Scrittore cristiano antico (n. 265 circa - m. Cesarea di Palestina 339 o 340), detto il "padre della storia ecclesiastica". Studiò e lavorò nella biblioteca di Cesarea. Vescovo di Cesarea (313 ca.) è noto per il suo pensiero teologico e per le opere erudite e storiche. Tra le prime si ricorda Preparazione evangelica, mentre l'opera storica fondamentale è la Storia ecclesiastica (10 libri nella redazione definitiva), che narra gli eventi intercorsi dall'inizio della Chiesa fino al 324.
Amico e discepolo di Panfilo a Cesarea (sede della grande biblioteca fondata da Origene e riordinata appunto da Panfilo e da E.), da lui prese il nome (Εὐσέβιος τοῦ Παμϕίλου); incarcerato durante la persecuzione del 303-311, nella quale morì Panfilo con cui E. aveva cominciato a scrivere un'Apologia per Origene (perduta), divenne nel 313 circa vescovo di Cesarea. L'ammirazione per Origene caratterizza la posizione teologica di E., il cui subordinazionismo, nel problema trinitario, lo portò a simpatizzare tanto con Ario da accoglierlo presso di sé, e da essere scomunicato nel Concilio di Antiochia (325). Ma poco dopo, a Nicea, dopo aver proposto come simbolo della fede il credo battesimale della sua chiesa, accettò, riferendolo al Verbo, il termine "consustanziale" (ὁμοούσιος) perché gradito all'imperatore. Presso Costantino E., con l'omonimo vescovo di Nicomedia, continuò a patrocinare Ario e ad accusare s. Atanasio, di cui ottenne la condanna a Tiro (335), e Marcello d'Ancira con cui polemizzò (Contro Marcello e la Teologia ecclesiastica). Poco dopo, a Costantinopoli, tenne il panegirico in occasione del trentennale di Costantino che lo onorava, ricambiato da lui con grande devozione: considerato poi sempre come vescovo cortigiano, ammirato per l'erudizione, discusso quanto al carattere, sospetto quanto all'ortodossia.