FARMACOGNOSIA (dal gr. ϕάρμακον "medicamento" e γιγνώσκω "conosco")
La definizione della farmacognosia è varia a seconda dei punti di vista, poiché il dominio di questa scienza è disputato fra botanici e farmacologi: i primi la considerano come applicazione della microchimica e della morfologia vegetale per il riconoscimento delle droghe, gli altri la ritengono come una branca della materia medica e della farmacologia. In realtà la farmacognosia può essere definita come la scienza che studia le droghe dal punto di vista della loro morfologia esterna e interna e del loro contenuto di principî attivi per poterne riconoscere la genuinità e le adulterazioni. L'ambito di questa scienza è quindi vastissimo e si comprende come A. Tschirch, il più illustre dei moderni farmacognosti, l'abbia suddivisa in diverse parti e precisamente: farmacoergasia, che si occupa della coltura, raccolta e preparazione delle droghe; farmacoemporia, che tratta del commercio; farmacodiacosmia, che si occupa delle diverse forme commerciali e dell'imballaggio delle droghe; farmacobotanica, che studia la sistematica, la morfologia, l'anatomia, la fisiologia e la patologia di esse; farmacozoologia; farmacochimica; farmacofisica; farmacogeografia; farmacostoria; farmacoetnologia; farmacoetimologia.
Bibl.: Il termine farmacognosia fu usato la prima volta dal Seidler nel suo piccolo trattato Analecta Pharmacognostica (1815) e più tardi da Th. W. Martius nelle sue lezioni all'università di Erlangen (1825) e nel suo trattato Grundriss der Pharmakognosie des Pflanzenreiches (1832); poiché la farmacognosia come scienza a sé è sorta nel secolo XIX. La sua storia anteriore si confonde sostanzialmente con quella della botanica, della farmacologia e della medicina (v. queste voci e specialmente farmacologia). Non è possibile peraltro non ricordare gli studî di K. v. Gesner (De Hortis Germaniae liber, Strasburgo 1561), di J. T. Tabernamontano (Neuw Kreuterbuch, Francoforte sul M. 1588), di P. A. Mattioli (Comentarii in..... libros..... Dioscoridis; ed. migliore Venezia 1565, più volte ristampata), di A. Musa Brassavola, di M. Maranta e di L. Anguillara. La farmacognosia ebbe grande impulso dagli studî di Valerio Cordo (Annotationes in Dioscoridis..., Strasburgo 1561; Stirpium descriptionis liber..., Strasburgo 1563; Dispensatorium, Norimberga 1535), di Niccolò Monardes (Historia medicinál de las cosas que se traen de nuestras Indias Occidentales, Siviglia 1574), di C. Clusio (Exoticorum libri decem, Leida 1605). Il primo maestro di farmacognosia si può considerare F. Bonafede, che insegnò a Padova dal 1533 al 1549 e che trasformò l'arida lectura simplicium in ostensio simplicium fondando un giardino botanico-medieo. Gli studiosi che nel sec. XIX innalzarono la farmacognosia a dignità di scienza furono in prima linea Th. W. Martius, J.-B. G. Guibourt, F. A. Flückiger, F. Oltmanns, G. Karsten e A. Tschirch.
Una buona storia e una ricca bibliografia dell'argomento si trovano nell'opera di A. Tschirch, Handbuch der Pharmakognosie, voll. 3 in 6 parti, Lipsia 1911-1927; 2ª ed., 1931.