febbre
Quando il nostro corpo reagisce e diventa troppo caldo
La febbre non è una malattia in sé, ma un fenomeno che accompagna diverse malattie o disturbi, in quanto è un effetto delle reazioni difensive dell'organismo. Non sempre, dunque, va curata con i farmaci e non sempre è sufficiente far abbassare la temperatura per guarire
Tutti prima o poi hanno avuto la febbre. È un innalzamento della temperatura del corpo oltre il valore normale, che per l'uomo è di 37 °C, quando misurata esternamente. La febbre compare in moltissime situazioni differenti, dalle malattie infettive come l'influenza all'insolazione. Soprattutto in passato, si usava dire 'febbre reumatica' o 'febbre gialla' per indicare malattie in cui l'innalzamento anche notevole della temperatura era una delle manifestazioni più evidenti. In effetti, la febbre è stata presa in considerazione da parte di medici e fisiologi fin dall'antichità ed è stata interpretata ora come una reazione difensiva dell'organismo ora come una malattia in sé stessa. Ancora attorno al 1880, Sir William Osler, medico canadese tra i protagonisti della nascita della medicina moderna, riteneva che la febbre fosse uno dei tre grandi flagelli dell'umanità assieme a guerra e carestia!
Oggi è noto che l'innalzamento della temperatura è una conseguenza, tra l'altro, dell'azione del sistema immunitario, cioè di quell'insieme di organi e cellule che hanno il compito di difendere l'organismo dalle aggressioni di batteri e virus, ma che entrano in azione anche in seguito a traumi o altre circostanze. Ma perché il corpo diventa più caldo? Quando l'organismo viene aggredito alcune delle cellule del sistema immunitario producono sostanze, come le citochine e le prostaglandine, che agendo direttamente su alcuni centri (ipotalamo) del sistema nervoso, provocano un aumento del metabolismo cellulare. Le cellule dell'organismo producono più energia, che si trasforma in calore. Questo calore viene diffuso a tutto il corpo dal sangue, e il termometro registra un aumento di temperatura.
Quindi non erano lontani dal vero gli antichi che, come il medico greco Claudio Galeno ‒ vissuto nel 2° secolo ‒, attribuivano alla febbre la capacità di purificare l'organismo dalle sostanze nocive. Per esempio, molti virus, come quello che causa il raffreddore, non sopravvivono a temperature oltre i 37 °C. Però temperature troppo elevate possono avere effetti dannosi, dalle convulsioni, soprattutto nei bambini molto piccoli, fino addirittura alla morte. Fu un grande medico francese dell'Ottocento, Claude Bernard, a dimostrare per primo che un innalzamento di 5÷6 °C della temperatura corporea può mettere in pericolo la vita.
La febbre va dunque intesa come un segnale che l'organismo sta reagendo a un'infezione o a uno shock di altro tipo. Finché l'innalzamento della temperatura è limitato a qualche decimo di grado, o 'linea di febbre' come si dice familiarmente, può anche non essere trattato. Se però la temperatura si alza ulteriormente o tende ad aumentare rapidamente, oppure non si risolve spontaneamente nell'arco di pochi giorni, può essere necessario che il medico intervenga con cure appropriate.
Per contrastare la febbre si ricorre a farmaci chiamati antipiretici o antifebbrili, cioè che combattono l'innalzamento della temperatura. Capostipiti degli antifebbrili sono stati il chinino e i salicilati (da cui deriva l'acido acetilsalicilico o aspirina), estratti dalla corteccia dell'albero della china e del salice. La scoperta del chinino risale al 17° secolo, quando fu importato in Europa dai conquistatori spagnoli che lo avevano conosciuto presso le popolazioni indigene del Perù. Dei salicilati e della loro efficacia contro la febbre si cominciò a parlare già nella prima metà del 18° secolo, ma fu con la sintesi dell'acido acetilsalicilico, nel 1853, che si ebbe a disposizione il primo farmaco efficace e ben tollerato contro la febbre. Da allora i farmaci antipiretici disponibili sono aumentati notevolmente e tutti hanno in comune l'azione antinfiammatoria, capace cioè di inibire in parte le reazioni che stanno all'origine della febbre. Far abbassare la temperatura, però, non rimuove la causa della febbre e nelle infezioni gravi può essere necessario intervenire anche con gli antibiotici.