FEMMINISMO
(XIV, p. 990; App. IV, I, p. 766)
Dopo l'esplosione degli anni Settanta, la lotta per il diritto alla sessualità e all'aborto, contro la violenza sulle donne e per il cambiamento globale della società sessista, negli anni Ottanta il f. entra in Italia e nei paesi Occidentali in una nuova fase, caratterizzata dalla scomparsa delle manifestazioni di massa − con l'eccezione di alcune occasioni, come per es. i raduni delle femministe statunitensi in difesa dell'aborto − e dalla ricerca di una strategia di radicamento nella vita culturale e nelle istituzioni sociali e politiche. Si moltiplicano i centri e le associazioni, si dà vita a programmi di studi e ricerche, mentre si afferma una corposa produzione editoriale gestita, con risorse e capacità di circolazione differenziate, esclusivamente da gruppi femminili. Prende forza, in particolare in Italia, il dibattito sulla qualità della pratica politica delle donne e sul tipo di relazioni che caratterizza il loro agire politico. Sul piano istituzionale, nella tradizione del f. dei diritti e della parità, si rilancia la politica delle ''pari opportunità'' e a favore dei ''diritti di cittadinanza'' delle donne: commissioni per le pari opportunità, tutela sul lavoro contro le discriminazioni sessuali, raccomandazioni sulla ridistribuzione del lavoro domestico e a favore della maternità come scelta consapevole. Infine si pone il problema del riequilibrio della rappresentanza attraverso ''quote'' riservate alle donne nelle istituzioni politiche. Eventi internazionali di grande portata, come il disarmo nucleare, la caduta dei regimi dell'Est, la guerra del Golfo e la mondializzazione dei problemi ecologici fanno emergere una corrente pacifista femminista. Si tenta a livello internazionale un dialogo tra donne dei paesi dell'Ovest e degli ex paesi comunisti (Bruxelles 1990, Bonn 1991), tra femministe ecologiste provenienti da tutto il mondo (Miami 1991) e tra femministe del primo e del Terzo Mondo, incontro quest'ultimo patrocinato dall'ONU (Nairobi 1985). Il diffondersi delle tecnologie per la riproduzione (biogenetica, inseminazioni artificiali, uteri in affitto) coagula una vasta opposizione femminista internazionale. Nasce il Finrage, rete di collegamento tra femministe che studiano questi problemi (1984), che dà vita a un'assise internazionale sul tema (Bruxelles 1986).
Il f. perde la sua caratteristica unitaria di movimento per "la politica del sesso" (K. Millet 1970), e si differenzia nei contesti nazionali. In tutti i paesi industrializzati il protagonismo sociale femminile, non solo femminista, cresce parallelamente all'aumento della partecipazione delle donne al lavoro. Fa parte di quest'ultimo fenomeno la nascita di forti organizzazioni femminili, le quali, in opposizione al f., si battono per il riconoscimento dei compiti e dei valori femminili tradizionali. È il caso delle Concerned Women for America negli Stati Uniti e della Federcasalinghe in Italia.
Il femminismo in Italia. − In questo contesto emergono differenze profonde all'interno del f. italiano. Il dibattito che investe e influenza anche le politiche femminili dei partiti della sinistra e i sindacati mette in luce più linee di iniziativa politica.
La legge contro la violenza sessuale. - Nel 1980 vengono presentate 300.000 firme a supporto di una proposta di legge di iniziativa popolare elaborata da tre gruppi del movimento femminista: il Movimento di Liberazione della Donna (MLD), l'Unione delle Donne Italiane (UDI), il Movimento Femminista Romano (MFR). Il progetto iscrive la violenza sessuale nei reati contro la persona, elimina la differenza tra violenza carnale e atti di libidine, prevede la procedibilità d'ufficio per i reati di violenza sessuale e norme per la salvaguardia della dignità della vittima nel corso del processo. Iniziata nel 1982, la discussione della riforma in Parlamento a tutt'oggi (1992) non ha prodotto una nuova legge. In Parlamento si è verificata una spaccatura tra sinistre, verdi e partiti laici e la Democrazia Cristiana, sia sul titolo della legge sia sulla procedibilità d'ufficio. La DC ha esercitato un lungo ostruzionismo prima di acconsentire al cambiamento del titolo, e si è opposta irrevocabilmente alla procedibilità d'ufficio nei casi di violenza tra coniugi o conviventi, casi nei quali vuole mantenere la querela di parte. Durante l'ultima discussione nelle aule di Montecitorio e Palazzo Madama (1989) è emerso un aspro conflitto tra femministe fuori e dentro il Parlamento: tra quelle sostenitrici della procedibilità d'ufficio in ogni occasione, anche a prescindere dal consenso della vittima, e quelle che sostengono la querela di parte in tutte le circostanze, per salvaguardare la libera scelta della vittima.
Riviste, centri culturali e centri donna. - Tra il 1981 e il 1991 prendono vita circa 20 testate. Alcune affrontano tematiche specifiche con un taglio femminista (Memoria, DWF), altre sono bollettini di informazione per il movimento (Il paese delle donne), o veicolo di proposte politiche (Sottosopra, Reti), altre ancora raccolgono storie e testimonianze (Lapis, Tuttestorie). Le riviste in alcuni casi diffondono studi ed elaborazioni dei centri culturali e dei centri donna. Nel 1980 inizia la sua attività il Centro Culturale Virginia Woolf di Roma, prototipo dei successivi che nasceranno, in alcuni casi con finanziamenti degli enti locali, a Siena, Bologna, Verona, Livorno. Nei primi 6 anni di attività al centro sono stati svolti in media 20 corsi l'anno, con un'iscrizione annuale media di 380 frequentatrici, con lo scopo di ''riattraversare la cultura'' per fondare un punto di vista femminista sulle discipline e sui saperi. Negli anni successivi questa prospettiva viene abbandonata in favore di un'attenzione specifica alla pratica politica e alle relazioni tra donne; mutamento che investe nello stesso periodo anche gli altri centri.
Un bilancio e un confronto su quanto prodotto dalla ricerca femminista in Italia si ha a Modena in un apposito convegno del 1987. Nel momento della loro massima espansione i centri culturali e i centri donna raggiungono il centinaio e si danno un coordinamento nazionale presso il Centro di Bologna, che è il più ricco di iniziative politiche. Tra queste va ricordata la promozione di incontri tra femministe palestinesi e israeliane (1987), che sfocia nella mobilitazione del gruppo Donne in nero contro la guerra del Golfo (1990).
Parallelamente all'esperienza dei centri vengono costituiti networks disciplinari come la Società Italiana delle Storiche, l'Associazione delle Letterate, la Fondazione Donne e Scienza, che riuniscono studiose inserite nelle istituzioni universitarie o attive a vario titolo nella ricerca. Un esempio a parte, per la precisa connotazione politica, è rappresentato dalla comunità filosofica Diotima di Verona. A Torino ha sede il coordinamento Produrre e Riprodurre, nato dall'esperienza dei collettivi da tempo operanti negli ambienti di lavoro e nel sindacato, che ha organizzato un convegno internazionale sul lavoro femminile nei paesi industrializzati (1983) e ha dato vita al Sindacato Donna (1988). Sul finire degli anni Ottanta una parte consistente del movimento dei centri fonda i gruppi antiviolenza, sul modello delle esperienze statunitensi e nordeuropee, e le case per le donne maltrattate. Queste ultime iniziative sono presenti a Milano, Bologna e Palermo. Infine nasce all'interno dell'ARCI (organizzazione di sinistra per il tempo libero) l'Arcidonna (1983), che si propone come interprete dei nuovi bisogni di aggregazione femminile nella richiesta di servizi, cultura e iniziative per il tempo libero.
La svolta dell'UDI. − Nata a Roma nel settembre 1944 come organizzazione di massa delle donne della sinistra (PCI e PSI) per i diritti femminili, l'UDI sancisce con l'11° congresso (1982) la sua rifondazione e assimilazione al f. proponendosi la ricerca di una nuova identità politica nel confronto tra i vari gruppi che a essa fanno capo. Insieme alla Cooperativa Libera Stampa continua la pubblicazione di noidonne, mensile di informazione ad ampia tiratura. Nel 1988 l'UDI celebra il 12° congresso nel quale si riconosce la convivenza nell'organizzazione di differenti pratiche politiche.
Il movimento lesbico. - Nato nel 1980, realizza congressi annuali, incontri nazionali, stages e settimane di propaganda della cultura lesbica come tappe per la costituzione di una rete tra gruppi. Nel 1983 nasce il CLI (Coordinamento Lesbiche Italiane), che pubblica un bollettino.
L'Organizzazione delle prostitute. - Nel 1982 viene fondato il Comitato per i diritti civili delle prostitute che si batte per la depenalizzazione del commercio sessuale e rivendica la prostituzione come libera scelta, entrando in conflitto con la maggior parte del movimento femminista. Il Comitato pubblica il periodico Lucciola (1983-85).
L'''affidamento tra donne''. - Nel 1983, con la pubblicazione di Sottosopra Verde ''Più donne che uomini'', la Libreria delle donne di Milano prende atto delle conquiste del f. e della nuova domanda di emancipazione diffusa tra le donne. Ostile al f. dei diritti e delle commissioni di parità, propone alle donne di abbandonare i luoghi separatisti e di entrare nei mestieri, nelle professioni, nelle istituzioni culturali e politiche con modalità nuove: chiama ''affidamento tra donne'' la modalità politica adatta a costruire relazioni per raggiungere il comune obiettivo di sovvertire l'ordine esistente. La proposta della Libreria, elaborata ulteriormente in Non credere di avere dei diritti (1987), rappresenta il costante e contrastato riferimento del f. italiano. Grazie alla successiva traduzione in diverse lingue, entra anche nel dibattito femminista in Germania, Inghilterra, Stati Uniti.
La Carta delle donne comuniste. - Diffusa nel 1986, fa riferimento alla proposta della Libreria delle donne di Milano, mettendo così fine alla tradizionale politica emancipazionista del PCI. ''Dalle donne la forza delle donne'' è lo slogan della Carta che si propone di costruire nel partito una politica antagonista e femminista. In occasione delle elezioni politiche del 1987, il PCI, in omaggio alla Carta, promuove una forte presenza femminile nelle liste elettorali che viene premiata dagli elettori (deputate e senatrici comuniste aumentano la presenza in Parlamento del 30%), ma nonostante questo successo, controversie sorgono tra le donne comuniste per quanto attiene alla legge contro la violenza sessuale e alla politica delle ''quote'', testimonianza della non risolta contrapposizione tra antagonismo femminista e riformismo femminile. Con la svolta del 1989, che porta alla nascita del PDS e alla successiva scissione tra PDS e Rifondazione Comunista, le divergenze si sovrappongono alle correnti che dividono il partito, pro o contro la svolta stessa. In Rifondazione Comunista la priorità attribuita al tema del rilancio del comunismo mette in ombra la questione femminista, mentre, non senza contrasti, nel PDS prevale alla fine la linea riformista in materia di politica delle donne, che allinea questo partito al PSI e, più in generale, alla sinistra europea.
Il femminismo negli altri paesi.-Nei paesi del Nordeuropa lo scontro tra linee politiche femministe è meno evidente, ha una minore incidenza sui partiti e coinvolge meno l'insieme della società femminile. Gran parte dell'approfondimento delle questioni politicoteoriche del f. si concentra nei Women's studies, organizzati nelle università olandesi, belghe, tedesche e inglesi. L'evoluzione del f. ha caratteristiche di volta in volta specifiche nei diversi paesi.
La Svezia è il paese in cui si registra il più alto tasso di donne in Parlamento (35%), mentre a livello governativo, dopo le elezioni del 1986, otto ministri su undici sono donne. In Germania, attraverso la rivista Emma, viene lanciata la campagna PorNO (1985) contro la pornografia e per una legge in difesa della dignità della donna. In questo paese, inoltre, gran parte del f. confluisce nel movimento ecologista e pacifista e successivamente nel partito Verde, in cui il 50% degli eletti sono donne (1982). In Gran Bretagna esplode il pacifismo femminista contro l'installazione dei missili Cruise, e viene costruito un campo di donne sul terreno della base militare di Greenham Common (1982-83). In Svizzera la tradizionale pace sociale viene rotta da una giornata di sciopero delle donne, indetto contro le discriminazioni sessiste (1991).
Negli Stati Uniti il f., già presente nei programmi accademici dei Women's studies, nei servizi sociali, negli studi legali, nell'imprenditoria, nelle banche e nell'editoria, accentua il suo carattere settoriale e per specifiche competenze. Sempre più negli anni Ottanta perde i suoi contatti con il grass root feminism (f. di base) e sancisce la definitiva separazione dalla società femminile di colore. Proliferano gruppi e leghe che lottano contro lo stupro e la pornografia. Si diffondono nelle aziende le affirmative actions per le donne (sul modello delle misure di antidiscriminazione razziale) che favoriscono l'espansione dei cosiddetti ''colletti rosa'', soprattutto nel terziario. In occasione delle decisioni della Corte suprema di limitare il diritto d'aborto (l'ultima sentenza è del 1991) si verifica una reazione e mobilitazione di massa, soprattutto dopo che le leggi federali possono proibire l'interruzione di gravidanza nelle cliniche pubbliche o in quelle finanziate con il denaro dei contribuenti. Sull'onda di queste mobilitazioni, dopo anni di appannamento, riprende quota, rinnovando il suo gruppo dirigente, il NOW (National Organization for Women), fondato da B. Friedman nel 1967 e considerato troppo emancipazionista dalle femministe radicali. Nel gennaio del 1992, in un grande albergo di Washington, il NOW ha festeggiato il venticinquesimo compleanno del f. statunitense.
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