FAMAGOSTA
(gr. ᾽ΑμμόχωστοϚ; turco Mağusa; Famagusta nei docc. medievali )
Città sulla costa orientale di Cipro, il cui porto, naturalmente ben difeso, si trovava in posizione strategica lungo le rotte del Mediterraneo orientale.Fondata nel sec. 3° a.C. da Tolomeo II Filadelfo con il nome di ᾽Αϱσινόη e presto decaduta, F. fu ripopolata in due riprese da Greci profughi dalla vicina Salamina, occupata nel sec. 7° dagli Omayyadi di Mu'āwiya e, all'inizio del 9°, dagli Abbasidi di Hārūn al-Rashīd. Con la dinastia dei Macedoni (867-1056) e con i Comneni (1057-1185) la città fu in pieno potere bizantino e acquistò importanza con le crociate a partire dalla fine del sec. 11°, soprattutto dopo che, nel corso della terza crociata (1187-1192), fu occupata da Riccardo Cuor di Leone e data in feudo a Guido di Lusignano e ai suoi successori, sotto i quali restò per quasi due secoli. Tra le più antiche testimonianze dirette si ha la breve descrizione del vescovo Wilbrand di Oldenburg, che la visitò durante il pellegrinaggio nel 1211 e la definì città relativamente piccola, con modesta fortificazione.Dopo la caduta di Acri, nel 1291, Enrico II di Lusignano (1285-1324) offrì rifugio ai superstiti dalla Siria e Palestina; F., fortificata, divenne capitale del regno di Cipro e di Gerusalemme, da allora inteso come continuazione politica, civile ed ecclesiastica dell'antico regno di Gerusalemme (Mas Latrie, 1852-1861, II, p. 512).Nonostante la parentesi del 1306-1310, che vide al potere l'usurpatore Amalrico di Tiro, impegnato soprattutto in opere di ingegneria militare, F. conobbe il suo massimo sviluppo nella prima metà del sec. 14°, con apogeo sotto Ugo IV (1324-1358); già nel 1335 venne citata come una delle più ricche città del Levante, grazie all'affluenza di pellegrini e mercanti di diverse comunità cristiane e musulmane, più libere che in Terra Santa di scambiare e depositare le proprie merci: F. era un grande 'emporio d'Oriente' di ca. settantamila abitanti, ove non mancavano eccessi di ostentazione, criticati dai contemporanei Giacomo da Verona e Ludolfo di Suchem.Tale ricchezza attirò tra l'altro i Genovesi che, a seguito di confuse dispute con i Veneziani, la presero, la saccheggiarono nel 1373 e vi restarono sino al 1464, operando soprattutto al consolidamento delle mura; questo fu peraltro un periodo di decadenza e di abbandono per la città, anche perché molti mercanti cristiani preferirono emigrare ad Alessandria e a Damasco, e ben presto il maggior porto di Cipro divennne Larnaca. Nel 1394 il genovese Nicola Martoni riferiva che F. era "grande come Capua, ma per un terzo disabitata", anche se "le mura sono belle, con larghi spazi attorno, e alte torri rotonde". Nel 1481 la città passò ai Veneziani e nel 1571 cadde nelle mani dei Turchi, cominciando a perdere gran parte della sua veste medievale.Città modesta sino all'inizio del sec. 13°, F. fu dotata dai Lusignano di una solida cerchia di mura, aperta solo dalla porta Limassol o porta di Terra, a S-O, e dalla porta di Mare, a E, presso la cittadella e il molo; il porto utilizzava come difesa esterna un anello di scogli affioranti nella rada, collegati da dighe e da catene.Quasi al centro della città, ove convergevano più strade da tutti i punti cardinali, si formò la principale concentrazione di edifici e spazi pubblici, religiosi e civili, che includeva: il palazzo reale (poi sede del governatore e del provveditore veneziano), fiancheggiato da due chiese, S. Francesco, a N, e Ss. Pietro e Paolo, a S (od. moschea di Sinan Paşa); la cattedrale latina di S. Nicola (dal sec. 16° trasformata nella moschea di Lala Mustafa Paşa), con l'adiacente sinodo e il palazzo vescovile; l'ospedale dei Cavalieri; la zona del mercato, comprendente la piazza centrale e strade di botteghe, una delle quali era coperta secondo l'uso orientale; un bazar secondario, detto volta Templi, situato presso la chiesa dei Templari.I documenti genovesi dell'inizio del sec. 14° menzionano, inoltre, la residenza del comandante militare (forse nella cittadella), la casa del Siniscalco, la zecca, la borsa o commercium, con le botteghe dei cambiavalute, e nei suoi pressi la via delle Logge mercantili dei Catalani, dei Siriani, dei Pisani, dei Veneziani, nonché quella dei Genovesi, con annesso fondaco, le cui strutture murarie sono in parte ancora visibili.Attorno a questo nucleo si sviluppavano, abbastanza distinti tra loro, quattro quartieri: a N-E, il quartiere della cittadella, dotato di poche unità abitative e occupato forse in gran parte da magazzini; a S-E, il quartiere dei Greci, di impianto relativamente regolare, che denota la probabile persistenza di un tracciato di origine ellenistica o romana (con arsenale presso il torrione omonimo); a S-O, quello della Zecca, di struttura radiale, con la porta e il bastione di Limassol; a N-O, il quartiere dei Latini (che accoglieva pure una comunità armena e una siriaca), disposto lungo una strada primaria curvilinea convergente alla piazza.La cittadella, di origine altomedievale, era formata da un fortilizio rettangolare a corte, con torri angolari, eretto dai Lusignano all'inizio del sec. 14°, secondo un modello che si ritrova pure sulla costa siropalestinese, per es. a Tortosa, Jabayl e ῾Athlīth (Jeffery, 1918), e completato dai Genovesi; esso fu modificato poi dai Veneziani con l'aggiunta di spessi bastioni e di torri cilindriche. Della cinta del sec. 14° (sostituita anch'essa dalle mura veneziane del sec. 16°) resta, quasi intatta, solo una torre poligonale, inglobata nel tratto nord-est della cinta stessa.Se l'architettura civile e militare di F. medievale non ha trasmesso che monumenti mutili e in stato di rovina, assai meglio rappresentata è l'architettura religiosa, conservatasi in diversi gradi di integrità, e talvolta modificata, ma non radicalmente, per nuove utilizzazioni, e in parte rispettata dai conquistatori ottomani (Enlart, 1899; Cuneo, 1990-1992). A differenza di altri centri latini di Siria e Palestina, ove si manifestò una produzione architettonica coeva e analoga a quella del Romanico europeo, l'isola di Cipro non conserva (se si eccettuano le chiese latine del sec. 12° nel distretto di Karpas) edifici 'romanici'. I suoi centri maggiori contribuirono, invece, alla formazione del c.d. Gotico levantino, che non poté manifestarsi altrove a causa della conquista ayyubide di quasi tutte le regioni continentali alla fine del sec. 12° e della presa di Acri da parte dei Mamelucchi nel 1291.Tra i più antichi monumenti religiosi di F. è S. Giorgio dei Latini, eretta presso il porto alla fine del sec. 13°, con materiali di spoglio di templi classici dalla vicina Salamina e ritenuta più antica della stessa cinta urbana, perché dotata di torri e di un parapetto merlato; formata di una sola navata absidata, suddivisa in campate coperte da crociere, questa chiesa, che servì da modello tipologico per molte altre, è pervenuta assai mutila a causa di eventi bellici, sismi e spoliazioni.La maggior parte delle chiese di F. risale al sec. 14°, a cominciare dalla cattedrale latina di S. Nicola, capolavoro indiscusso, assieme alla coeva cattedrale di Nicosia, dell'architettura dei Lusignano. Iniziata verso il 1300 e costruita tra il 1308 e il 1315, la vasta fabbrica è giunta quasi intatta (seppur reintegrata dai restauri del 1881 e del 1908), con tre ampi e profondi portali e con torri quadrate in facciata fiancheggiate da torrini scalari ottagonali, e le tre absidi affiancate: un dispositivo, quest'ultimo, più frequente nei modelli spagnoli e italiani e diverso dalla terminazione a deambulatorio secondo il modello francese, che si trova invece nella cattedrale di Nicosia. Le tre navate, separate da pilastri cilindrici, sono articolate in sette campate coperte da crociere, con archi rampanti liberi al di sopra delle navatelle. Nella tipologia, come nella decorazione architettonica e negli arredi (pietre tombali, resti di vetrate, affreschi e due candelabri in ferro battuto), la chiesa mostra la convergenza di diversi stili regionali francesi, soprattutto della Champagne, con caratteri compositi in cui sono state pure individuate influenze siciliane e inglesi (Enlart, 1899).Tra le altre chiese gotiche della città, ca. trenta, si segnala quella dei Ss. Pietro e Paolo, costruita sotto Pietro I (1358-1369) dal ricco mercante Simone Nostrano, che adotta una pianta a tre navate absidate, suddivise in cinque campate coperte a crociera, con archi rampanti a sostegno delle volte della navata centrale. La cattedrale di S. Giorgio dei Greci (Haghios Gheorghios), molto simile in pianta, ma con murature d'ambito compatte, senza contrafforti, era coperta di affreschi di scuola italiana in stile giottesco (Enlart, 1899) ed era affiancata da una piccola chiesa doppia bizantina, Ss. Giorgio ed Epifanio, adiacente al muro meridionale. La chiesa nestoriana, eretta verso il 1360 per munificenza dei fratelli Lakhas, armatori e mercanti siriaci, era all'origine una chiesa 'a sala' a tre campate coperte a crociera, con abside sporgente, presto ampliata con l'aggiunta di due corte navate laterali anch'esse absidate, con sobria decorazione architettonica e completamente ricoperte di affreschi, oggi quasi del tutto scomparsi.Le numerose chiese minori, tutte del sec. 14°, adottarono di norma la pianta a navata unica suddivisa in due o tre campate, con contrafforti esterni a sostegno delle crociere e delle volte delle absidi poligonali. Tra queste vi sono la chiesa dei Francescani, con annesso convento, già esistente nel 1300; S. Maria del Carmelo, con due torri poligonali che inquadrano la facciata; S. Anna, a due campate, con resti di affreschi tardomedievali di stile italo-bizantino, con cappella adiacente; le chiese gemelle, separate da un passaggio di tre metri, ritenute l'una dei Templari (S. Antonio), l'altra degli Ospedalieri (S. Francesco). Al tipo 'a sala' absidata appartenevano sei altre chiese di cui si ignora la dedicazione - alcune di volume compatto, altre con contrafforti esterni -, nonché S. Chiara (od. Haghia Photu) con relativo convento, sita nel settore nord-est. Un altro esempio di edificio a navata unica è la chiesa armena di S. Maria, costruita presso il bastione dell'angolo nord-ovest delle mura dalla comunità di rifugiati dalla Cilicia, giunti a Cipro alla fine del sec. 14°, che possedevano in città le chiese di S. Sergio e di S. Barbara. All'edificio, che era in gran parte coperto di affreschi tardomedievali di diversi stili, accompagnati da iscrizioni armene, fu poi aggiunta una cappella laterale di cui restano frammenti dell'abside.Tra gli edifici a pianta centrale era la chiesa di S. Antonio, eretta presso le mura marittime tra il 1360 e il 1450 in stile ibrido franco-bizantino (Enlart, 1899), la cui pianta a croce cupolata non è leggibile perché pervenuta allo stato di rudere, come del resto il vicino ospedale, pure dedicato a s. Antonio, esistente nel 1300; nel quartiere greco appartenevano a tale tipologia anche la chiesa di Haghia Zoni, del sec. 14°, dalla cupola ancora intatta (con resti di pittura all'interno includenti un gigantesco S. Michele), e la chiesa ortodossa della Santa Croce, mentre quella di S. Nicola dei Greci, tipicamente bizantina in pianta e come esecuzione (Jeffery, 1918), aveva due navate affiancate ornate di affreschi.Le collezioni di sculture e oggetti provenienti da chiese e palazzi medievali e da scavi condotti da Enlart (1905) sono raccolte nel Mus. of Medieval Antiquities. Esso accoglie iscrizioni tombali, lastre epigrafiche, stemmi, architravi e altri elementi murari con decorazioni in rilievo, ceramica invetriata e frammenti di arredi.
Bibl.:
Fonti. - Wilbrand di Oldenburg, Relation de pèlerinage, in L. Allacci, Σύμμιϰτα sive Opusculorum Graecorum et Latinorum vetustiorum et recentiorum libri decem, Köln 1653, p. 121; Giacomo da Verona, Liber peregrinationis, in R. Röhricht, Le pèlerinage du moine Augustin Jacques de Vérone (1335), Revue de l'Orient latin 3, 1895, pp. 155-302: 163-302; Ludolfo di Suchem, De itinere Terre Sancte et descriptio Terre Sancte, a cura di G.A. Neumann, Paris 1884; L. Legrand, Relation du pèlerinage à Jérusalem de Nicolas de Martoni notaire italien (1394-1395), Revue de l'Orient latin 3, 1895, pp. 566-669; Emmanuel Piloti, Traité sur le passage en Terre Sainte, 1420, a cura di P.H. Dopp, Louvain 1958.
Letteratura critica. - L. de Mas Latrie, Histoire de l'île de Chypre sous le règne des princes de la maison de Lusignan, 3 voll., Paris 1852-1861; C. Enlart, L'art gothique et la Renaissance en Chypre, a cura di D. Hunt, 2 voll., Paris 1899; id., Fouilles dans les églises de Famagouste de Chypre, AJ 62, 1905, pp. 195-217; G.E. Jeffery, Notes on Cyprus, Cambridge 1905; id., Notes on Famagusta, Journal of the Royal Institute of British Architects, s. III, 15, 1908, pp. 625-648; C. Baedeker, Palestine et Syrie. L'île de Chypre, Leipzig-Paris 1912, pp. 395-397; G.E. Jeffery, A Description of the Historic Monuments of Cyprus, Nicosia 1918 (rist. London 1983); T. Mogabgab, Excavations in Famagusta, 1935, Report of the Department of Antiquities, Cyprus, 1935, pp. 20-22; id., Excavations and Researches in Famagusta 1937-1939, ivi, 1937-1939, pp. 181-190; R.B. Francis, The Medieval Churches of Cyprus, London 1948; A.H.S. Megaw, Archaeology in Cyprus. 1955, Journal of Hellenic Studies 76, 1956, pp. 41-46; W. Müller-Wiener, Castles of the Crusaders, London 1966, pp. 88-91; G. Perbellini, Le fortificazioni di Cipro dal X al XVI secolo, Castellum 17, 1973, pp. 7-58; P. Stringa, Genova e la Liguria nel Mediterraneo. Insediamenti e strutture urbane, Genova 1982, pp. 307-311; M. Balard, Famagouste au début du XIVe siècle, in Fortifications, portes de villes, places publiques, dans le monde méditerranéen, a cura di J. Heers (Cultures et civilisations médiévales, 4), Paris [1985], pp. 279-300; K.K. Keshishian, Famagusta Town and District. Cyprus, Famagosta 1985; P. Cuneo, Chiese latine trasformate in moschee. Il caso di Cipro, in Saggi in onore di Renato Bonelli, Quaderni dell'Istituto di storia dell'architettura, n.s., 15-20, 1990-1992, pp. 285-294.P. Cuneo