EUTROPIO (Eutropius)
Magister memoriae (epistolografo) sotto l'imperatore Valente, il quale volle da lui una specie di compendio della storia romana diviso in ordine cronologico e contenente notizia dei principali fatti d'arme e delle principali istituzioni civili e politiche, non escluso un breve accenno agli avvenimenti più importanti, relativi agl'imperatori. Fu nipote e scolaro del retore Acacio di Cesarea. Lo troviamo in Antiochia dal 355 al 362 d. C. Secondo Suida egli avrebbe scritto parecchio, ma ci rimane solo un Breviarium ab urbe condita dedicato a Valente.
L'opera consta di 10 libri e va da Romolo fino all'imperatore Gioviano. La narrazione eutropiana procede agile e svelta, a piccoli ma incisivi periodi, e il racconto è limitato alla parte puramente indispensabile.
Doti del Breviarium sono la chiarezza e la facilità. E. ebbe a sua disposizione un materiale piuttosto vario, secondo le differenti età di cui doveva occuparsi; e nell'uso delle fonti mostra in generale buon discernimento. Per l'età repubblicana attinge naturalmente a Livio, per l'età di Cesare e di Augusto fonte innegabile è Svetonio; da Augusto a Domiziano avrebbe avuto presente anche lo stesso Svetonio, ma un po' ampliato (S. auctus), mentre da Domiziano a Diocleziano avrebbe attinto a una cronaca purtroppo perduta degli imperatori romani; da Diocleziano al 357 gli avrebbe fornito materiale una continuazione della storia perduta degl'imperatori (una storia della famiglia di Costantino?). Aggiunta personale di E. sarebbero i capitoli XV-XVII del libro X. Accanto a queste fonti principali non dovettero mancare altre secondarie, quali un catalogo della morte dei re di Roma, un Itinerarium, una cronaca della città, la narrazione di Mario Massimo per VII 15, 28, Erodiano, e un'epitome dello stesso Massimo per VIII, I, 22. Degli avvenimenti che vanno dal 364 al 375 (imperi di Valente e Valentiniano), E. tralascia di parlare, perché ritiene che a voler parlare degnamente di questi ultimi siano indispensabili uno stile più elevato e una maggiore cura nell'espressione. Nell'uso delle fonti E. si riserba una certa libertà di scelta e di giudizio. Non è raro il caso di sorprenderlo in qualche errore cronologico. La prosa di E., pur nella sua studiata brevità che le conferisce un'andatura quasi epigrafica, conosce tutte le cadenze del numerus. Il Breviarium fu tradotto in greco da Peanio e da Capitone; Paolo Diacono lo rimaneggiò ed accrebbe, portando il racconto fino ai tempi di Giustiniano. L'opera così accresciuta e divisa in 16 libri col titolo di Historia Romana, fu ancora rimaneggiata da Landolfo Sagace (sec. XI) e arricchita di altri 9 libri, arrivando così fino al tempo di Leone Armeno (812-820); e però il Breviarium divenne nel Medioevo, per i rimaneggiamenti e gli ampliamenti introdotti, l'Historia miscella. Lo scritto di E. godette grande favore nel Medioevo, e di ciò fanno fede i moltissimi codici che ce lo conservano.
Ediz.: La più antica edizione di E. è quella di Roma (1471). Da ricordare l'edizione curata dal Hartel (1872), quella, migliore, curata da H. Droysen (ed. minor, Berlino 1878; maior, Berlino 1879), che contiene la versione greca e l'aggiunta di P. Diacono e Landolfo Sagace, e le altre a cura di C. Wagner (Praga 1864) e F. Rühl (Lipsia 1887).
Bibl.: U. Röhler, Qua ratione T. Livii annalibus usi sint historici Latini atque Graeci, Gottinga 1860; Pirogoff, De Eutropii breviarii ab u. c. indole ac fontibus, Berlino 1873; R. Duncker, De Paeanio Eutropii interprete, Greiffenberg 1880; Ebeling, Quaestiones Eutropianae, Halle 1881; Sorn, Der Infinitiv bei Sallust, Florus, Eutropius u. Persius, Halle 1888; id., Der Sprachgebrauch des E., I, Halle 1888; id., Der Sprachgebrauch des Historikers E., Laibach 1892; F. Di Capua, Il numerus nel brev. ab u. c. di Eutropio, in Boll. filol. class., XXIII (1916); M. Galdi, L'epitome nella lett. latina, Napoli 1922; R. Helm, Hieronymus u. Eutropius, in Rheinisches Museum, LXXVI (1927).