faraone
Il sovrano dell'antico Egitto
Con il termine faraone indichiamo i sovrani che per più di tremila anni hanno regnato sul trono dell'antico Egitto. Tale parola non si usa per nessun altro dei re di cui si è conservato il ricordo nella storia del Vicino Oriente antico: dire faraone equivale dunque a dire 're dell'antico Egitto' ed evoca immediatamente lo Stato che è sorto sulle rive del Nilo
Faraone deriva dall'espressione antico-egiziana per-aa che significa "grande casa". A partire dal 1300 circa a.C. questo termine veniva usato proprio per designare il sovrano. Era questo un modo indiretto per indicarlo e perciò, secondo le convinzioni degli Egizi, una forma rispettosa, perché così si evitava di chiamarlo direttamente con il nome di nascita, come, per esempio, Amen-hotep o Tutankhamon, o con qualche altro dei suoi molti nomi più solenni come signore delle Due Terre o re dell'alto e basso Egitto che si usavano in occasioni più importanti. Faraone, invece, si poteva usare sempre senza timore di essere poco rispettosi.
Anche noi oggi abbiamo un modo simile per indicare i capi di Stato più importanti, quando diciamo la Casa Bianca per designare il presidente degli Stati Uniti o il Quirinale per il nostro presidente della Repubblica. La grande casa equivaleva al palazzo regale, il luogo in cui il sovrano risiedeva, ma stava in realtà a indicare il suo illustre inquilino.
Il faraone era dunque il re d'Egitto: così i sovrani del paese venivano chiamati anche durante la dominazione greca. Noi conosciamo i nomi e la durata di regno di quasi tutti i faraoni dalle origini fino al termine della storia dell'Antico Egitto. Essi sono raggruppati in dinastie e cioè secondo le famiglie di appartenenza. Per esempio i sovrani della dodicesima dinastia appartenevano tutti alla medesima famiglia. Normalmente il figlio prendeva il posto del padre al momento della sua morte: era però sufficiente, nel caso che un re morisse senza figli, che tra i due sovrani vi fosse comunque un legame di parentela. Anche le donne potevano salire sul trono come faraoni, benché ciò sia accaduto solo in pochissimi casi.
Come capo supremo dello Stato, il faraone aveva tutti i poteri, ma per governare un paese grande e complesso come l'Egitto aveva bisogno di un gran numero di funzionari che collaborassero con lui. Il suo più stretto collaboratore era quello che noi chiamiamo visir, il quale aveva poteri simili a quelli di un Primo ministro dei nostri giorni: da lui dipendevano vari ministri che si occupavano dei più importanti settori della vita dello Stato, quali i lavori pubblici, il tesoro, l'esercito e così via. I ministri avevano a loro volta uno stuolo di funzionari sparsi un po' in tutto il paese: ma il potere di decidere tutte le questioni più importanti, quello di guidare l'esercito in guerra e quello di compiere i riti religiosi, spettavano solo al sovrano.
Secondo gli Egizi, il faraone era un dio che discendeva dal cielo per regnare su di loro, e proprio per questa ragione si consideravano un popolo eletto.
Dopo la morte il sovrano tornava in cielo dove diventava una delle stelle che circondano la Stella Polare e che non tramontano mai: giunto lassù si univa agli altri dei, mentre sul trono d'Egitto saliva il suo figlio primogenito.
Fino a quando stava sul trono, il faraone veniva identificato con il dio Horus, che si manifestava agli uomini come un falco, mentre al momento della morte era considerato come Osiride, il padre di Horus, un dio che moriva per poi rinascere nell'aldilà: il nuovo faraone era a sua volta Horus e così per sempre. La natura divina dei faraoni spiega perché essi per circa mille anni siano stati sepolti in quelle gigantesche costruzioni che sono le piramidi o, in seguito, nelle ricchissime tombe scavate nel sottosuolo della Valle dei re a Tebe: in entrambi i casi si trattava di tombe costruite non per dei comuni mortali ma per delle divinità.