FANFULLA (Tito, Bartolo, Bartolomeo, Bartolomeo Giovenale, Giovanni Bartolomeo) da Lodi
Nacque presumibilmente tra il 1470 e il 1480: infatti aveva già raggiunto la notorietà come uomo d'armi nel 1503, al momento della disfida di Barletta.
Tre città rivendicano il merito di avergli dato i natali, Ferrara, Parma e Lodi (per la precisione un piccolo centro a sudest di Lodi, Biasasco), e ciò ha dato origine a discussioni di carattere puramente campanilistico.
Incline al mestiere di soldato, F. ben presto entrò nelle compagnie di ventura. Secondo il Molossi (p. 23), era noto "per essere nelle zuffe le più sanguinose assai animoso e d'ogni pericolo di vita sprezzatore". Secondo il Giovio (p. 94), "chiamato con superbo nome, perché sprezzava ogni pericolo della vita in battaglia, il Fanfulla".
Tranne la partecipazione alla disfida di Barletta, le sue vicende biografiche sono ricostruibili solo con approssimazione, data la discordanza delle fonti. Il primo fatto d'arme al quale pare partecipasse fu nel 1494 la guerra contro Pisa, che, approfittando della discesa di Carlo VIII, si era ribellata a Firenze. Ludovico il Moro inviò in aiuto dei Fiorentini un contingente di truppe al comando di Fracasso Sanseverino; vi militava anche F. che, pare, in questa occasione ebbe a scontrarsi vivacemente con Paolo Vitelli, comandante delle truppe fiorentine, per questioni riguardanti la conduzione delle operazioni.
Passò poi al servizio di Prospero Colonna, comandante delle truppe italiane che combattevano sotto le insegne della Spagna contro la Francia per il possesso del Regno di Napoli. Nel corso della campagna in Puglia contro i Francesi fu tra i tredici campioni italiani che il 13 febbr. 1503, agli ordini di Ettore Fieramosca, affrontarono nella disfida di Barletta altrettanti francesi.
Secondo alcuni storici F. ebbe un ruolo decisivo nello scontro. I francesi cominciarono a vacillare, scriveva il Loffredo (p.29), dinanzi allo "strazio che de' loro cavalli vedean fatto dal Capoccio, dal Bracalone, dal Fanfulla"; e il Giovio (p. 97): "Pareva nondimeno pareggiata la battaglia, ma con animo grande il Bracalone e dopo di lui il Fanfulla, cadendo loro i cavalli, rimasi a piedi, subito dato di mano agli spiedi, e valorosamente forando gli uomini e i cavalli, fecero inclinare la vittoria".
F. continuò a combattere negli anni successivi nella compagnia del duca di Termoli, prendendo parte alle battaglie di Cerignola e di Gaeta. Nel 1518 era a Napoli, dove partecipò a una sfilata di genti d'arme del Regno. Fatto prigioniero a Ravenna, fu poi fino al 1525 nella compagnia del conte di Provenza con la rispettabile paga di 200 scudi all'anno. Varie sono le versioni sulla sua morte. La più improbabile, per motivi di cronologia, lo vuole caduto nella battaglia di Marciano il 2 ag. 1554; un'altra lo dice morto in Lombardia dopo il 1524; secondo la cronaca, perduta, di Fabio Vecchioni, sarebbe scomparso nel 1525 nella pianura di Terracina (Torriani).
La figura di F., più leggendaria che storica, assurta a simbolo del valore nazionale, ha ispirato varie opere d'arte. La più nota è l'Ettore Fieramosca di M. d'Azeglio, che ci presenta un F. secondo solo al Fieramosca per eroismo e coraggio. Un altorilievo di G. Bianchi, Fanfulla che scavalca un francese, è conservato in S. Giovanni alle Vigne a Lodi. Nel 1913 E. Nulli scrisse un Fanfulla da Lodi rappresentato a Bologna da E. Zacconi; A. Colantuoni scrisse un Fanfulla, musicato da A. Parelli e rappresentato nel 1921 a Trieste. Dal gennaio 1846 al luglio 1847 venne pubblicato a Firenze un quotidiano intitolato Il Fanfulla, risorto poi nel 1870, e nel 1879 Il Fanfulla della Domenica, supplemento letterario del primo. Coll'avvento della Sinistra al potere si caratterizzò come giornale di opposizione. Dalla seconda annata, sotto il titolo recava un'incisione, Fanfulla, uno dei tredici di Barletta, disegnata da M. d'Azeglio.
Fonti e Bibl.: Oltre alla vastissima bibliografia sulla disfida di Barletta si veda A. De Ferraris detto il Galateo, Del combattimento de' tredici cavalieri..., a cura di S. Grande, Lecce 1867; F. Guicciardini, La storia d'Italia, a cura di A. Gherardi, II, Firenze 1919, p. 60; P. Giovio, Le vite del gran capitano e del marchese di Pescara, a cura di C. Panigada, Bari 1931, pp. 94-97; Historia del combattimento de' tredici italiani con altrettanti francesi... scritta da autore di veduta, che v'intervenne, Napoli 1844; G. B. Molossi, Mem. d'alcuni uomini illustri della città di Lodi, II, Lodi 1776, pp. 22 ss.; S. Loffredo, Storia della città di Barletta, II, Trani 1893, p. 21; U. Benassi, F. lodigiano o parmigiano?, Parma 1909; T. Torriani, F. nella storia, nella leggenda, nell'arte, Roma 1938; P. Pieri, La guerra franco-spagnola nel Mezzogiorno, in Arch. stor. per le prov. napoletane, n. s., XXXIII (1952), pp. 31 s.