APORTI, Ferrante
Nato a S. Martino dell'Argine (Mantova) il 20 novembre 1791. Professore di esegesi biblica e di lingue orientali nel seminario di Cremona; dal 1821 direttore delle scuole elementari superiori di Cremona e, poi, dell'intera provincia. Autore di numerose opere di argomento religioso e storico, di scarso valore e interesse. Il suo nome è legato all'istituzione e alla diffusione delle "Scuole infantili" denominate in seguito più comunemente "Asili infantili". Questi asili costituiscono una delle manifestazioni più caratteristiche del Risorgimento italiano. Il fondatore li volle nettamente distinti da analoghe istituzioni prescolastiche indigene e straniere, "Sono meramente asili di custodia", diceva di queste ultime in una lettera al Lambruschini del 1836, "non da confondersi colle scuole infantili, dappoiché in essi non si esercita veruna cura, dello sviluppo intellettuale e morale". La novità era nel sostituire a uno scopo filantropico uno scopo educativo: l'errore nel confondere l'asilo con una vera e propria scuola, destinata fatalmente a degenerare in una "piccola università", come ebbe egli stesso a deplorare più tardi. L'originalità dell'A. non s'ha però da cercare nel suo pensiero pedagogico, che tentò di esporre anche in forma sistematica in varie opere, p. es. nel Manuale di educazione ed ammaestramento per le Scuole Infantili (1834), nella Guida pei Fondatori e Direttori delle Scuole Infantili di Carità (1836), negli Elementi di pedagogia (1847). Il suo pensiero educativo e la didattica dell'asilo non hanno solida base filosofica, non si sollevano mai al di sopra delle osservazioni e dei precetti empirici, senza intrinseca coerenza e unità, suggeritigli un po' dall'esperienza, un po' dalla metodica tradizionale, cui era stato iniziato dal Milde. La sua originalità è altrove. È nella fede incrollabile di una missione da compiere a beneficio della sua patria, nel vigore e nella sincerità del suo apostolato di redenzione delle plebi dall'abiezione dell'ignoranza, nella ferma persuasione, di cui ebbe più chiara consapevolezza solo col procedere degli anni e col precipitare degli avvenimenti, che soltanto l'educazione fosse in grado di ridare una salda coscienza unitaria, morale e politica, a un paese interiormente scisso da secoli di discordie intestine e di prepotere straniero. Questa fede lo accomuna con gli spiriti più magnanimi del nostro Risorgimento e dà ai suoi asili un significato che trascende di molto l'àmbito strettamente pedagogico. Qui è il segreto della sorda ostilità dei retrivi alla sua opera, della portentosa rapidità con cui si diffusero i suoi asili, del fervore religioso con cui ne accolsero l'idea e ne promossero l'attuazione gli spiriti più preveggenti del tempo, dal Romagnosi, dal Lambruschini, dal Capponi al Cavour e al Mazzini. L'istituzione di un asilo, scrisse più tardi Domenico Berti, "era un avvenimento politico, un atto di amor patrio, una protesta contro la fazione retrograda". In poco più di un ventennio (il primo fu istituito a Cremona nel marzo del 1829) gli asili fiorivano rigogliosamente in quasi tutti gli stati italiani. I soli Stati Sardi nel 1853 ne annoveravano 99 con 13.956 bambini.
Esule in Piemonte nel 1848, dopo i rovesci delle armi piemontesi, nel dicembre di quell'anno fu nominato senatore dal Gioberti e poco dopo presidente del consiglio dell'Ateneo di Torino. È sepolto a Torino, dove morì il 29 novembre 1858.
Bibl.: Recentemente sono stati ristampati dal Vidotto gli Elementi di pedagogia, Roma 1899, col titolo Pedagogia elementare, e dal Franzoni, il Manuale di educazione, Torino 1927. Il meglio di lui sarà raccolto in Scritti di educazione e di istruzione con introduzione e note di A. Gambaro, Venezia. Su di lui: A. Gambaro, I due apostoli degli asili infantili in Italia, in Levana, gennaio-aprile 1927 segg.; id., F. Aporti, in La Nuova Scuola italiana, 1927, nn. 35, 36, 37; id., Ferrante Aporti, Mantova 1928 (con esauriente bibliografia); E. Codignola, Aporti e noi, ibidem, 1927, nn. 38 e 39.