FANTERIA (da fante [v.]; lat. peditatus; fr. infanterie; sp. infantería; ted. Infanterie; ingl. infantry)
È l'insieme delle truppe combattenti a piedi.
Storia. - È indubitato che i primi uomini combattenti fra di loro furono a piedi e che durante l'evo antico la fanteria si mantenne quasi sempre preponderante rispetto alla cavalleria; e se durante il Medioevo la cavalleria ebbe il sopravvento sulla fanteria, con l'invenzione e col diffondersi delle armi da fuoco la fanteria riprese il primo posto.
Le prime fanterie che apparvero in Europa nell'alto Medioevo, quasi a successione dei legionarî, furono le fanterie franche. Sotto i re merovingi, le milizie erano pressoché tutte a piedi; i Franchi dovevano servire tutti di "persona" e ciascuna provincia aveva milizie particolari, comandate da duchi, che le conducevano a servizio del sovrano. Poco appresso rifulsero in Europa per valore e per numero le fanterie italiane, fornite dai comuni della Lega Lombarda e che vinsero Federico I a Legnano; e quelle dei comuni di Firenze, di Bologna, di Verona e dello Stato della Chiesa che si mantennero fiorenti anche per tutto il Trecento. Poi le signorie si imposero e, con le signorie, la cavalleria. Le compagnie di ventura costituirono il nerbo principale degli eserciti nei secoli XIV e XV e furono miste di cavalieri e di fanti; questi ultimi a poco per volta predominarono su quelli, anche nelle truppe assoldate. Un momento storico notevole per la fanteria è dato dalle vittorie che riportarono le truppe svizzere sopra Carlo il Temerario. Poi la fanteria spagnola riportò vittorie brillantissime sotto Carlo V, e Filippo II; la fanteria tedesca ebbe periodi d'importanza nel Cinquecento, e sono note le azioni dei lanzichenecchi (v.).
Come corpo permanente la fanteria francese fu la prima a essere organizzata, e ciò nel 1448 quando Carlo VII istituì i franco-arcieri, che furono soppressi nel 1480 da Luigi XI e sostituiti da fanterie straniere, assoldate, composte specialmente da Tedeschi e da Svizzeri, ma poi Luigi XII cercò di ricostituire una fanteria nazionale (1509), che prese sviluppo sotto Francesco I, l'emulo di Carlo V. I primi reggimenti francesi risalgono al 1558 e furono istituiti da Enrico II dopo la disfatta di S. Quintino.
Al principio del sec. XV le fanterie italiane erano costituite di gruppi poco organici di fanti, male o poco razionalmente armati, comandati da conestabili, condottieri e capitani, e perdettero tanto d'importanza di fronte alle forestiere, da costringere lo stato romano e quasi tutti i governi d'Italia, a formare buona parte dei proprî eserciti di Tedeschi, Svizzeri, Spagnoli, Guasconi. Ma le fanterie italiane non rimasero a lungo in questo stato d'inferiorità; e sotto la direzione di valenti uomini nostri, che coltivavano le discipline militari prendendo a modello gli ordinamenti stranieri, si riorganizzarono rapidamente. E così prima della metà del sec. XVI nulla ebbero da invidiare agli Svizzeri e ai Tedeschi e tornarono ad essere la base e la maggior forza dell'esercito papale.
La compagnia italiana tipica restò costituita di: un capitano comandante con un paggio; un alfiere con un paggio; un sergente; un cancelliere; più caporali e capisquadra; due o più tamburi, e uno o più pifferi. L'organico, dopo diverse oscillazioni, dalla metà del Cinquecento in poi, rimase di 200 uomini. Varie compagnie riunite (da 10 a 15) formarono un terzo o reggimento di fanteria, alle dipendenze d'un mastro di campo. L'armamento del fante era costituito da picca o alabarda o schioppo (sostituito dall'archibugio e dal moschetto); più spada e pugnale; come copricapo il morione o la celata leggiera e indosso un corsaletto.
I moderni eserciti hanno avuto fino a pochi anni or sono due specie di fanterie: quella detta d'ordinanza o regolare, e la leggiera o irregolare. La fanteria d'ordinanza (infanterie de ligne, fanteria di linea) formava le linee dell'ordinanza di battaglia (da cui il nome); e la fanteria leggiera (infanterie légère, cacciatori, bersaglieri) era specialmente destinata per le operazioni della guerra minuta, per le avanguardie, per combattere alla spicciolata. In Austria furono modelli di fanteria leggiera i Croati e i Tirolesi, e di fanteria pesante i granatieri ungheresi. In Piemonte vi furono, specialmente nel Settecento e nella prima metà dell'Ottocento, varie specie di fanterie che avevano nome o secondo l'armamento o secondo il servizio, così: granatieri, cacciatori, fucilieri, fanteria di marina, ecc.
Le divise delle fanterie furono svariatissime a seconda dei tempi e delle nazioni; e in ogni nazione anche a seconda della specialità.
Fanteria di linea dell'esercito italiano. - Proviene dall'antico esercito detto sardo, poi piemontese: se ne traccerà rapidamente la storia dalle origini ad oggi e se ne indicherà quindi l'ordinamento odierno.
Storia. - Nel 1613 il duca Carlo Emanuele I istituì i primi reggimenti di fanteria nazionale d'ordinanza; furono dapprima 3 piemontesi e 2 savoiardi e si dissero reggimenti di Sua Altezza. Ebbero vita intermittente e variarono di numero durante il regno di Vittorio Amedeo I e della duchessa Maria Cristina, finché nel 1664 il duca Carlo Emanuele II diede loro un ordinamento stabile, fissando il numero dei reggimenti a 6, che ebbero i seguenti nomi: Guardie, Savoia, Aosta, Monferrato, Piemonte, Nizza; ai quali vennero poi aggiunti altri reggimenti; cioè: Crocebianca (soppresso nel 1710); Saluzzo, Reggimento della Marina, Chablais (sciolto nel 1704). Il numero delle compagnie variò nei reggimenti da 20 a 25; verso il 1690 si costituirono i battaglioni di 8 a 10 compagnie e la prima compagnia di ogni battaglione fu di granatieri (v.) o di soldati scelti; le altre si dissero di fucilieri, soldati comuni.
Nel 1712 furono fissati per ogni reggimento 2 battaglioni di 8 compagnie ognuno, la prima delle quali ancora di granatieri. Nel 1774 i reggimenti vennero ordinati su 3 battaglioni; nel 1786 ridotti a 2, ognuno di 1 compagnia di granatieri e 4 di fucilieri, e in tempo di guerra veniva costituita per i servizî di esplorazione e di fiancheggiamento 1 compagnia di cacciatori armati, come si diceva allora, alla leggiera. Il 9 dicembre 1798 le truppe vennero sciolte dal giuramento di fedeltà al re di Sardegna.
Intanto è da ricordare che fino dal 1625 era a servizio del duca Carlo Emanuele I un reggimento Fleury di Francesi, il quale nel 1631 divenne reggimento Marolles, poi reggimento di Sua Altezza Reale e nel 1664 reggimento Savoia di Sua Altezza Reale. Da questo corpo, dopo la Restaurazione, ebbe origine la Brigata Re (1° e 2° fanteria). E ancora: nel 1636 si formò un reggimento di Piemontesi detto Catalano Alfieri, che ebbe per qualifica nel 164i quella di reggimento Piemontese di Sua Altezza Reale; incorporò in sé quello della Crocebianca e dopo la Restaurazione originò la Brigata Piemonte (3° e 4° fanteria). Nel 1690 si formò un reggimento fucilieri di Sua Altezza Reale per provvedere alla protezione dell'artiglieria; questo incorporò il reggimento Santa Giulia; nel 1774 prese nome di reggimento Aosta e diede origine alla Brigata omonima (5° e 6° reggimento fanteria). Nel 1701 si formò il reggimento Nizza, il quale poi fu detto della Marina e diede origine alla Brigata Cuneo (7° e 8° reggimento fanteria). Nel 1734 nelle valli valdesi si formò un battaglione che si disse de la Reine o la Regina; esso divenne nel 1741 il reggimento La Regina e di qui ebbe origine in seguito la Brigata Regina (9° e 10° reggimento fanteria).
Fino dal 1619 era in armi un reggimento detto du Cheyne savoiardo, che nel 1639 passò in proprietà del principe di Boydanid e nel 1645 del marchese di Pianezza. Nel 1649 incorporò il reggimento Pigieron e dopo molti passaggi ad altri proprietarî, scioglimenti e rincorporazioni, originò la Brigata Casale (11° e 12° reggimento fanteria). E così la Brigata Pinerolo (13° e 14° reggimento fanteria) ha origine da un reggimento savoiardo formatosi nel 1762, poi sdoppiato, ecc.
Nel maggio 1814 si cominciò a ricostituire i corpi di fanteria del Piemonte e a essi furono unite truppe di Sardegna (rimaste sempre in armi) e di Genova, e si formarono inoltre truppe leggiere dette cacciatori. Nel 1839 i reggimenti di fanteria erano 18 (esclusi quelli delle brigate Guardie); nel 1848 furono 22, ma i 4 formati in occasione della guerra furono poi sciolti; nel 1849 si ebbero 8 reggimenti provvisorî poi licenziati, e in definitiva rimasero ancora 18. Allora furono abolite le compagnie granatieri nei battaglioni di fanteria e ogni battaglione fu di 5 compagnie delle quali una scelta. Le compagnie scelte furono soppresse nel 1852. Per la guerra 1855-56 (Crimea) furono costituiti 5 reggimenti provvisorî di 4 battaglioni ognuno, che vennero poi sciolti alla fine del 1856. Nel 1859 furono costituiti altri reggimenti con le provenienze della Lombardia.
Costituitosi il regno italiano, la fanteria dell'esercito sardo si fuse con i contingenti di fanteria degli eserciti esistenti in Italia prima dell'unificazione: lombardo (dell'esercito austriaco), emiliano, garibaldino, borbonico; disparati e di diversa efficienza. L'omogeneità della fanteria venne ottenuta fondendo successivamente i nuovi contingenti negli antichi corpi piemontesi e creando nuove unità miste; sistema che, per ragioni d'ordine vario, politiche e tecniche, venne preferito a quello di formare reggimenti interamente nuovi a lato di quelli preesistenti. Le principali vicende organiche derivate da questo amalgama appaiono nella seguente tabella, che indica la consistenza del nucleo iniziale della fanteria di linea piemontese e i successivi aumenti di unità resi possibili dalle immissioni dei varî contingenti nel nucleo stesso (circa i granatieri e i bersaglieri, vedi le voci corrispondenti).
Fino allo scoppio della guerra mondiale, il sistema di raccolta del personale continuò ad essere nazionale. La ferma venne ridotta a tre anni nel 1875, a due nel 1910. La brigata continuò ad avere due reggimenti. Il reggimento venne ridotto a tre battaglioni di quattro compagnie nel 1867; ad ogni reggimento furono poi assegnati organicamente: un deposito nel 1871, uno stato maggiore nel 1897, una sezione mitragliatrici e un nucleo di milizia mobile nel 1910. Il numero delle brigate di fanteria di linea venne accresciuto: nel marzo 1871 di tre, mediante la trasformazione di tre brigate granatieri; nel giugno 1882 di otto, di nuova formazione. In totale, prima della guerra mondiale, la fanteria di linea era costituita da 47 brigate e 94 reggimenti. In relazione all'occupazione e alle esigenze dell'Eritrea, della Somalia, della Libia, vennero costituite, dopo il 1885, unità di fanteria coloniale.
Tra l'agosto 1914 e il maggio 1915 furono create 25 brigate di milizia mobile. A ogni battaglione di fanteria di linea venne assegnata organicamente 1 sezione mitragliatrici (della quale non poterono però essere provvisti, per il maggio 1915, tutti i battaglioni e neppure tutti i reggimenti).
Durante la guerra 1915-18 la sempre maggiore importanza acquistata dalla fanteria, le sue esigenze di nuovi mezzi d'offesa e di difesa, il suo enorme logorio determinarono due principali ordini di provvedimenti organici: continuo aumento numerico delle unità e continua trasformazione della loro composizione interna. Il successivo aumento numerico delle unità appare nella seguente tabella:
Le principali, successive trasformazioni dell'ordinamento interno delle unità furono le seguenti: a) prima della offensiva austro-tedesca (ottobre-novembre 1917): assegnazione delle sezioni mitragliatrici organiche ancora mancanti; creazione di compagnie mitragliatrici (di brigata, divisione, corpo d'armata, armata); assegnazione di 1 reparto zappatori ad ogni battaglione; riduzione della forza organica della compagnia da 250 a 225 uomini; assegnazione di una, poi di due sezioni pistole mitragliatrici a ogni battaglione; costituzione, nel battaglione, di una compagnia mitragliatrici di 6 armi; creazione di battaglioni complementari di brigata, per rifornire di uomini i reggimenti; creazione d'unità di marcia d'armata, per rifornire i battaglioni complementari; riduzione della compagnia a 200 uomini; creazione di sezioni lanciatorpedini su 6 armi e aumento delle pistole mitragliatrici. b) Dopo l'offensiva predetta: riduzione della compagnia a 150 uomini, su 3 plotoni ordinarî (combattenti) e 1 plotone misto (servizî); assegnazione d'una sezione lanciafiamme portatile, prima alla brigata, poi al reggimento; sostituzione della sezione lanciatorpedini con sez. lanciabombe Stokes; aumento delle armi della compagnia mitragliatrici reggimentale da 6 a 8; assegnazione ad alcuni reggimenti di un reparto cannoncini da 37 mm.; creazione di 1 plotone d'assalto reggimentale e contemporanea riduzione della compagnia a 145 uomini; assegnazione d'un battaglione di marcia a ogni brigata.
Finita la guerra 1915-18, tutte le unità di fanteria di linea create per essa vennero gradualmente sciolte, tranne quattro brigate decorate di medaglia d'oro al valor militare durante la guerra stessa (Sassari, Liguria, Arezzo, Avellino).
I successivi ordinamenti appaiono nella seguente tabella:
L'ordinamento della fanteria di linea non venne poi variato, sino a quello attuale, ma la composizione interna dei reggimenti subì varie modificazioni: nel 1923, in parte dei reggimenti, un battaglione fucilieri venne trasformato in battaglione nuovo tipo (i comando, 3 compagnie armi leggiere, 1 compagnia armi pesanti, 1 compagnia stato maggiore); nel 1925 tutte le brigate ebbero un battaglione nuovo tipo (1 comando, 3 compagnie armi leggiere, 1 compagnia mitragliatrici pesanti).
Ordinamento attuale (legge 11 marzo 1926, n. 396 e successive varianti). - Base dell'adozione della divisione ternaria fu l'assegnazione d'una brigata di fanteria di 3 reggimenti a ogni divisione di fanteria; 30 furono le divisioni e 30 divennero pertanto le brigate di fanteria (29 di linea, 1 granatieri). Le rimanenti brigate vennero sciolte; ne ereditarono nome e tradizioni altrettanti reggimenti già ad esse appartenenti. Le bandiere dei reggimenti disciolti sono religiosamente conservate nel Museo militare e d'arte di Castel S. Angelo in Roma.
Le varie unità di fanteria di linea sono composte come segue: brigata, di 1 comando e 3 reggimenti; reggimento, di 1 comando, 2 a 3 battaglioni, 1 sezione cannoni da 65-17 per fanteria, 1 deposito; battaglione, di 1 comando, 3 compagnie fucilieri, 1 compagnia mitraglieri; compagnia fucilieri, di 1 comandante, 1 squadra comando, 2 plotoni fucilieri, 1 squadra salmeria (eventuale); compagnia mitraglieri, di 1 comandante, 1 plotone comando, 2 plotoni mitraglieri; plotone fucilieri, di 1 comandante, 3 squadre fucilieri, 1 squadra mitragliatrici leggiere; plotone mitraglieri, di 1 comandante, 2 squadre mitragliatrici pesanti. La forza organica dei reggimenti è la seguente: reggimenti a 3 battaglioni con salmeria rinforzata ufficiali 67, truppa 1960, quadrup. 165; i reggimenti a 2 battaglioni, con salmeria d'addestramento, ufficiali 51, truppa 1300, quadrupedi 51. Il reggimento dispone di armi leggiere (24 a 36 mitragliatrici leggiere, fucili o moschetti con tromboncino, pistole, baionette, bombe a mano) e di armi pesanti (2 cannoni per fanteria, 12 a 18 mitragliatrici pesanti). Alla fanteria di linea sono assegnati uomini aventi piena attitudine alle marce tratti dai migliori elementi per prestanza e robustezza fisica; la ferma ordinaria è di 18 mesi.
Rispetto alla fanteria di linea prebellica, quella odierna appare ridotta di numero, ma la sua efficienza è, in realtà, superiore per i mezzi dei quali essa è provvista, dalle armi ai mezzi di collegamento e di trasporto. Per lo spirito elevatissimo che la anima, per le sue tradizioni gloriosissime, per la bontà dei quadri, per l'acuratezza e compiutezza d'addestramento, per la modernità dei mezzi di cui è dotata, la fanteria di linea italiana non ha nulla da invidiare alle migliori fanterie contemporanee.
Per l'impiego tattico della fanteria, v. tattica.
Fanteria marina.
È uno speciale corpo militare istituito fin da tempi lontani per prestare servizio sulle navi da guerra, e che in particolari circostanze può venire sbarcato senza che si debba distogliere l'equipaggio normale dalle sue complesse funzioni di bordo.
Già i Greci e i Romani impiegarono soldati specialmente armati ed allenati a tale scopo (ἐπιβάται, classiarii); nel Medioevo, specialmente quando le più potenti nazioni marittime impresero la conquista delle colonie transoceaniche, il bisogno di avere un corpo da sbarco bene attrezzato fu ancor più sentito. Con l'andare del tempo si costituirono veri e proprî reggimenti di fanteria marina che, pur essendo imbarcati sulle navi, avevano incarichi e amministrazione completamente distinti da quelli dell'equipaggio vero e proprio. In alcune marine (Inghilterra, Stati Uniti) esistono tuttora i reparti di fanteria marina, che furono largamente impiegati anche nella guerra mondiale.
Nella marina sarda un battaglione di fanteria marina fu creato dopo la rivoluzione del 1821 per surrogare in certo qual modo il soppresso reggimento di artiglieria di mare, e risulta che un Battaglione Real Navi fece parte dell'esercito e combatté valorosamente nella pianura lombarda per l'indipendenza italiana (1848-49). Anche nella campagna di guerra del 1859 furono impiegati reparti del Battaglione Real Navi (occupazione di Lussimpiccolo). Nella marina borbonica il corpo di fanteria marina fu istituito da Edoardo Acton e un reggimento di fanteria marina fu ordinato dall'ammiraglio Anguissola, quando resse il Ministero della marina sotto la dittatura di Garibaldi.
Con r. decr. 21 marzo 1861, su proposta di Cavour, fu costituito un corpo militare con la denominazione di Fanteria Real Marina; comprendeva due reggimenti, uno a Napoli, l'altro a Genova, che fornivano i distaccamenti delle regie navi, degli stabilimenti marittimi, i presidî delle isole ecc. Nel dicembre del 1867, su proposta del ministro Provana, rimase soltanto un corpo di tre battaglioni, e nel 1878, su proposta del Brin, il corpo fu definitivamente sciolto. Oggi le funzioni della fanteria marina sulle regie navi sono disimpegnate dalla compagnia da sbarco, i cui uomini fanno parte dell'equipaggio normale (v. sbarco).