FEDERICO III detto il Pio, elettore Palatino
Nato il febbraio 1515 dal duca Giovanni II di Simmern, succedette a suo padre nel 1557 ed ereditò dall'elettore Ottone Enrico, morto senza figli nel 1559, anche il Palatinato. Contro la volontà del padre ma per profonda convinzione, passò nel 1546 al protestantesimo e si adoperò, iniziato il suo governo, per un accordo fra le varie correnti che violentemente si combattevano fra loro nel seno della chiesa evangelica. Attraverso lo studio di varî scritti religiosi e i contatti con teologi svizzeri, conobbe il calvinismo, in cui credette di aver trovato l'unica dottrina pura corrispondente alla Sacra Scrittura: e così, dopo aver "purificato" la chiesa del Palatinato da tutti i resti del cattolicesimo, fece redigere nel 1562 dai suoi teologi, Zaccaria Ursinus e Gaspare Olevian, in senso prettamente calvinista, il famoso catechismo di Heidelberg. Nel 1564 egli introdusse poi un nuovo ordinamento, che diede alla chiesa del Palatinato un'impronta riformista. Con ciò egli pose sé stesso e la sua chiesa fuori dell'accordo di Augusta, in cui per l'appunto erano riconosciuti solo i cattolici e i luterani, e si attirò l'odio e l'inimicizia degli uni e degli altri. Alla dieta del 1566 l'imperatore Massimiliano II tentò di escludere l'elettore dall'accordo religioso, ma non poté vincere né la fermezza religiosa di F. né gli scrupoli dei luterani. Da allora F., pienamente convinto dell'incontestabilità della sua confessione, considerò quali suoi correligionarî solo i calvinisti tanto dentro quanto fuori del suo regno. Le domande di aiuto dei calvinisti, perseguitati in Francia e nei Paesi Bassi, trovavano sempre ascolto a Heidelberg: il suo secondogenito, Giovanni Casimiro, venne per due volte in soccorso agli ugonotti; il suo terzogenito, Cristoforo, cadde nei Paesi Bassi. Mentre i luterani si astenevano paurosamente da qualunque intervento nelle questioni dell'estero, nel Palatinato si credeva di poter solo con l'unione di tutti i protestanti scongiurare i pericoli che li minacciavano: in tal modo il contrasto dogmatico era diventato anche politico. La direzione della politica di Heidelberg non era tuttavia nelle mani dell'elettore, mancante di senso politico, ma in quelle di Giovanni Casimiro e del cancelliere Ehem. Il più grave dolore di F. era che il suo figlio maggiore Lodovico, al quale lasciò dopo la sua morte, il 26 ottobre 1576, il suo dominio, fosse un rigido luterano e minacciasse così la continuità della sua opera.
Bibl.: A. Klukhohn, Friedrich der Fromme, Nördlingen 1878; F. v. Bezold, Briefe des Pfalzgrafen Johann Casimir, I, Monaco 1882.