LASSALLE, Ferdinand
Filosofo e agitatore politico tedesco. Il suo vero cognome era Lassal (Lassel, Lasel). Nacque a Breslavia l'11 aprile 1825 da genitori ebrei. Lasciata la scuola di commercio di Lipsia, intraprese gli studî classici e seguì i corsi di filosofia nelle università di Breslavia e di Berlino, dove fece la prima e decisiva assimilazione del pensiero hegeliano, e si dedicò, sotto la guida dell'ellenista Boeckh e di A. von Humboldt, a studî su Eraclito. Ventenne si recò a Parigi, ove gallicizzò il suo cognome in Lassalle, frequentò Heine, conobbe Proudhon e maturò il suo radicalismo politico nella direzione del socialismo, di cui allora era già banditore Carlo Marx. Tornato a Berlino, fu attardato nei suoi studî dall'affare Hatzfeldt, una clamorosa vicenda coniugale, alla quale partecipò, improvvisandosi patrono dei diritti della contessa Sofia Hatzfeldt contro le soverchierie del marito, Edmondo. Dopo una lotta durata nove anni, fino al 1854, con un processo, che diede origine a una sua autodifesa, L. costrinse il conte a segnare un concordato, per il quale alla contessa Hatzfeldt era riconosciuta l'indipendenza e le era fatto un ottimo trattamento economico. Da allora, la contessa divenne una specie di Ninfa Egeria del L., il quale trasse anche notevoli vantaggi economici dalla soluzione della vertenza.
Nel 1848 il L. si trovò a Düsseldorf, dove era considerato il capo del partito rivoluzionario. In quell'anno egli ebbe i primi contatti e colloquî con C. Marx (il loro epistolario va dal 1849 al 1862) e con F. Engels e ne subì la diretta azione, approfondendo la tesi marxista dell'interpretazione economica della storia. La viva partecipazione alla propaganda rivoluzionaria nella crisi del '48 e '49 gli fruttò un paio di processi e sei mesi di prigione.
Poté quindi riprendere gli studî interrotti. L'Eraclito fu finito dopo due anni di lavoro intenso, ch'egli compensò nel 1856 con un lungo viaggio in Oriente, a Costantinopoli, in Asia Minore, in Siria e in Egitto. Ritornato a Berlino, curò l'edizione dell'Eraclito (Die Philosophie Herakleitos des Dunklen von Ephesos, voll. 2, Berlino 1858), una dottissima sistemazione del pensiero frammentario dell'Efesio, lavoro congeniale al L., qui più che mai hegeliano, per la viva rispondenza fra i motivi del divenire eracliteo e la filosofia di Hegel. Subito dopo scrisse il Franz von Sickingen (Berlino 1859), una tragedia o, più propriamente, un poema drammatico, a sfondo politico sulla trama dei fatti della guerra dei Cavalieri al tempo della Riforma luterana. Nella tragedia si affacciava la tesi che le rivoluzioni, per trionfare, devono adoperare mezzi rivoluzionarî.
Ai primi sentori della guerra del 1859 in Italia, il L. volle intervenire con un suo scritto per esaminare l'atteggiamento che la Prussia avrebbe dovuto assumere: alla Prussia egli consigliò di restare neutrale, ma armata, per assestare poi a momento opportuno un colpo esiziale all'Austria (Der italienische Krieg und die Aufgabe Preitssens, Berlino 1859), e rivelò, in sostanza, un atteggiamento di puro nazionalista tedesco, antiaustriaco, italofilo.
In quell'anno e nel successivo attese con alacrità all'opera di maggior mole, il System der erworbenen Rechte (Lipsia 1861), in cui mutua da Hegel la concezione del diritto come di un momento della volontà, dalla quale è fatto dipendere il valore dei diritti acquisiti. Ma per il L. gli istituti giuridici sono categorie storiche, non logiche, che mutano in relazione all'evolversi della generale coscienza del popolo: anche il diritto di proprietà deve quindi essere soggetto a tale trasformazione; e come era stato già abolito il diritto di proprietà sulla persona umana, così doveva abolirsi la schiavitìi a cui il capitale condanna il lavoratore. Soluzione rivoluzionaria del problema della validità dei diritti acquisiti, alla quale il L. fu portato non solo da un'originale interpretazione ed estensione della filosofia del diritto di Hegel, ma anche dal nazionalismo sociale di Fichte, la cui filosofia politica egli fece oggetto di particolari studî. Nella vasta corrente della filosofia romantica tedesca, il L. s'inseriva per trarne tutti i possibili motivi rivoluzionarî, come già dall'illuminismo.
Nel novembre 1861 il L. fece un viaggio in Italia, ove frequentò alcuni uomini del partito d'azione (Mario, Bertani) ed ebbe un famoso colloquio con Garibaldi a Caprera per spingerlo, la primavera successiva, ad attaccare l'Austria nel Veneto e nell'Ungheria: E parve che Garibaldi si lasciasse conquidere dalla calda esortazione del L. Ma in realtà nulla di concreto fu poi attuato. Ritornato in Germania, cercò di destarvi una violenta agitazione politica, ponendo a servizio della lotta per l'organizzazione degli operai tedeschi, che condusse dal 1862 al 1864, tutta la cultura che fino allora s'era pazientemente formata. Al qual proposito conviene rammentare che una comprensione integrale del pensiero lassalliano si può avere soltanto inquadrandolo nella corrente della filosofia idealistica tedesca, di cui egli è un epigono, e assegnandogli il suo giusto posto nella serie dei pubblicisti ed economisti, da Saint-Simon a Proudhon e a Blanc, da Malthus a Owen e a Ricardo, tenendo conto dell'azione esercitata su lui da Marx e da Engels.
L'Arbeiter-Programm (Berlino 1862) fu come la squilla della nuova agitazione e quasi il Manifesto lassalliano: da esso procede la storia del movimento operaio della Germania nel sec. XIX. Così il L. scendeva all'azione in Germania, mentre in quegli anni Marx era esule a Londra e Engels dimorava a Manchester. Alla creazione dello stato popolare tedesco, per il L., mezzo principale doveva essere il suffragio universale, che avrebbe segnato un progressivo sviluppo della specie umana nella libertà e la conquista di un benessere maggiore per tutti. Le idee contenute nel Programma operaio parvero rivoluzionarie e gli fruttarono processi e condanne. Nello stesso tempo partecipò attivamente a tutte le questioni che interessavano lo spirito pubblico, esprimendo in proposito il suo punto di vista. In una polemica sulle costituzioni, sostenne che una costituzione scritta vale finché è intonata con la costituzione reale, la quale è la vera espressione degli effettivi rapporti esistenti fra le varie forze di una società. Il diritto di un popolo è costituito da queste forze, poiché sono esse l'incarnazione, in un dato momento storico, della volontà del popolo.
Mancatogli l'appoggio, ch'egli aveva più volte invocato, da parte di Marx, per la sua agitazione operaia, e riuscitogli vano anche il viaggio all'uopo intrapreso a Londra nel luglio 1862 per indurvelo di persona, il L., comprese che doveva fare da sé: accettò l'invito rivoltogli da una delegazione operaia di redigere un programma per la costituzione di un grande partito operaio tedesco. Scrisse allora l'Offenes Antwortschreiben (Zurigo 1863), nel quale concretò la teoria dell'Arbeiter Programm, segnalando i mezzi pratici atti a conseguire il miglioramento delle condizioni morali, politiche ed economiche della classe operaia. Questi mezzi dovevano essere la fondazione di un partito politico indipendente, la richiesta del suffragio universale e la creazione di cooperative operaie finanziate dallo stato, che avrebbero spezzato la legge bronzea del salario e reso all'operaio tutto il frutto del suo lavoro. Il che egli meglio trattò nel suo capolavoro economico Herr Bastiat-Schulze von Delitzsch (Berlino 1864).
Nel maggio 1863, era fondata la prima Associazione generale degli operai della Germania (Allgemeiner Deutscher Arbeiterverein), di cui il L. fu il primo presidente. In infiammati discorsi agli operai e in scritti pulsanti di energia e densi di dottrina, egli intraprese, nel biennio 1863-64, un'intensa propaganda delle idee contenute nel Programma operaio e nella Lettera aperta, attendendo nel contempo all'organizzazione dell'associazione operaia da lui fondata, per la quale scrisse statuti, circolari, e ricavandone ancora una volta processi.
Mentre Marx s'era sempre più irrigidito nel suo comunismo teorico, il L. per ottenere qualche risultato pratico nel campo della realtà politica, tentò (maggio 1863-febbraio 1864) anche un avvicinamento a Bismarck, con il quale aveva comuni alcune idee sulla concezione hegeliana dello stato e l'avversione al partito liberale progressista. Bismarck non era alieno dalla concessione, richiesta dal L., del suffragio universale, che infatti venne, troppo tardi però per il L., che nel frattempo era morto (31 agosto 1864), in seguito alle ferite riportate in un duello col principe Ianco Racoviţa, fidanzato di Elena von Dönniges che il L. voleva fare sua moglie contro la volontà dei genitori di lei.
Opere: Gli scritti più notevoli del L. si possono dire ora tutti pubblicati. Alla raccolta curata da E. Bernstein (F. L., Gesammelte Reden und Schriften, voll. 12, Berlino 1919-1921), si è ora aggiunto l'interessante epistolario del L. con Marx, Engels, Rodbertus, Heine, A. v. Humboldt, con la contessa Hatzfeldt ecc., che, insieme con altri scritti postumii è stato pubblicato a cura del prof. G. Mayer (F. L. Nachgelassene Briefe und Schriften, voll. 6, Stoccarda 1921 segg.): di questo nuovo materiale dovranno tener conto i futuri biografi del L. La traduzione italiana, meno incompleta, di scritti del L. si trova nella collezione Marx, Engels, Lassalle, Opere, a cura di E. Ciccotti, V, VI, Milano 1914, 1921.
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