioni di salute; nel novembre si recò presso il fratello Rubicondo in Francia, dove morì a Cettc, Il 14 ag. 1848.
RUBICONDO, nato a Forlì nel i 809, studente in medicina a Bologna, partecipò ai moti dei 1831, combattendo contro gli Austriaci nella Legione Pallade. Costretto all'esilio, si stabilì in Francia, dove sposò Pedra Olivier, che condivideva le sue idee liberali e che lo seguì nel 1837 in Spagna, dove entrambi, arruolati nella Legione straniera, parteciparono alla guerra civile. Per gli atti di valore compiuti nella guerra spagnola, Rubicondo fu più volte decorato e ottenne il grado di ufficiale. Rientrato in Francia, dopo lo scioglimento della Legione, lavorò per l'amministrazione governativa dei Ponti e Strade, nel dipartimento dell'Hérault, e, successivamente, in una fabbrica di prodotti chimici a Villeroy.
Nel 1848 tornò in Italia, per partecipare alla guerra d'indipendenza. Col grado di capitano, nella Ia compagnia di studenti della Legione romana, combatté nella campagna veneta e per la difesa di Roma. Caduta la Repubblica r'omana, rientrò a Villeroy e riprese il suo lavoro. Nel 1852 fu mandato in Sardegna, come agente capo ufficio nelle Saline, che la Società presso cui lavorava aveva preso in affitto dal governo piemontese.
Morì a Cagliari il 28 ott. 1872.
Fonti e Bibl.: Memorie Politiche di F. Orsini, a cura di A. M.Ghisalberti, Roma 1946, pp. 63, 67 s., 83-86; P. Farini, Un amico di F. Orsini, E. B.,Bologna 1900; A. Mambelli, I forlivesi nel Risorgimento nazionale,Forli 1936, pp. 23 s., 407, 434; G. Maioli, I cospiratori romagnoli E. e R. B.in Rass. stor. del Risorgimento, XXVII (1940): pp. 914-924; A. M. Ghisalberti, Orsini minore, Roma 1955, pp. 6 s., 10-13, 185., 23-26, 34 s, 38-40, 46, 57, 107.