TORRE, Federico
Nato a Benevento il 25 marzo 1815, morto a Roma ; l 6 dicembre 1892. Nel 1847, col marchese Ludovico Potenziani di Rieti e il dott. Luigi Masi di Perugia fu tra i fondatori del Contemporaneo, di cui fu attivo collaboratore finché il giornale non passò allo Sterbini, di cui il T. non condivideva le idee oltranziste. Istituita da Pio IX la Guardia Civica, fu nominato ufficiale e fece parte del Comitato romano per la federazione generale Italiana; il 14 dicembre 1847 si trovò a Napoli accanto a Nicola Nisco e al duca di San Donato, organizzatore con il Comitato napoletano della dimostrazione popolare che preluse alla promulgazione della costituzione da parte di Ferdinando II. Scoppiata la guerra e nominato tenente di artiglieria, prese parte, agli ordini del generale Durando, alla campagna; fu ferito nella battaglia di Monte Berico. Caduta Vicenza, il T. tornò a Roma. Fuggito Pio IX a Gaeta e proclamata la repubblica, il T. fu nominato segretario generale al Ministero delle armi e si diede al lavoro di organizzazione dell'esercito prendendo parte alla difesa di Roma. Per la sua condotta gli fu decretata dalla Repubblica Romana la medaglia d'oro. Restaurato il potere pontificio, il T. si recò in esilio a Malta, dove conobbe Crispi e Ruggero Settimo, quindi in Grecia dove riprese gli studî letterarî e storici, riparando infine a Torino dove pubblicò le sue Memorie storiche dell'intervento francese in Roma nel 1849 (voll. 2) ribattendo le affermazioni del Thiers dell'Oudinot sulla legittimità di quell'intervento, e pose mano, in collaborazione con il filologo Luigi della Noce, al Vocabolario Latino-Italiano e Italiano-Latino. Legato da amicizia con Nicolò Tommaseo, fu da lui invitato col Camerini e col Fogliani a compilare il Dizionario della lingua italiana. Nel 1859, il T. venne reintegrato nell'antico grado passando all'esercito piemontese; si recò in Toscana per organizzarvi con il generale Mezzacapo una divisione di Romani e Romagnoli con i quali marciò su Bologna, recandosi poi alla Cattolica dove diresse i lavori di fortificazione contro l'esercito pontificio che mirava al ricupero delle Romagne. Colonnello, poi, alla Direzione del genio e dell'artiglieria in Bologna e quindi a Parma capo di Stato maggiore di quel dipartimento militare, fu chiamato a Torino dal gen. Fanti che gli affidò l'incarico del reclutamento dell'esercito e dell'introduzione della leva in tutte le regioni d'Italia: ufficio che il T. tenne per trentanni raggiungendo il grado di tenente generale. Già deputato di Benevento al parlamento della Repubblica Romana, il T. rappresentò la città nativa durante sei legislature al parlamento nazionale. Senatore nel 1884.