FILADELFI
. Setta segreta sorta in Francia sul finire del secolo XVIII e diffusasi poi in Italia nel periodo napoleonico. Non è possibile stabilirne con esattezza l'origine e seguirne tutte le vicende; la maggior parte delle notizie che noi possediamo sono dovute a Charles Nodier, ma la loro veridicità è da alcuni posta in dubbio. Il nome corrisponde a uno dei riti della massoneria francese della seconda metà del Settecento, e anche il carattere della Filadelfia, quale ci appare in epoca posteriore, tes.timonia delle sue origini massoniche e illuministiche. Ma solo dopo il 1797 la Filadelfia acquista una particolare funzione politica e si differenzia dalla massoneria, assumendo un indirizzo repubblicano e antinapoleonico. Secondo il Nodier, Besançon è il centro irradiatore di queste "fratellanze" antibonapartiste che si infiltrano particolarmente nell'esercito e tendono a promuovere cospirazioni militari, ad alcune delle quali sono legati i nomi dei capi della Filadelfia, come J.-V.-M. Moreau, J.-J. Oudet, C.-F. Malet. L'esistenza della società fu conosciuta da molti; ma pochissimi ne avrebbero conosciuto le occulte trame e i fini ultimi; questi sarebbero stati noti solo ai capi supremi che mantennero una segretezza assoluta anche verso la massa degl'iniziati. Il Nodier afferma che i filadelfi non si possono dire, in senso assoluto, né monarchici né repubblicani. L' Oudet, che molto aveva letto e meditato l'Alfieri, vedeva in Bonaparte il tiranno; e tutti i filadelfi combatterono nell'impero l'assolutismo nemico delle libertà umane. L'influenza della setta fu notevole in estensione, scarsa in profondità; la sua stessa organizzazione a tipo militare si perdette nel più vasto organismo dell'esercito napoleonico. Fallite le congiure, morto l'Oudet nella battaglia di Wagram, molte comunità andarono disperse o si sciolsero.
Alcuni filadelfi che, per circostanze militari o politiche, erano passati in Italia, vi diffusero la società (un notevole focolaio si ebbe a Parma); e anche in Russia, in Germania, in Inghilterra. In Italia la setta raccolse, durante il regno italico, i malcontenti del regime napoleonico, e rappresentò la reazione repubblicana di fronte alla massoneria ufficiale, asservita alla Francia.
Dopo il 1814 l'importanza e il numero dei filadelfi diminuì; nella loro azione subentrò l'Adelfia e questa, incorporata nel grado sovrastante dei Sublimi Maestri Perfetti, fece capo a Ginevra, e, attraverso il Buonarroti, al Gran Firmamento di Parigi.
Tuttavia una squadriglia di filadelfi si formò nel 1816 in Carbonara di Bari; e altri adepti, negli stessi anni, contò la Filadelfia in varî centri delle Puglie. Alcuni ritengono che nuclei della setta esistessero già nella regione, e specialmente in Andria, fin dal 1799; ma è più probabile che la Filadelfia sia stata importata dall'Italia settentrionale verso il 1814. In ogni modo intorno al 1820 quasi tutti i filadelfi passarono alla Carboneria, istituendo delle vendite. Un'ultima setta di Filadelfi si ricostituì tra il 1825 e il 1827 e svolse la sua attività nei centri di Napoli, Salerno e Avellino. La cospirazione sfociò nella rivolta del Cilento (1828), duramente repressa, che costò la vita ad alcuni capi (tra cui il canonico A. M. De Luca di Celle), i quali furono processati e giudicati in modo sommario.
Fonti: Ch. Nodier, Histoire des sociétés secrètes de l'armée et des conspirations militaires qui ont eu pour objet la destruction du gouvernement de Bonaparte, Parigi 1815; L. Angeloni, Alla valente ed animosa gioventù d'Italia. Esortazioni patrie, Londra 1837; A. Andryane, Souvenirs de Genève, Parigi 1839; un documento importante per l'atteggiamento dei Filadelfi durante il Regno italico è il rapporto di Luigi Bossi alla polizia (29 novembre 1807), in C. Cantù, Corrispondenze di diplomatici, Milano 1885, p. 214.
Bibl.: Witt-Döring, Les sociétés secrètes de France et d'Italie, Parigi 1830; E. Guillon, Les complots militaires sous le Consulat et l'Empire, Parigi 1894; G. Di Ninno, Filadelfi e Carbonari in Carbonara di Bari negli albori del Risorgimento italiano (1816-1821), Bari 1922; R. Soriga, Le Società segrete e i moti del '21 in Piemonte, in La Rivoluzione piemontese del 1821: studi e documenti, Torino 1927, I; P. Nicolli, La Carboneria in Italia,Vicenza 1931.