femminile
Il femminile è, insieme al ➔ maschile, uno dei due valori che assume il ➔ genere grammaticale in italiano (anche se esistono tracce frammentarie di ➔ neutro). Al pari del maschile, il femminile riguarda il nome (➔ flessione) e tutte le classi di parole a questo riconducibili (i cosiddetti nominali; ➔ aggettivi, ➔ pronomi e ➔ participio).
Il femminile, come ogni valore del genere grammaticale, svolge due funzioni (cfr. Corbett 1991; Thornton 2004; Sgroi 2006, 2008, 2009): una, prioritaria, di coesione (➔ coesione, procedure di) tra i costituenti di un sintagma o di una frase (per es., una bella casa; i ragazzi sono usciti ~ le ragazze sono uscite); una, secondaria, di tipo semantico-referenziale, in quanto dà informazioni sulla natura del referente. In particolare:
(a) nel caso di parole con referente animato (umano e non-umano), indicando il genere naturale del referente:
(i) nomi designanti entità animate umane: maestr-o ~ maestr-a; professor-e ~ professor-ess-a; vendi-tor-e ~ vendi-tric-e; dirett-or-e ~ dirett-ric-e;
(ii) nomi designanti entità animate non-umane: gatt-o ~ gatt-a; leon-e ~ leon-ess-a;
(b) nel caso dei nomi con referente non-animato, con riferimento a campi semantici diversi: per es., albero ~ frutto: per-o ~ per-a; fiore ~ suo colore: (la) rosa ~ (il) rosa.
Il genere si lascia prevedere, con varia probabilità, dalla terminazione, in quanto tratto inerente (o intrinseco) dei lessemi (➔ flessione): i nomi in -o sono al 99% maschili, quelli in -a all’88% femminili, quelli in consonante all’85% maschili, quelli in -u all’83% maschili, quelli in -i al 52% femminili, e quelli in -e al 51% maschili (cfr. Sgroi 2008).
Per quanto riguarda la funzione semantico-referenziale, l’opposizione maschile ~ femminile dà luogo a diversi tipi.
Si tratta di nomi unigeneri, cioè indicanti solo individui maschi o solo individui femmine (alcuni di genere maschile, altri di genere femminile):
(1) padre ~ madre; tenore (uomo) ~ (il o la) soprano (donna); bue ~ vacca.
La medesima forma (sia essa superficialmente maschile o femminile) designa esseri tanto maschili quanto femminili. La differenza è segnalata dagli specificatori (come l’articolo) e dai determinanti (come gli aggettivi):
(2) (il o la) preside, (il o la) studente, (il o la) linguista, (il o la) sosia, (il o la) vittima
I nomi ambigeneri in italiano sono circa 3500, stando a De Mauro (2000), contenente circa 74.000 nomi su circa 130.000 lemmi totali. Mancano in italiano, a quanto sembra, nomi con referenti animati non-umani ambigeneri, come sarebbero, ad es., *(un) alce (maschio) ~ *(una) alce (femmina).
I nomi epiceni (cioè «comuni») designano indifferentemente i due sessi; i loro modificatori e specificatori non variano secondo il genere e quindi non danno alcuna informazione:
(3) umani: (la) spia (uomo o donna), (la) star (uomo o donna), (il) ministro (uomo o donna)
(4) non-umani: (il) gorilla (maschio o femmina), (la) martora (maschio o femmina), (la) tigre (maschio o femmina)
Volendo disambiguare questa classe di nomi si ricorre, in italiano moderno, a composti con determinante a destra (ciò vale in particolare per i nomi di animale; ➔ composizione):
(5) (il) ministro-donna o (la) donna-ministro ~ (il) ministro (uomo); (il) gorilla maschio ~ (il) gorilla femmina
Questioni concernenti la forma più appropriata di questi nomi rientrano nelle discussioni connesse al problema politico del genere (➔ genere e lingua).
Hanno una varietà di suffissi:
(a) il suffisso -ess-a (praticamente improduttivo): è usato per referenti umani (6) e non umani (7), ma spesso in senso peggiorativo (8):
(6) poet-a ~ poet-ess-a; professor-e ~ professor-ess-a, student-e ~ student-ess-a
(7) leon-e ~ leon-ess-a; pennell-ess-a
(8) ministr-ess-a; articol-ess-a
(b) Il suffisso -tric-e (parzialmente produttivo), correlato al maschile -tore:
(9) amministra-tric-e (~ amministra-tor-e)
Con questo prefisso ci sono alcuni casi dubbi: gesti-tric-e (~ gest-or-e) e aggredi-tric-e (~ aggress-or-e), di bassissima frequenza.
(c) L’allomorfo -ric-e:
(10) lett-ric-e (~ lett-or-e), relat-ric-e (~ relat-or-e), tradutt-ric-e (~ tradutt-or-e)
L’opposizione -tore ~ -trice può riguardare nomi animati e non-animati: per es., cuci-tric-e «donna che cuce» e «macchina per cucire» ~ cuci-tor-e «uomo che cuce», lava-tric-e animato e non-animato ~ lava-tor-e animato e non-animato. Il derivato in -trice può inoltre esser privo di controparte in -tore: incuba-trice ma non *incuba-tore, screma-trice ma non *screma-tore.
(d) L’allomorfo poco frequente or-a:
(11) assess-or-a (~ assess-or-e), controll-or-a (~ controll-or-e), impost-or-a (~ impost-or-e), incis-or-a (~ incis-or-e), revis-or-a (~ revis-or-e), tint-or-a (~ tint-or-e)
Anche questo suffisso pone problemi: success-ora, ad es., è sentito come peculiare e, talvolta, anche provocatoriamente, sostituito da success-rice (come accade talvolta in francese attuale: successeur ~ success-rice).
(e) L’allomorfo popolare -tor-a (con variante settentrionale -dor-a), per voci desuete e locali:
(12) disegna-tor-a per disegnatrice (~ disegna-tor-e), imbianca-tor-a (~ imbianca-tor-e), stampa-tor-a per stampatrice (~ stampa-tor-e)
(f) Il suffisso -ier-a, che concerne circa 350 voci in -iera (De Mauro 2000), anche se non tutte relative a referenti animati:
(13) avventur-iera, banch-iera, camer-iera
(g) Il suffisso -on-a, che usualmente ha valore di ➔ accrescitivo:
(14) bacchett-on-a (~ bacchett-on-e), barb-on-a (~ barb-on-e), burl-on-a (~ burl-on-e), cul-on-a, grass-on-a, tett-on-a
(h) Il suffisso -in-a (praticamente improduttivo):
(15) reg-in-a (~ lett. reg-e), gall-in-a (~ gall-o), zar-in-a (~ zar), speaker-ina (~ speaker).
Il genere di questi nomi (definito oscillante in Sgroi 2006) è liberamente maschile o femminile in circa 250 casi, nelle diverse classi menzionate, stando a De Mauro (2000). Tra i nomi indipendenti, per es., il (o la) soprano «donna che canta col timbro indicato» (in it. pop. la sopran-a); il (o la) trans(sessuale), il (o la) transgender.
Da osservare infine, alcuni verbi (anche polirematici; ➔ polirematiche, parole) contenenti un elemento femminile: tali sono i numerosi verbi pronominali o ‘procomplementari’ (➔ pronominali, verbi) con il clitico -la o con -sela o -cela: avercela, bersela, darla, farcela, farla grossa, prendersela, ecc. (circa 70 i lemmi verbali col clitico -la in De Mauro 2000).
Nell’ambito degli allocutivi di cortesia (➔ allocutivi, pronomi; ➔ cortesia, linguaggio della), la forma di rispetto lei (scritta di solito con iniziale maiuscola: Lei) è ambigenere (al pari di tu e di voi): concorda infatti al maschile se l’interlocutore è di sesso maschile (Lei, signore, stia tranquillo!), al femminile, se di sesso femminile (Lei, signora, stia tranquilla!).
Il lei non allocutivo è invece unigenere, cioè femminile in opposizione al maschile lui: Piera è dovuta partire: lei è stata purtroppo costretta a prendere tale decisione.
Il clitico accusativo corrispondente a Lei, la (scritto di solito con iniziale maiuscola), è unigenere femminile anche se con referente maschile:
(16) caro avvocato, La vedo molto distratta
(17) cara dottoressa, La vedo un po’ stanca
Lo stesso la di cortesia può essere però anche usato come ambigenere, cioè accordato con il suo referente maschile:
(18) caro notaio, La sento poco convinto
Del pari, il clitico dativo di rispetto Le (anch’esso scritto con maiuscola) è unigenere femminile:
(19) caro avvocato, quando torno a trovarLa, Le porto quel documento
Ella (sempre maiuscolo quando è allocutivo), forma allocutiva letteraria e desueta, diversamente da Lei, è forma unigenere con accordo al femminile (terminando in -a), benché si riferisca sia a uomini che a donne:
(20) Ella, signor Presidente, è stata magnanima!
De Mauro, Tullio (2000), Dizionario della lingua italiana, Torino, Paravia, con CD-Rom.
Corbett, Greville G. (1991), Gender, Cambridge - New York, Cambridge University Press.
Sgroi, Salvatore C. (2006), Grammatici, vi esorto alla storia! A proposito del genere grammaticale ‘oscillante’ di ‘amalgama, acme, asma, e-mail, impasse, interfaccia, fine settimana, botta e risposta e di ministro/ministra’, «Studi di grammatica italiana» 25, pp. 175-254.
Sgroi, Salvatore C. (2008), La mozione: problemi teorici, storici e descrittivi, «Quaderni di semantica» 29, 1, pp. 55-117.
Sgroi, Salvatore C. (2009), Per una morfo-etimologia contrastiva, «Incontri linguistici» 32, pp. 197-226.
Thornton, Anna M. (2004), Mozione, in La formazione delle parole in italiano, a cura di M. Grossmann & F. Rainer, Tübingen, Niemeyer, pp. 218-227.