FERRO
I manufatti in f. prodotti durante il Medioevo erano nella loro totalità oggetti in f. battuto, giacché le alte temperature necessarie alla fusione poterono essere ottenute in buona misura soltanto a partire dal 15° secolo.Il minerale ferroso veniva frantumato in piccoli pezzi e sottoposto a cottura a fuoco aperto per permettere l'evaporazione dell'acqua e rendere quindi più friabile il minerale. Esso veniva in seguito posto, alternato a strati di carbone, in piccole fornaci di argilla o di pietra, dalla rudimentale forma cilindrica e dell'altezza di m. 1 ca., per permettere la fuoriuscita delle scorie. La fornace veniva accesa e mantenuta a una temperatura costante con mantici, azionati dapprima manualmente e più tardi da ruote idrauliche; dopo il processo di estrazione il f., caldo, molle e spugnoso, doveva essere ripetutamente battuto con martelli per poter raggiungere la giusta consistenza. Il prodotto finale era un metallo notevolmente puro, spesso più resistente del f. lavorato con i metodi moderni, che lasciano impurità. Ogni combustione poteva tuttavia produrre minime quantità di f., sicché durante il Medioevo esso rimase un metallo di diffusione limitata e di importanza relativa.Per la produzione di lame da taglio per utensili il f. doveva essere ulteriormente carbonizzato tramite riscaldamento a stretto contatto con il combustibile. Ciò creava una superficie di acciaio sulla lastra, che doveva essere quindi piegata e nuovamente martellata di modo che il f. 'carbonizzato' si diffondesse per tutto il metallo. Gli oggetti più comunemente realizzati erano coltelli, utensili, armi e attrezzi per l'agricoltura, compresi i ferri per i cavalli. L'uso del f. per finalità decorative costituì per tutto il Medioevo un lusso e il suo impiego è per lo più evidente nelle porte, nei cassoni, nei cancelli (v.) e nelle grate; tali oggetti potevano essere destinati anche a committenti laici, tuttavia la maggior parte dei manufatti proviene dall'ambito ecclesiastico.In Gran Bretagna, Scandinavia, Germania, Francia e Spagna si conservano più di un migliaio di esempi di porte medievali con applicate volute e figure in f., un genere di decorazione per il quale non si hanno testimonianze relative al mondo antico. Una ragione di tale assenza sembra dovuta al fatto che nell'Antichità le porte in legno di una certa importanza ruotavano intorno a un montante e non richiedevano alcun rinforzo in f., mentre nel Medioevo, nell'Europa settentrionale, le ante giravano su un cardine a traversa che si prestava naturalmente alla decorazione.Le opere in f. su porte - conservate soprattutto in parrocchiali e in alcune cattedrali - sono state probabilmente realizzate da artigiani locali e quindi il loro repertorio decorativo deriva spesso dall'arte e dalla tradizione popolare. Gli esempi figurativi pervenuti dimostrano come molti ornamenti venissero scelti per il loro valore simbolico: la porta di chiesa costituisce infatti tanto un ingresso metaforico al Regno dei cieli, quanto una difesa contro il male. Guglielmo Durando, vescovo di Mende, scrisse nel sec. 13° che la porta di chiesa è simbolo di Cristo, che nel Vangelo afferma: "Io sono la porta"; Durando aggiunse inoltre che le croci servivano a spaventare gli spiriti del male, i quali, dopo averle viste, non sarebbero entrati negli edifici (Mason Neale, Webb, 1843, p. 29).Nella chiesa di Auzelles, in Francia, la porta presenta tre coppie di grandi croci sormontate da una piccola a tau; accanto a essa un uccello con un pane, che fa riferimento a s. Antonio Abate; la croce a tau rafforza l'effetto apotropaico delle sei croci principali a invocare l'aiuto del santo.In molti casi figure o simboli sulle porte di edifici di culto si riferiscono direttamente al santo cui la chiesa è dedicata. Talvolta per alludere ad alcuni santi si utilizzarono rappresentazioni di cavalli, con riferimento a episodi della loro vita, come per es. nelle porte di Saint-Léonard-de-Noblat, in Francia, oppure con l'offerta dei ferri di cavallo, come in Saint-Martin a Chablis o in St. Stephan a Genhofen, presso Oberstaufen, in Germania. Le porte degli edifici dedicati alla Vergine erano spesso ornate da gigli: l'esemplare più significativo, della metà del sec. 14°, è quello del priorato di Worksop (Nottinghamshire), ma decorazioni simili si ritrovano, sempre in Inghilterra, ad Abbey Dore, a Beckley, nella parrocchiale di Burford e nell'abbazia cistercense di Beaulieu.Alcune porte presentano più complesse scene a carattere narrativo. Nella chiesa, dedicata a s. Elena, di Stillingfleet (Yorkshire), del sec. 12°, tra le figure in f. si ritrovano Adamo ed Eva accanto all'Albero della conoscenza, una nave, probabilmente l'arca di Noè, e una croce divisa in quattro parti; per i soggetti che alludono al peccato e alla redenzione, una spiegazione attinente si ritrova in una fonte letteraria contemporanea, il Cursor mundi (Bradley, 1988), secondo cui l'arca di Noè e la Croce sarebbero state costruite con il legno dell'albero della conoscenza e la Vera Croce rinvenuta da Elena, madre dell'imperatore Costantino, sarebbe stata tagliata in quattro parti e inviata ai quattro angoli della Terra.Tra le altre porte inglesi ornate da figure in f. devono essere ricordate quelle di Staplehurst (Kent) e di Worfield (Shropshire). Alla letteratura contemporanea e in particolare alla leggenda del santo Graal fanno riferimento le raffigurazioni sulla porta di Rogslösa, in Svezia (sec. 12°), con S. Michele che trafigge il drago, l'Albero della conoscenza e due figure femminili simili, entrambe vestite, l'una che porta un ramo, l'altra tormentata dal demonio; esse alludono alla storia narrata nella leggenda del santo Graal, secondo la quale Eva, dopo aver peccato, avrebbe piantato fuori del paradiso terrestre un ramo dell'albero della conoscenza, dal quale poi una volta cresciuto sarebbe stato preso il legno per la Croce; il tormento rappresentato dalla seconda figura allude al rimorso di Eva dopo il peccato.Sempre in Svezia, nella zona intorno al lago Vättern, a Väversunda, a Ströja e a Värsaas, si trovano varie porte con decorazioni in ferro. La disposizione insolita delle immagini su molte porte deriva dall'antica arte nordica, in particolare dalle pietre tombali con rappresentazioni a carattere figurativo provenienti dal Gotland, realizzate nell'8° e nel 9° secolo.Le protomi animali sugli anelli della porta sono presenti tanto nei manufatti in bronzo, quanto in quelli in ferro. Mentre i picchiotti forgiati come teste di animali sono consueti nei prodotti in bronzo, in quelli in f. essi sono assai rari per le difficoltà tecniche che comportava la lavorazione di un'ampia massa di f. con martello o a cesello. Quando si rese tecnicamente possibile la fusione, grandi protomi leonine o animali furono realizzate anche in f. su imitazione di quelle presenti nelle porte bronzee (per es. a Lanobre e Liginiac, in Francia, a High Halstow e Withersfield, in Inghilterra, a Väversunda e Björksta, in Svezia).Uno dei motivi decorativi più ricorrenti sulle porte, assieme ai nodi a intreccio, elementi ritenuti capaci di irretire il male (per es. nell'abbazia cistercense di Maulbronn, nel Baden-Württemberg, a Kärrbo, nel Västmanland, e a Kirby Bedon, nel Norfolk), sono i draghi con le loro vivaci teste, spesso unico elemento plastico dei battenti. Guardiani del tesoro per la mitologia nordica, essi vennero utilizzati nel mondo cristiano per proteggere gli edifici di culto, come dimostrano i draghi scolpiti su timpani e piedritti di portali; a partire dall'età delle Migrazioni essi costituiscono una peculiarità dell'arte scandinava e si ritrovano anche su varie porte della Francia centrale e dell'Inghilterra (per es. nella chiesa di Faringdon, nell'Oxfordshire; nel capitolo della cattedrale di York; a Norwich, St Peter Hungate Church Mus.; nel Saint-Julien di Brioude; in Notre-Dame d'Orcival, in Alvernia).Durante il Medioevo le decorazioni di manufatti in f., prevalentemente di carattere ornamentale, svilupparono un proprio vocabolario in forme romaniche e gotiche, e nonostante esse abbiano un distinto carattere regionale è possibile rilevare in quasi tutta l'Europa settentrionale la presenza di alcune costanti. In epoca romanica il tipo più comune è costituito da traverse per porte robustamente decorate con volute a C, mentre il più semplice consiste in una barra che si divide a una delle estremità in due volute; questo tipo di cardine è adoperato per es. nelle porte in bronzo della cattedrale di Hildesheim (1015). Traverse a volute sono presenti in alcune delle più antiche porte della stavkirke di Urnes, in Norvegia, e nella chiesa di Hadstock, in Inghilterra, entrambe del sec. 11°, e a Garde (Galland), in Svezia, nel 12° secolo. Lunghe traverse poste in senso orizzontale con terminazioni separate sono illustrate nel cristallo di Lotario (Londra, British Mus.), si ritrovano dagli inizi del sec. 12° in Inghilterra, per es. nella chiesa di Merton (Surrey), e costituiscono la caratteristica forse peculiare delle porte medievali danesi.Il maggior numero di volute a C - documentate per la prima volta in una miniatura del Sacramentario di Drogone, del sec. 9° (Parigi, BN, lat. 9428) - è rilevabile in Inghilterra, nonostante esse fossero forgiate anche in Francia e in Germania. In Danimarca si conservano esempi a Gestelev e ad Allesö; in Norvegia sulla porta di Hoff resta solo la traccia della C, mentre in Svezia lo stesso tipo di cardine si trova soltanto in un ristretto novero di chiese intorno a Kaga (Östergötland). Il semplice e nudo disegno si differenzia dagli altri manufatti di quell'area, così da ipotizzare una diretta influenza esterna, probabilmente inglese.Nel Gotland si sviluppò una peculiare forma di C individuabile, con molte varianti, in numerose porte dell'isola. La sua caratteristica principale è costituita da due coppie di C, contrapposte sul lato del dorso e con un nastro al centro; altri esempi sono nelle chiese di Tingstäde (tardo sec. 13°), di Källunge e di Fole. Le C e il nastro potevano essere decorati da vari tipi di terminazioni: gigli, punte e lobi con viticci (per es. a Kingston Lisle, Oxfordshire; a Madley, Herefordshire; a Castle Hedingham, Essex).Nel corso del sec. 12° gli ornamenti fitomorfi e geometrici acquistarono grande importanza nella decorazione delle superfici in ferro. I cardini provenienti dal passaggio tra il transetto e il capitolo di St Albans, del 1160 (Londra, Vict. and Alb. Mus.), presentano motivi a chevron lavorati a cesello e le estremità desinenti in teste animali vivacemente sollevate. A questo periodo appartengono anche i cardini di Faringdon e di Uffington (Berkshire) e della porta del lato sudoccidentale della cattedrale di Durham.Nel territorio del Sacro romano impero cardini a C sono impiegati in epoca romanica a Maulbronn e a Mittelheim, mentre altri decorati con il motivo a file orizzontali di alberi si trovano a Wiener Neustadt e a Heiligenleiten presso Pettenbach, in Austria; infine, in Germania, a Wahren (Lipsia, Stadtgeschichtliches Mus.) e a Eisdorf, furono realizzate scene di carattere figurativo.Le opere in f. possono essere classificate secondo distinte aree regionali: nel Massiccio centrale francese si riscontra un ampio uso di palmette, teste umane e animali in aggetto e motivi fondati sulla losanga. Esempi di questo tipo di ornamentazione si ritrovano per i secc. 12° e 13° nelle chiese di Auzelles ed Ebreuil, Gannat (Londra, Vict. and Alb. Mus.), Liginiac, Neuvy-Saint-Sépulcre e nel Saint-Léonard-de-Noblat (New York, Metropolitan Mus. of Art, The Cloisters).Su entrambi i versanti dei Pirenei per tutto il Medioevo si afferma un tipo di decorazione costituita da coppie di spirali strettamente arricciate e disposte in più file lungo cardini a traversa orizzontali che coprono spesso l'intera porta. Straordinari esempi rimangono in Sainte-Marie a Corneilla-de-Conflent, nella Trinité di Prunet-et-Bellpuig, in Sainte-Marie a Serralongue, in Francia, a Barcellona (Mus. d'Art de Catalunya).In Borgogna lo stile è meno omogeneo, ma si caratterizza per una elegante forma a C attenuata, con terminazioni a volute, come nella collegiata di Montréal-sur-Serein, a Chablis (sec. 12°) e nell'abbaziale di Pontigny, anche se in questo caso esiste qualche dubbio riguardo alla pertinenza al periodo medievale.Nel sec. 13° una nuova ed elegante tecnica - diffusa soprattutto nell'Ile-de-France e in Inghilterra - consisteva nel realizzare per incisione le volute tramite stampi, così da rendere possibile il reiterarsi di motivi a foglie e fiori. Tra i cardini medievali in f. i più rilevanti erano probabilmente quelli che decoravano i battenti dei portali occidentali di Notre-Dame a Parigi, lavorati nel quinto decennio del Duecento, che presentavano una straordinaria profusione di motivi vegetali e floreali a stampo. Gli attuali cardini sono accurate copie ottocentesche che hanno sostituito gli originali, ridotti ad alcuni frammenti (Parigi, Mus. Nat. du Moyen Age, Thermes de Cluny).La lavorazione a stampo raggiunse la massima fioritura proprio nell'Ile-de-France, dove venne impiegata non soltanto per le porte, ma anche per la produzione di candelabri, grate e casse; la tecnica era stata elaborata nell'area della Sambre-Mosa, derivata da soluzioni tecniche ispirate da orafi quali Ugo di Oignies. In Belgio esempi di questo tipo si ritrovano al principio del sec. 13° in S. Giacomo a Liegi e nella sagrestia della cattedrale della stessa città.Le prime opere a stampo inglesi si devono a Gilebertus, che impresse il proprio nome sulle porte della cappella di S. Giorgio a Windsor (1247-1249), decorate da foglie e fiori realizzati tramite fluttuanti motivi a spirale; lo stesso motivo compare anche sulle porte dell'aula capitolare della cattedrale di York (1280-1288).Il maestro Tommaso di Leigthon, autore nel 1293-1294 della cancellata intorno alla tomba della regina Eleonora di Castiglia nell'abbazia londinese di Westminster, impiegò gli stessi motivi anche per le porte di Leighton Buzzard e di Turvey (Bedfordshire).Un modo più semplice per ottenere delicate estremità vegetali delle foglie era quello di tagliare sottili lastre di f.; si tratta di una tecnica che dal sec. 13° fu adottata soprattutto per le volute a foglie ondeggianti, specialmente in Germania, dove nell'ottavo decennio del Duecento compare sulla porta della Elisabethkirche di Marburgo; un aspetto più rigido presentano invece i motivi a intaglio conservati a Norimberga (Germanisches Nationalmus.), Hattenheim e Kaub, questi ultimi risalenti a un periodo più recente. Altri esempi sono presenti nella cattedrale di Lichfield (ultimo decennio del sec. 13°), a Eastwood (Essex) e nel priorato di Worksop.Elementi decorativi in f. sono spesso presenti nei cassoni in legno: la più semplice decorazione in f. consisteva in bande con terminazione a ricciolo, come nel sarcofago ligneo di s. Colombano a Sens; su un sarcofago longobardo da Civezzano si trovano elaborate bande dentellate e motivi zoomorfi sul coperchio (Innsbruck, Tiroler Landesmus. Ferdinandeum). Il cassone del sec. 9° dalla sepoltura di Oseberg, in Norvegia, è decorato e protetto da chiodi, eleganti bande e ganci di chiusura in f. stagnato (Oslo, Univ. Oldsaksamling, Vikingskipshuset Mus.).Tre cassoni provenienti da Voxtorp, Rydaholm e Ryssby, in Svezia centrale, sono ricoperti da sorprendenti motivi figurativi, ritagliati come silhouettes da lastre di f., con figure di animali e scene di caccia, in stile romanico (Stoccolma, Statens historiska mus.), e sembrano opera dello stesso maestro che decorò la porta di Rogslösa.Nel sec. 13° furono impiegati motivi spiraliformi in f. più delicati; sui cassoni francesi e inglesi le terminazioni delle bande furono spesso stampate con matrici in forma di foglie e fiori. Un cassone di questo tipo è stato rinvenuto a Noyon (Parigi, Mus. des Arts Décoratifs); un raffinato cassone (Londra, Public Record Office Mus.), databile su base dendrocronologica al 1275 ca., presenta bande metalliche decorative nello stile della metà del 13° secolo.Nel sec. 14°, in particolare in Europa centrale e in Inghilterra, le terminazioni delle bande assunsero caratteri più enfatici, con motivi floreali, sia nella versione più semplice sia recanti motivi a stampo. Un esemplare inglese, in eccellenti condizioni perfino nel meccanismo segreto di chiusura, si conserva a Icklingham (Suffolk); a questo modello si ricollega il cassone di Church Brampton (Northamptonshire).Presentano una ricca decorazione con elementi metallici anche i due migliori esempi di cassoni per cappe conservati in Inghilterra, nella cattedrale di York, risalenti al 12° e 13° secolo.Anche per i cofanetti in molti casi si adoperarono legno e f., come per i cassoni; in questo caso essi furono spesso pesantemente cerchiati di f. e riccamente decorati. Una collezione importante di questi cofanetti si conserva a Rouen (Mus. Le Secq des Tournelles).
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