FILIPPESCHI, Gentile, detto Tile
Nacque probabilmente in Orvieto intorno alla metà del XIII secolo, figlio di Raniero di Guido. Fratello minore di Simone, mosse senz'altro sulla sua scia i primi passi sulla scena politica orvietana, e compare la prima volta nel marzo 1295, quando venne processato e condannato, insieme con altri equites orvietani, per non aver partecipato alla spedizione punitiva voluta dal Comune di Orvieto contro Bolsena.
Il primo incarico pubblico del F. fu la sua nomina a podestà di Latera per l'anno 1300; iniziò così la propria carriera, occupando un ufficio precedentemente retto, nel 1295, da suo padre. Un anno dopo, il 28 ag. 1301, venne nominato - e successivamente eletto (19 sett. 1301) - a "soprastante" insieme con Domenico "Boculis", per la costruzione della strada Chianciano-Sarteano-Cetona. Questo ruolo si rivelò molto importante per la successiva carriera del F. in quanto egli intervenne su aspetti tecnici che richiedevano un'approfondita conoscenza dei rapporti tra la città dominante ed i castelli del territorio. Insieme con Domenico "Boculis" il F. aveva, infatti, potestà di tassare i castelli e le ville del territorio sia limitrofi sia lontani, secondo una stima non sindacabile.
Sebbene tali incarichi fossero temporanei (erano chiamati "balie") non si può non cogliere, nella ripetizione seriale delle nomine di membri delle stesse famiglie, l'intenzione della classe dirigente di predisporre una struttura tecnico-politica che sovrintendesse a tutte le attività, sia in città che nel contado. Allo stesso tempo gli eletti acquisivano cognizioni tecniche ed amministrative che li rendevano dei veri e propri professionisti, richiesti anche al di fuori della città d'origine.
Nel 1304 il F. venne condannato, insieme con tredici familiari, per non aver partecipato, in qualità di membro, alla seduta del Consiglio speciale e di quello generale. Due anni dopo era già lontano da Orvieto: dall'ottobre 1306 all'aprile 1307 svolse, infatti, l'incarico di podestà a Pisa. La lacunosità della coeva documentazione pisana non permette, tuttavia, di conoscere più in dettaglio l'attività svolta dal F. nell'ufficio podestarile.
Non sappiamo perché la scelta di Pisa sia caduta sul F.; forse anche per lui l'esercizio delle cariche più alte in altri Comuni può essere interpretato come una sorta di compensazione per l'eclisse dell'influenza esercitata dalla famiglia Filippeschi sul potere locale. Con certezza, comunque, il F. era nel 1309 tra gli ambasciatori di Orvieto catturati dai prefetti di Vico nel corso del viaggio a Roma, che fu da loro compiuto per denunciare l'invasione delle terre aldobrandesche da parte degli stessi prefetti, ma nel mese di novembre egli era già stato liberato. L'11 di quello stesso mese, infatti, il F. richiese al Consiglio dei sette consoli delle arti di essere esonerato dall'obbligo di fornire un cavallo per una spedizione punitiva. La sua richiesta era motivata dalla necessità di recarsi a Padova con il proprio cavallo, in quanto chiamato dal Comune patavino ad esercitare l'incarico di podestà.
La presenza del F. a Padova nei primi sei mesi dell'anno 1310 è confermata dalle cronache coeve, mentre è da lamentare la perdita dell'antico fondo archivistico comunale, distrutto da un incendio dove perirono probabilmente anche gli atti della cancelleria del podestà. Nella seconda metà dello stesso anno il F. è ricordato come podestà di Verona.
Agli inizi del 1311 il F. era podestà ad Arezzo, e già il 26 gennaio convocava i Consigli cittadini che avrebbero eletto Bertoldo di Ranaldo ambasciatore della città presso Enrico VII. Sulla base di questo dato (riferito negli Acta Enrici imperatoris) si deve considerare inesatta la notizia, riportata negli Annales Arretinorum, che indica il F. eletto soltanto nel mese di marzo, in seguito alla provvisoria pacificazione tra le famiglie Bostolfi (guelfi) e Tarlati di Pietramala (ghibellini). La presenza del F. in Arezzo è confermata fino ai primi di ottobre dello stesso anno, quando la città passò sotto il controllo del rettore imperiale Simone da Padova. Da questo momento non si hanno più notizie del F., che con ogni probabilità ritornò in Orvieto, benché il suo nome non venga ricordato nelle cronache della grande battaglia cittadina, avvenuta in Orvieto nel 1313, che segnò la fine del potere dei Filippeschi nella città.
Il nome del F. figura comunque nel catasto dei beni dei ghibellini, redatto dopo la confisca delle loro proprietà. Al pari dei suoi familiari fu allontanato dalla vita pubblica; le sue proprietà localizzate tutte nel piviere di Castro Orvietano, sito nel settore nordoccidentale del contado orvietano, vennero sequestrate.
Non è nota la data della morte.
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