fiaba
Racconto popolare fantastico
Le fiabe hanno origini antichissime e narrano vicende di esseri umani e di esseri soprannaturali. Nelle fiabe compaiono orchi, streghe, maghi, fate, folletti, gnomi e altri personaggi fantastici. Narrate e tramandate oralmente, sono poi state trascritte in tutto il mondo e studiate. Molti scrittori usano gli elementi della fiaba per scrivere romanzi e novelle a carattere fantastico
Ogni tanto si sente dire: "Raccontami una fiaba, una favola!". Oppure: "Ma questa è una fiaba, una fandonia!".
Questi modi di dire contengono imprecisioni, anzi veri e propri errori. Perché tra fiaba e favola c'è una profonda differenza. La favola è di regola scritta da un autore, ha per protagonisti animali e alla fine contiene una morale con la quale si vuole insegnare un comportamento o condannare un vizio umano. La fiaba invece ha origini popolari antichissime, risale addirittura alla preistoria, e non ha una morale. E quando ha un autore è perché c'è stato uno scrittore che se l'è fatta raccontare e poi l'ha trascritta, ma il creatore della fiaba rimarrà sempre ignoto.
Inoltre le fiabe non sono fandonie. Le fiabe non raccontano 'bugie' ma inventano situazioni fantastiche, tanto da rappresentare un vero e proprio genere narrativo, riutilizzato dagli scrittori per i loro romanzi o per le storie scritte per i ragazzi. Le fiabe sono diffuse nel cinema, nei cartoni animati, nei videogiochi.
Le fiabe sono in sostanza racconti popolari fantastici, originariamente orali, nei quali si muovono personaggi vari: uomini, donne, bambini, insieme a esseri soprannaturali, come orchi, fate, streghe, folletti, gnomi, giganti, nani e così via. Rispetto alla loro origine si sono fatte moltissime ipotesi. Per esempio, c'è chi pensa che si siano originate un po' in tutto il mondo in epoche preistoriche e poi si siano sparse e intrecciate fra loro grazie ad abili narratori di cui nulla sappiamo. C'è chi pensa invece che la loro origine sia da collocare nella zona centrale dell'India, dove si sarebbero sviluppate le prime civiltà; da lì le fiabe si sarebbero diffuse in tutto il mondo modificandosi e adattandosi alle varie epoche e ai modi di pensare delle varie popolazioni.
In effetti, da un semplice studio comparato delle fiabe si può vedere come alcuni personaggi e alcune situazioni siano molto simili tra loro, sia nelle fiabe europee sia in quelle orientali. Inoltre, di ogni fiaba abbiamo molte versioni. Cappuccetto rosso non sempre viene salvata dal cacciatore e non sempre viene divorata dal lupo, Giovannin senza paura non sempre muore, Giufà non sempre è stupido. Non solo, nelle fiabe russe o danesi prevalgono regine delle nevi, gnomi, troll, mentre in quelle del Sud o dell'Oriente fate, vecchine buone, talismani, asini o cavalli volanti. Insomma, troviamo una stessa fiaba adattata alla situazione ambientale e culturale dei vari paesi. Questo ci fa capire come il patrimonio delle fiabe abbia circolato nel mondo e come circolando si sia arricchito.
Con il tempo si è sentito il bisogno di raccogliere in forma scritta i vari racconti orali che si andavano narrando. La più antica raccolta di fiabe vere e proprie è quella araba delle Mille e una notte: a un primo nucleo di fiabe indiane, che risalgono probabilmente al 12° secolo, se ne aggiunsero poi altre persiane ed egiziane. Soltanto nel Settecento furono tradotte in Occidente, prima in Francia e poi in altri paesi.
In Europa, tra i primi che hanno raccolto fiabe troviamo Charles Perrault, che alla fine del Seicento scrisse I racconti di mamma l'Oca. L'opera contiene fiabe indimenticabili, come Il gatto con gli stivali, Barbablù, La Bella addormentata, Cenerentola, Cappuccetto rosso.
È nell'Ottocento, quando si sviluppano gli studi sulle tradizioni popolari, che in tutta Europa si cominciano a raccogliere sistematicamente le fiabe. La raccolta più importante è certamente quella di due studiosi tedeschi, i fratelli Grimm: Fiabe per bambini e famiglie (1812-22), duecento fiabe raccolte e ristampate continuamente e poi diffuse nel mondo. Anche in questa raccolta tedesca troviamo fiabe indimenticabili: Biancaneve, Pollicino, Hansel e Gretel, I quattro musicanti di Brema.
Seguirono altre raccolte di vari paesi: fiabe norvegesi, russe, inglesi, irlandesi. In Danimarca, nella prima metà dell' Ottocento, Hans Christian Andersen raccolse, trascrisse e arricchì molte fiabe popolari, modificandole in gran parte con la sua fantasia.
In Italia, l'attenzione per le fiabe è ancora più antica. Già attorno al 1550 Gianfrancesco Straparola, nella sua opera Le piacevoli notti, aggiunse a novelle realistiche fiabe di origine popolare raccolte nel Veneto. La più grande raccolta italiana però fu quella di Giambattista Basile che, tra il 1634 e il 1636, scrisse Lo cunto de li cunti overo lo trattenemiento de' peccerille, detta anche Il Pentamerone. L'opera raccoglieva ben cinquanta fiabe in dialetto napoletano.
Nell'Ottocento e nel primo Novecento molti studiosi di tradizioni popolari iniziarono a raccogliere fiabe nelle varie regioni italiane. Ci siamo trovati così a possedere un ricchissimo patrimonio di storie fantastiche provenienti dalla Toscana come dal Piemonte, dalla Sicilia come dalla Puglia. Queste fiabe erano però per lo più in dialetto. Nel 1954 lo scrittore Italo Calvino pubblicò una scelta di Fiabe italiane, trascritte in italiano dai dialetti di tutte le regioni. Finalmente anche l'Italia possedeva la sua raccolta di fiabe.
Gli antichi miti sono ricchi di elementi fantastici e meravigliosi, come per esempio nell'Odissea di Omero (pensiamo alla maga Circe capace di trasformare gli uomini in porci) o nelle Metamorfosi di Ovidio. Molti scrittori hanno poi creato nel tempo numerose opere attingendo da una parte alla loro fantasia e dall'altra a elementi fantastici della narrativa popolare.
William Shakespeare, per esempio, nelle commedie Sogno di una notte di mezza estate e La tempesta inserisce elementi magici, prove da superare, incanti. Anche l'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto è ricco di castelli incantati, maghi, fontane magiche, cavalli volanti. Più tardi alcuni scrittori per il teatro o sceneggiatori per il cinema hanno attinto direttamente alle fiabe tradizionali per adattarle e modificarle.
Alcune grandi opere, divenute classici di letteratura per ragazzi, sono vere e proprie fiabe d'autore. Ne sono un esempio Alice nel paese delle meraviglie (1865) di Lewis Carroll, Le avventure di Pinocchio (1883) di Carlo Collodi, Peter Pan (1906) di James Matthew Barrie, e così via.
Oggi sono diffuse anche fiabe tratte da tradizioni popolari diverse da quelle occidentali, come quelle, estremamente fantasiose, provenienti dall'Africa e dall'America Meridionale. È un modo per conoscere il patrimonio culturale dei vari popoli. Oltre che, naturalmente, per divertirsi.
Una fiaba è sempre godibile, è un viaggio sensazionale nel meraviglioso. Ci si inoltra nel bosco e ci si trova in regni incantati, si incontrano persone della vita di tutti i giorni insieme a esseri fantastici, si sfida la morte e si va incontro alla paura fiduciosi perché ci sono oggetti e aiuti magici che ci permettono di vincere tutti i malefici. Le vicende delle fiabe sono costruite in modo da tenerci col fiato sospeso. Questa caratteristica proviene dalla lunga esperienza dei narratori - spesso contadini, pescatori, balie - i quali hanno inserito pericoli e ostacoli al punto giusto, nel momento in cui l'eroe è più debole o più desideroso di ottenere quello che vuole.
I narratori di fiabe, mentre tornano a raccontarle, adattano le fiabe all'epoca e al mondo in cui essi vivono. Scartano dalla storia alcune scene e ne inseriscono altre, danno un nuovo carattere agli eroi e ai personaggi, cambiano gli ambienti, i climi, le piante, gli animali. Per questo le fiabe hanno assimilato i colori, i suoni, gli umori delle terre in cui sono passate, si sono popolate degli animali e delle piante dei diversi territori naturali; le fiabe riproducono quello che hanno assorbito dalle culture delle aree in cui hanno circolato.