FEMMINISMO (XIV, p. 990)
La nuova realtà dei movimenti femministi emerge agl'inizi degli anni Sessanta negli Stati Uniti e rapidamente si estende nei paesi a capitalismo avanzato. Se le suffragette all'inizio del secolo si battevano per conquistare diritti civili uguali agli uomini nella società, le femministe odierne lottano non solo per una parità formale ma anche perché tutta la società cambi e abbia fine la divisione dei ruoli sessuali, lo sfruttamento e l'oppressione delle donne. S. De Beauvoir nel suo libro Le deuxième sexe (1949) dimostra che non è la condizione biologica ma la cultura a determinare nel corso dei secoli l'inferiorità della donna nella società. Anche l'antropologa americana M. Mead rileva il peso del condizionamento sociale del sesso femminile nelle diverse società. Il f. si appropria di queste analisi e ricerche e inizia un'elaborazione politica autonoma. È all'interno dei vasti movimenti giovanili americani contro la guerra in Vietnam e contro il razzismo che nascono i primi fermenti femministi. Del resto il presidente J. Kennedy già nel 1961 istituisce la "commissione presidenziale sulla condizione della donna", la prima nella storia degli SUA.
La difficile condizione della donna, anche in una società del benessere, trova infatti la sua conferma nell'inchiesta di B. Friedan Feminine mystique (1963). La Friedan dimostra che la donna media americana, la moom (la madre), non è affatto una casalinga felice ed emancipata, al contrario di quanto appare. Dev'essere madre perfetta, consumatrice infaticabile, ottima padrona di casa, oggetto sessuale per essere socialmente approvata e si scopre sempre più spesso chiusa in una gabbia dorata, che l'obbliga a non esprimersi mai come essere umano completo. I dati dimostrano che nella famiglia, nella scuola e nel lavoro alle donne si richiede di adeguarsi al modello della "mistica della femminilità".
Il 29 giugno 1966 B. Friedan fonda il NOW (National Organization for Women), il primo movimento moderno contro l'oppressione e lo sfruttamento esercitato dal maschio sulla femmina. Appena 4 anni dopo il NOW conta 5000 militanti (tra i quali anche 100 uomini), 50 sezioni in 25 stati. L'organizzazione lotta per l'aborto legale e gratuito, il controllo delle nascite, la parità di accesso agl'impieghi e all'istruzione superiore, il riconoscimento giuridico della professione di "madre di famiglia" con diritto di pensione e nidi d'infanzia pubblici e gratuiti per le lavoratrici madri. Ci si batte fin dall'inizio per "avere più potere". Ma l'obiettivo non è condiviso da tutte. Nel 1968 Ti-Grace Atkinson si separa dal NOW e fonda con molte altre un nuovo gruppo, Feminist, che punta alla distruzione del potere, "in quanto risultato del secolare dominio maschile sulle donne". Successivamente si formano altri gruppi, riuniti poi nella sigla generale di WL (Women's Liberation), che diversamente dal NOW hanno posizioni radicali di sinistra. Per es. le Radical Feminists divise in 11 brigate rionali a New York discutono a lungo sulla sessualità femminile. Altro tema di discussione è se le donne siano oppresse prevalentemente dal capitalismo o dal patriarcato. Grande influenza su tutte le femministe ha in questo periodo Sexual politics di K. Millet (1969), uno dei primi e più compiuti tentativi di analisi dell'oppressione femminile da parte del sistema patriarcale. Si evidenziano due posizioni, quella delle sessiste che attribuiscono ogni responsabilità al maschio e quella delle politiche che individuano nel capitalismo il nemico principale.
Da queste due nascono molte nuove formazioni: WITCH (Women's International Terroristic plot Coming from Hell), nota per le azioni di guerriglia contro i concorsi di bellezza e per avere "infiltrato" alcune sue militanti nelle compagnie telefoniche; le Redstockings divise in "piccoli gruppi di crescita di coscienza" (small consciousness raising group). Ogni gruppo è formato da circa dieci donne che si riuniscono periodicamente e attraverso il confronto collettivo delle proprie esperienze quotidiane ricercano le origini e le cause della propria oppressione e del proprio condizionamento superando così la separazione e l'isolamento. "Poiché la causa ultima di tutti i mali del mondo", sostengono le Redstockings, "è la supremazia del maschio nella società, è indispensabile per le donne prenderne coscienza collettivamente". Altri gruppi sono: Radical mothers, Radical lesbians, in qualche caso organizzate in comunità, la National organization black feminists, Bread and roses attivo soprattutto a Boston, la Young socialist alliance, il National political women's caucus. Ancora verso la fine degli anni Sessanta appare un singolare manifesto: SCUM (Society for Cutting Up Men) tradotto in seguito in molti paesi. Si tratta di un documento-farsa, grottesco e disperato, all'apparenza un manuale di guerriglia per "distruggere il sesso maschile".
Nonostante la varietà dei gruppi femministi si verificano momenti di unità come accadde per es. il 26 agosto del 1970 (50° anniversario del diritto di voto alle donne) con la proclamazione di uno sciopero "domestico" nazionale in 80 città degli SUA. Nel luglio del 1972 inizia le sue pubblicazioni MS, il primo periodico femminista americano che vende oggi centinaia di migliaia di copie. Negli ultimi anni soprattutto si sviluppa una larga campagna per la libertà d'aborto e il Movimento femminista crea cliniche femministe (Summit Medical Center a Washington), per praticare il self-help, una forma di medicina delle donne per conoscere il proprio corpo, curarsi e se necessario abortire senza ricorrere alla medicina ufficiale. La tecnica e la teoria del self-help come la questione dell'aborto sono oggetto di discussione in tutto il movimento.
Il f. mondiale s'incontra in convegni internazionali per confrontare le diverse posizioni. Nel dicembre del 1974 a Francoforte il primo convegno femminista europeo decise d'inviare a K. Waldheim, segretario generale dell'ONU, una lettera aperta contestando l'"anno della donna" promosso per il 1975 dall'ONU stessa. Nell'estate dell'anno successivo giungono a Città di Messico femministe da tutto il mondo per opporsi alle "celebrazioni ufficiali" per l'"anno della donna", aperto sui temi "donne, uguaglianza, sviluppo e pace". In risposta all'iniziativa dell'ONU nel marzo del 1976 a Bruxelles le femministe si riuniscono in un "tribunale contro la violenza" alle donne, portando numerose testimonianze. Scopo del tribunale è dimostrare che lo stupro è solo la più appariscente violenza che una donna può subire, alla quale si deve aggiungere la quotidiana emarginazione dal lavoro, dalla cultura, dalla società. In quella occasione le donne del Terzo Mondo sottolineano la necessità di una lotta unitaria con gli uomini contro i regimi dittatoriali.
In Europa occidentale, contemporaneamente in Francia, Inghilterra, Germania, Olanda, Paesi Scandinavi e Italia, gruppi di donne si organizzano spontaneamente per la propria liberazione.
In Francia il f. nasce all'interno del movimento studentesco. Il Mouvement de Libération des Femmes (MLF) raccoglie migliaia di militanti che anche se con posizioni diverse praticano la rigorosa separazione dai maschi e si organizzano in modo autonomo. Si forma il MLAC (Mouvement pour la Liberté d'Avortement et Contracception) che in collaborazione con l'MLF pubblica nell'aprile del 1970 un manifesto nel quale 343 donne dichiarano di essersi sottoposte, contro la legge allora vigente, ad aborto. Tra le firmatarie nomi famosi della cultura e dell'arte. Negli anni successivi il movimento femminista continua la battaglia per la liberalizzazione dell'aborto creando un'organizzazione capillare, in collaborazione con alcuni medici, in grado di praticare aborti con le tecniche più moderne (aspirazione con il metodo Karman). Grande scalpore anche internazionale suscita il processo per aborto, intentato nell'ottobre del 1972 a Bobigny, a una minorenne e trasformato dall'MLF in processo politico. Tra gli altri gruppi che fanno parte dell'MLF (Femmes révolutionnaires, Gouines Rouges, ecc.), è da ricordare Psychanalyse et politique, soprattutto perché ritiene fondamentale per la liberazione non più solo la politica tradizionalmente intesa ma anche l'analisi delle motivazioni inconsce e la lotta ai valori maschili interiorizzati nel tempo dalle donne. L'8 marzo 1974 nasce la Lega per i diritti delle donne, che, presieduta da S. de Beauvoir, organizza l'SOS Femmes, per aiutare le donne in difficoltà (violenze sessuali e di altro genere, consigli legali, ecc.). Nel novembre dell'anno successivo, nel teatro della Mutualité a Parigi, si tiene il primo congresso delle prostitute francesi, con la solidarietà delle femministe. Tra le molte iniziative del movimento femminista, oltre alle Maisons des femmes, da segnalare la creazione di una casa editrice femminista (Editions des femmes) che dal 1972 stampa testi scritti da donne per le donne e dal 1974, con periodicità irregolare, le Quotidien des Femmes.
In Inghilterra è ancora il 1970 a segnare l'inizio del f. con il confluire nel Women's liberation movement di donne che militavano nel movimento degli studenti e del partito laburista. I temi delle lotte sono analoghi a quelli degli altri paesi: parità salariale a parità di lavoro, tutela delle ragazze madri, legislazione sull'aborto, lotta alla divisione dei ruoli, recupero della sessualità femminile contrapposta e condizionata da quella maschile, valorizzazione di tutto il corpo, lesbismo. Nel 1969 si era ottenuta, con l'abortion act, una legislazione favorevole alle donne e l'anno successivo diventa legge il principio di uguale salario per uguale lavoro, richiesto con forza nel convegno femminista di Oxford nel luglio precedente. Nel 1970, durante la contestazione del concorso di bellezza per l'elezione di Miss Mondo, si leggono i primi cartelli contro lo "sciovinismo maschile". È del 1971 il primo centro londinese per la tutela delle "donne malmenate" e contro ogni violenza, anche carnale; dopo appena quattro anni sono sorti 40 centri analoghi in tutta la Gran Bretagna. L'iniziativa si sta attualmente diffondendo anche negli altri paesi europei, dove si creano i rape center (centri antistupro). Tra le campagne dei gruppi aderenti al WL da ricordare quella contro la pubblicità di indumenti intimi femminili, condotta ricoprendo i manifesti con striscioline di carta. Anche le femministe inglesi ritengono infatti che la pubblicità sfrutta la donna come oggetto sessuale. Sul tema dello sfruttamento si organizza il PUSSI (Prostitute Unite per l'Integrazione Sociale e Sessuale).
La prima manifestazione pubblica del WL si ha a Londra nel febbraio del 1971 per chiedere uguaglianza reale nella famiglia, maggiore presenza di donne nel sindacato, servizi sociali e libero accesso a tutte le professioni. Il f. inglese si organizza in workshops (luoghi d'incontro e di dibattito) diffusi ora in tutte le città e i centri minori. La rivista Shrew, redatta a turno da gruppi diversi, coordina nelle sue fasi iniziali il movimento femminista, ma oggi sono numerosissime le testate femministe anche se a circolazione locale.
Anche nei Paesi Bassi il f. è molto attivo. Sono conosciuti soprattutto due gruppi, l'MVM Man-Vrouw-Maatschappij ("Uomo-Donna-Società"), nato negli anni Sessanta e le Dolle Minas ("Mine matte") che prendono il loro nome da Mina (Guglielmina) Drucker, una suffragetta dell'inizio del secolo.
L'MVM contesta l'attuale società, responsabile dell'alienazione di uomini e donne; quindi lotta per la modificazione della struttura sociale. Si organizza in gruppi di ricerca e di attività teorizzando la maggiore "infiltrazione" possibile in tutte le istituzioni. Le Dolle Minas sono note invece per le loro azioni di disturbo contro i clubs maschili e per avere tappezzato, nel passato, i bagni pubblici, riservati ai soli uomini, di nastri rosa.
Nel 1970 si contrappongono, all'interno del gruppo, due posizioni, la strutturalista e la mentalista, la prima privilegia la lotta al sistema sociale, la seconda propone una modificazione interiore per uomini e donne che preceda ogni radicale cambiamento della società. Prevale la prima posizione che attualmente si esprime con lo slogan "la vera liberazione è possible solo nella società socialista". Il loro giornale si chiama Evoluzione. Come altrove le lotte quotidiane per i servizi sociali, il controllo delle nascite, la formazione professionale femminile, vedono l'unità tra tutti i gruppi.
In Svezia le femministe più attive sono nel Gruppo 8, organizzato in "piccoli gruppi" autonomi di studio e di azione. Le femministe svedesi ritengono che la donna sia sfruttata "come salariata e come casalinga", sostengono perciò che la lotta per il socialismo e quella per la liberazione sono "profondamente connesse" oltre che essere alla base della liberazione di tutti gli esseri umani. Il Gruppo 8 ha un suo giornale dove documenta le attività dei collettivi sui temi: aborto, scuole materne, parto indolore, bassi salari.
Il primo intervento ufficiale del femminismo tedesco è del 1968, quando a un congresso dell'SDS (movimento studentesco) a Francoforte, un gruppo di donne, l'Aktionrat zur Befreiung der Frauen denuncia il "maschilismo" delle organizzazioni politiche, rivendicando il diritto a battersi per la propria liberazione. Si formano allora nelle maggiori città della Germania organizzazioni di sole donne come lo SFB ("Lega delle donne socialiste") a Berlino, e il Weiberrat a Francoforte. Nel 1971 si lancia una campagna nazionale per la libertà d'aborto che prende il nome di Aktion 218. Da questo momento il f. tedesco comincia a estendersi in tutto il paese fino ad arrivare al primo congresso nazionale (Francoforte 1972) dove sono presenti 35 gruppi da più di 20 città, tra i quali Brot und Rosen e l'FBA ("Azione-Liberazione della donna"). Anche in Germania emergono posizioni diverse all'interno del movimento femminista. Nel congresso nazionale di Francoforte del 1973 si verifica una spaccatura tra le militanti di formazione marxista e quelle più vicine al f. radicale americano. Ciononostante le donne sono attive nell'organizzare strutture alternative (negozi, asili nido, ecc.), aprire consultori e centri della donna, gestire i propri organi d'informazione. Si formano anche i primi gruppi lesbici; nell'estate del 1974 a Itzehoe le femministe manifestano contro le prevenzioni della corte durante un processo per omicidio contro due donne lesbiche. Numerose le iniziative in campo culturale; in primo luogo la stampa femminista (EFA, Frauenzeitung, Lesbenpresse, Frauen und film, ecc.). Nel 1973 si è tenuto a Berlino il primo seminario internazionale di film delle donne e l'anno successivo il gruppo femminista Uni-Frauen ("Donne dell'università") ha ottenuto l'istituzione di una cattedra sulla condizione della donna e "l'ideologia della femminilità". Nel 1975 si costituisce a Monaco la prima casa editrice femminista (Frauenoffensive) che stampa le elaborazioni del movimento. Una delle teoriche più famose è A. Schwarz.
Di recente si è formato a Berlino il gruppo Frauen in der Kunst che organizza mostre e dibattiti. Agl'inizi del 1976, dichiarata l'incostituzionalità del progetto di legge sull'aborto, il movimento femminista ha risposto con manifestazioni di piazza e la diffusione del self-help.
Anche in Italia per il f. l'anno cruciale è il 1968, l'anno della rivolta studentesca. Ma già nel 1966 è presente a Milano un gruppo di sole donne, il DEMAU (DEMistificazione AUtoritarismo patriarcale). L'obiettivo è superare le tradizionali concezioni "emancipazioniste" delle organizzazioni storiche femminili, in particolare dell'UDI (Unione Donne Italiane).
Nel 1970 si costituisce l'MLD (Movimento di Liberazione Della Donna) che, federato al Partito radicale, ammette al suo interno anche gli uomini come possibili alleati nella lotta per la liberazione. L'MLD, nel suo primo congresso (1971), denuncia la "natura specifica dell'oppressione della donna a livello economico, psicologico e sessuale" e propone un disegno di legge per la legalizzazione dell'aborto, richiede la liberalizzazione degli anticoncezionali e l'istituzione di asili nido antiautoritari. Ugualmente aperto agli uomini ma con una maggiore attenzione agli aspetti sociali della discriminazione verso le donne nasce nel 1970 il FILF (Fronte Italiano di Liberazione Femminile). Crisi occupazionale, crisi della famiglia, esplosione demografica e inquinamento, sono i temi fondamentali sui quali si muove il Fronte. Organo d'informazione del gruppo è la rivista Quarto Mondo. Tra i gruppi di più antica data Rivolta Femminile (estate 1970) che, a differenza di quelli già citati, è rigidamente separatista, esclude cioè dall'organizzazione gli uomini.
Solo partendo dalle condizioni specifiche di donne, infatti, le femministe pensano di potersi sottrarre a ogni forma di subordinazione alla società attuale, rifiutando di delegare ad altri la propria liberazione.
Le militanti di Rivolta Femminile si dividono in piccoli gruppi di "auto coscienza", per individuare attraverso il confronto tra le singole esperienze elementi di unità tra le donne. Per la prima volta in Italia si afferma che tutte le donne subiscono un'oppressione a "prescindere da proletariato, borghesia, tribù, razza, età e cultura". Rivolta Femminile rifiuta ogni tipo di organizzazione o di proselitismo come dichiara nel suo manifesto di fondazione, mentre altri gruppi di donne si formano spontaneamente in alcune città del Nord.
Intanto a Trento, all'interno dell'università occupata dal movimento studentesco, il collettivo Cerchio Spezzato elabora uno tra i più noti documenti ("non c'è rivoluzione senza liberazione della donna") del f. italiano. Il risultato dell'elaborazione dei temi espressi in quel documento è il libro La coscienza di sfruttata, la prima analisi femminista sulla condizione della donna in Italia. L'anno successivo si svolge a Milano il primo convegno nazionale femminista, un "incontro tra donne" che ha già i caratteri antileaderistici e antiburocratici che assumerà poi tutto il movimento. Argomento delle discussioni, l'autonomia politica e organizzativa e il separatismo. "Il nostro deve essere un movimento di sole donne perché non può esserci un'unità tra uomini e donne se non c'è prima unità tra donne". La proposta che scaturisce dall'incontro è l'organizzazione in "piccoli gruppi di autocoscienza" che oggi è uno dei cardini del f. in tutto il mondo. Anche se le militanti provenienti dalle organizzazioni politiche tradizionali della sinistra privilegiano soprattutto l'intervento sociale, si preferisce sensibilizzare le donne sulla richiesta di "salario al lavoro domestico" (Lotta Femminista, Comitato Triveneto per il salario, con collegamenti internazionali) e intervenire nelle fabbriche a prevalente occupazione femminile (MLDA, Movimento di Liberazione della Donna Autonomo). Tra i gruppi che fin dall'inizio hanno scelto esclusivamente la pratica dell'autocoscienza i più conosciuti sono quello di via Cherubini e l'Anabasi a Milano, il Movimento femminista romano e le Nemesiache a Napoli.
L'esistenza in Italia di una tradizione di lotte del movimento operaio si fa sentire in tutto il movimento femminista a differenza di altri paesi. Infatti la necessità di collegare la liberazione della donna a un cambiamento sociale generale e profondo è un tema sempre presente in tutti i gruppi femministi (tra questi i Collettivi femministi comunisti).
Pur nella diversità d'impostazione restano validi per tutte i contenuti fondamentali del movimento femminista: autonomia politica e organizzativa, critica radicale della famiglia come centro dell'oppressione, lotta al doppio lavoro e ai ruoli sessuali, rifiuto della sessualità finalizzata alla riproduzione, omosessualità, libertà e gratuità dell'aborto e della contraccezione, lotta contro ogni violenza.
Il 5 giugno 1973 il processo a G. Pierobon, accusata di procurato aborto, si trasforma in una manifestazione di protesta con il confluire a Padova di femministe da tutta Italia. Da questo momento il f. promuove varie iniziative per la liberalizzazione dell'aborto, culminate in una grande manifestazione di piazza con decine di migliaia di donne a Roma nella primavera del 1975. Si diffonde il self-help: gruppi di donne s'incontrano per approfondire la conoscenza tecnica e psicologica del corpo femminile in modo da poter controllare la propria salute. Altre donne che rivendicano una medicina che risponda alle loro esigenze creano i Centri di salute della donna che con i consultori femministi iniziano l'autogestione dell'aborto. Opera in molte città il CISA (Centro Italiano Sterilizzazione e Aborto) che offre assistenza e consigli pratici alle donne che vogliono abortire, mentre il CRAC (Comitato Romano Aborto e Contraccezione), dopo un periodo di autogestione di propri consultori, si batte ora per la gestione e il controllo di tutte le donne nei consultori pubblici previsti da apposite leggi regionali.
Negli ultimi due anni il f. si estende ancora nei quartieri e nei luoghi di lavoro, coordinandosi nelle diverse città, come accade a Roma con il Centro della donna di Via Capo d'Africa.
Il f. in Italia ritiene che la manifestazione di piazza non dev'essere un "gesto clamoroso", ma il risultato di una reale ed estesa maturazione delle donne. A questo riguardo alcuni collettivi respingono la manifestazione in sé, tra questi quello di Via Cherubini a Milano, che teorizza la massima valorizzazione dell'"inconscio femminile". Dal 1974 a oggi sono state solo tre le manifestazioni nazionali e di queste va menzionata per la sua originalità quella che si è svolta di sera a Roma alla fine del 1976 contro la violenza, con lo slogan "riprendiamoci la notte, riprendiamoci la vita". Per scambiare esperienze, per concordare obiettivi comuni, per incontrarsi "tra donne" centinaia di femministe si riuniscono ogni anno (a Pinarella nel 1974 e 1975, a Paestum nel 1976). Punti d'incontro e di dibattito del movimento sono la libreria femminista La Maddalena a Roma e quella in Via della Dogana a Milano.
Abbastanza varia la stampa femminista, che con una rivista mensile (Effe) è presente anche al convegno della stampa femminista europea a Parigi (marzo 1977). Altre pubblicazioni di movimento sono Sottosopra, Differenze, Le Operaie della casa. Recente anche la costituzione delle Edizioni delle donne, che ha già diffuso numerosi testi italiani e stranieri. Le femministe inoltre sono presenti in varie città con trasmissioni radio autogestite (la più conosciuta è "Radio Donna" a Roma). In conclusione il f. italiano ha influito nel paese soprattutto per quanto riguarda la legislazione sull'aborto ma anche modificando il costume e la "tradizionale immagine della donna".
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