FAUSTINA Minore (Annia Galeria Faustina, chiamata talvolta dagli antichi con l'epiteto di iunior, perché si distinguesse dalla madre omonima)
Moglie dell'imperatore romano Marco Aurelio. Nacque verso gli anni 125-130 d. C. da Antonino Pio e da Faustina Maggiore. Nel 145 sposò il cugino Marco Aurelio. Antonino le conferì, forse nel 146, il titolo di Augusta, mentre il marito continuava a portare quello inferiore di Cesare. Il matrimonio fu di una fecondità eccezionale: ne nacquero infatti almeno 13 figli. Verso la prole F. si dimostrò madre amorosa, sollecita del benessere dei figli, al quale provvide anche con l'oculata amministrazione dei beni ereditati da Antonino nel 161. Verso il marito che la chiamò "ottima e fedelissima sposa" fu piena di amorevoli cure; lo accompagnò talvolta anche in guerra: ebbe quindi nel 174 il titolo di mater castrorum di cui fu la prima imperatrice romana ad essere insignita. Durante un viaggio in Oriente, dove aveva seguito Marco Aurelio, recatosi a riordinare le cose orientali sconvolte dalla ribellione di Avidio Cassio, morì (quasi certamente di malattia) ad Halala, in Cappadocia, nel 176 d. C.
Marco Aurelio le decretò e le fece decretare dal Senato onori innumerevoli: F. fu divinizzata; un tempio le fu eretto in Halala, elevata a colonia dall'imperatore; furono istituite sacerdotesse per il suo culto e create in suo onore le nuove puellae Faustinianae, istituzione di beneficenza simile a quella fondata per la madre. Nel tempio di Venere e Roma statue d'argento furono collocate per lei e per Marco Aurelio, e fu eretto un altare, dinnanzi al quale gli sposi novelli dovevano sacrificare prima della celebrazione delle nozze; fu altresì disposto mediante un decreto che l'immagine d'oro di F. dovesse esser posta accanto all'imperatore, quando egli interveniva a spettacoli teatrali. Con la memoria delle sue virtù, cui accenna anche Marco Aurelio nei suoi Ricordi (I, 17), contrasta la taccia di dissolutezza, di cui l'antichità accusò F. si deve però trattare di calunnia, o almeno di maligna esagerazione.
Bibl.: G. Lacour-Gayet, Antonin le Pieux et son temps, Parigi 1888, p. 246, 460-465; F. Fuchs, in De Ruggiero, Diz. Epigrafico, I, pp. 944-946; P. v. Rohden in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., I, col. 2313 seg.; E. Klebs, Prosopogr. Imp. Romani, I, pp. 77-78; cfr. E. Renan, Mél. d'hist., pp. 169-195 e nei Comptes rendus de l'Acad. des Inscr. et B. Lettres, 1867, pp. 203-215; A. Jaekel, in Klio, XII (1912), p. 124 seg.; H. Mattingly-E. A. Sydenham, The Roman Imp. Coinage, III, Londra 1930, pp. 2-3, 19 e passim.