FARAONE
. Titolo dei re dell'antico Egitto. Reso in latino pharao, pharaon, in greco ϕαραώ (I Settanta), ϕαραών (Ios. Flav., Ant. Jud., 8, 6, 2), ebraico phar'ō, assiro pir'ŭ, in copto saidico (p)ĕró', esso corrisponde all'egiziano per-‛ó' (prj-‛'j.j) "casa elevata". Con tale espressione nel regno antico s'indicava la reggia, la quale anche di fatto emergeva dagli edifici circostanti. Nella XVIII dinastia la parola si mutò in un'espressione rispettosa designante la persona stessa del sovrano; sotto la XXII (circa il 900 a. C.), s'incominciò a usare come titolo premesso al nome proprio del regnante. Nei documenti ufficiali il protocollo è più complicato. Esso si compone d'una serie di cinque epiteti che costituiscono il "Grande nome" come viene detto. Sono: 1. Ḥôr "falcone"; 2. Nbéwte "le due signore"; 3. Nbéwwe "i due signori". Questi titoli dichiarano il re incarnazione del dio-falcone (concetto e titolo ereditato dai principi ieraconpolitani preistorici), della dea-avvoltoio Neḫbîje di el-Kāb e della dea-serpente We'ṣôje di Buto (patrone del regno), inoltre del dio Hôr e di Sêth di Ombos; 4. Enśôwe-ebjîte "re dell'Alto Egitto (e) re del Basso Egitto", in relazione con le due monarchie predinastiche; 5. Zi-rî‛e "figlio di Rîe", che afferma la discendenza carnale dal dio sole eliopolitano. Perché le personificazioni fossero reali, dalla XII dinastia si usò congiungere i primi quattro titoli con nomi appositamente composti all'avvento al trono, riserbando il quinto per il nome della nascita. Sui monumenti occorre pure quale designazione regia la parola ḥemjúf, che oggi traduciamo "sua maestà" o "sua santità", ma pare valesse "la sua mazza". Possiamo spiegare questo uso a prima vista strano pensando che presso molti popoli la suppellettile regale, lo scettro, la corona, il manto, ecc., partecipano del potere magico, poi sacro, della persona; e che il nome, d'altra parte, a volte è ineffabile. Troviamo spesso, infatti, il pronome indefinito i "si" (ad esempio: "si dice","si viene" e simili) collocato come circonlocuzione per il sovrano: così pure lo chiamano "il dio buono", "il falcone che sta nel palazzo".