FEDONE (Φαίδων) di Elide
È nel dialogo platonico che porta il suo nome, il personaggio che riferisce ad Echechrate gli ultimi colloqui tenuti da Socrate coi suoi scolari (fra cui lo stesso F.), nel carcere, intorno al problema dell'immortalità dell'anima.
Nel dialogo F. appare come il più giovane degli scolari di Socrate, da lui paternamente prediletto. Prigioniero di guerra e schiavo ad Atene, F. era stato infatti riscattato per ordine di Socrate, da Critone o da Cebete. Morto il maestro, tornò nella patria Elide, e raccolse intorno a sé alcuni filosofi, fondando così quella scuola socratica che fu detta appunto di Elide e che più tardi, trasferita da Menedemo e da Asclepiade nella loro patria, Eretria, prese nome da quest'ultima città. Delle dottrine di F. quasi nulla è noto: pare che si occupasse di dialettica, ma uno dei due soli frammenti rimasti (v. Seneca, Epist., 94,41) tratta di etica. Nell'antichità gli erano attribuiti varî dialoghi, ma molti già dubitavano dell'autenticità dei più e anche di tutti.
Bibl.: L. Preller, Phaedons Lebensschicksale u. Schriften, in Rhein. Mus., IV (1846), pp. 391-99; U. v. Wilamowitz-Moellendorff, Ph. v. E., in Hermes, XIV (1879), pp. 187-93, 476-77; E. Zeller, Philos. d. Griechen, II, i, 5ª ed., Lipsia 1922, pp. 275-77.