TRIBOLATI, Felice
Letterato, nato a Pontedera l'11 settembre 1834, morto a Pisa il 17 aprile 1898. Avvocato, ma sempre datosi alla letteratura, e finito bibliotecario a Pisa: e però, se non proprio uno di loro, addetto alla carducciana brigata degli Amici Pedanti, sebbene fin da giovane professasse quell'ammirazione per la Francia che ad essi allora dispiaceva come antinazionale.
La frequentazione di G. Rosini (dalla quale trasse il lepido libretto Conversazioni, Pisa 1889) lo rinfervorava in tale amore, e lo spinse a ricercare le relazioni corse tra Voltaire e l'Italia (Pisa 1860) e l'epistolario italiano del Voltaire (ivi 1878). Felici divagazioni, anche quelle sul modello francese del saggio, apparvero i Diporti letterari sul Decameron del Boccaccio (Pisa 1873); anche migliori i Saggi critici e biografici (ivi 1891) dove, ristampando prose precedenti, ne aggiunse delle nuove, sul Batacchi, sul Byron a Pisa, ecc. Diede anche una Grammatica araldica (Milano 1887), Studi araldici e cavallereschi (Pisa 1894) con pagine speciali su Il blasone nella Divina Commedia (ivi 1882). Procurò un'edizione di A. Guadagnoli, premise uno studio su A. Gussalli alle prose di lui, ecc. Scrittore svelto, pur essendo un po' giordaniano e un po' guerrazziano, perché, mantenendosi nella schietta toscanità, seppe far suo pro' dell'esperienza sulla moderna prosa francese; mentre, d'altra parte, l'amicizia col Carducci (sulle cui poesie scrisse nel 1871 pagine notevoli almeno per la loro data, e poi altresì sulle Odi Barbare) contribuì ad avviarlo sempre più verso uno scrivere di tradizione italiana. Fu uomo d'ingegno e di cultura più che di dottrina e di sagacia critica.
Bibl.: A. D'Ancona, in Rassegna bibl. della lett. ital., VI (1898), p. 174; F. Buonamici, Dopo un anno dalla morte di F. T., discorso commemorativo, Pisa 1899; G. Rosadi, La Toscana alla fine del granducato, Firenze 1909, p. 102 segg.; P. Pancrazi, I Toscani dell'Ottocento, ivi 1924, p. 155 segg.