FESPACO
Acronimo di Festival Panafricain du Cinéma et de la télévision de Ouagadougou, la più importante e continuativa manifestazione cinematografica dell'Africa sub-sahariana, con cadenza biennale, divenuta competitiva a partire dal 1972.Nel novembre del 1968 alcuni esperti si riunirono nella capitale dell'allora Alto Volta (Burkina Faso dal 1983) con l'intento di trovare finalmente un vero spazio di diffusione nel continente per il cinema africano. Dal primo al 15 febbraio 1969 ebbe luogo la prima Semaine du cinéma africain, alla quale parteciparono cinque Paesi africani sub-sahariani (Alto Volta, Camerun, Costa d'Avorio, Niger e Senegal) e due europei (Francia e Olanda). Il pubblico accorse alla visione dei 24 film (18 africani e 6 europei) e si registrarono 10.000 spettatori. Il F. non esisteva ancora come denominazione ufficiale; questi primi tentativi non prevedevano sezioni competitive e la cadenza era ancora irregolare. Nel 1970 si svolse la seconda Semaine du cinéma africain, alla presenza di più numerosi ospiti, film, spettatori e cinematografie: quelle africane erano Alto Volta, Costa d'Avorio, Ghana, Guinea, Mali, Niger, Senegal e, in rappresentanza del mondo arabo, fino a quel momento assente, Algeria e Tunisia. Il 1972 fu un anno decisivo: il Festival assunse la sigla e il nome storici e diventò competitivo, coinvolgendo 18 Paesi del continente; il primo lungometraggio a vincere l'ambito riconoscimento fu Le Wazzou polygame (1971) di Oumarou Ganda, regista del Niger. Venne messa in palio una statua chiamata Étalon de Yennega, con riferimento a una tradizione popolare: il cacciatore con la lancia che monta il cavallo rappresenta il valoroso giovane che salvò la principessa Yennega e la sposò; dal matrimonio nacque un bambino di nome Ouédraogo, che nella lingua locale traduce étalon. La seconda edizione competitiva, svoltasi nel 1973, premiò Alf yad wa yad (1972, Le mille e una mano) del marocchino Suheil Ben Barka, cui fece seguito, nell'edizione del 1976, la premiazione di Muna moto (1975, Il figlio dell'altro) del camerunese Jean-Pierre Dikongue-Pipa. Il costante aumento di pubblico determinò per il F. una maggiore stabilità; a partire dal 1979, venne ufficializzata la sua cadenza biennale, con inizio l'ultimo sabato di febbraio di ogni anno dispari. Il maliano Souleymane Cissé si aggiudicò il primo premio nel 1979 con Baara (1977, Il lavoro) e nel 1983 con Finyé (1982, Il vento). Nel 1981 è stato invece un lungometraggio della Costa d'Avorio, Djeli, conte d'aujourd'hui di Kramo-Lanciné Fadika a conquistare il festival, che è tornato a premiare un film maghrebino nel 1985 con Ḥikāya liqā' (1983, Storia di un incontro) dell'algerino Brahim Tsaki. Dal 1983, inoltre, ha trovato regolare spazio il Marché international du cinéma et de la télévision africains (MICA), destinato alla promozione dell'industria audiovisiva africana.
Il Burkina Faso, fino ad allora assente dal podio più alto, ha trovato una prima consacrazione nel 1987, quando Sarraounia (1986), del mauritano Med Hondo, coproduzione tra Burkina Faso e Mauritania, è stato giudicato il miglior film della rassegna. Heritage Africa del ghanese Kwaw Paintsil Ansah ha vinto l'edizione del 1989. Nel 1991 ha finalmente trionfato un cineasta burkinabé, Idrissa Ouedraogo, con il suo terzo lungometraggio Tilai (1990, Legge). L'Africa nera con le sue produzioni ha dominato il F. per tutti gli anni Novanta. Nel 1993 si è affermato l'ivoriano Roger Gnoan Mbala con Au nom du Christ, seguito nel 1995 dal maliano Cheick Oumar Sissoko con Guimba, nel 1997 dal burkinabé Gaston Kaboré con Buud-Yam e nel 1999 da Mweze Ngangura, della Repubblica Democratica del Congo, con Pièces d'identités (1998). Nel 2001 il regista marocchino Nabil Ayouch ha riportato l'Étalon de Yennega nel Maghreb con Ali Zaoua (2000).
P.G. Ilboudo, Le Fespaco 1969-1989 ‒ Les cinéastes africains et leurs œuvres, Ouagadougou 1988; B. Taoré, Fespaco 1995 ‒ Cinéma et histoire: critique cinématographique, Ouagadougou 1995; G. Gariazzo, Breve storia del cinema africano, Torino 2001, pp. 104-05.