FILIPPINE (A. T., 95-96)
Arcipelago dell'Oceano Pacifico situato a NE. di Borneo; è compreso fra 4° 40′-21° 10′ di lat. N. e 116° 40′-126° 34′ di long. E. Costituisce un possedimento degli Stati Uniti d'America, retto da un governatore generale nominato dal presidente degli Stati Uniti e assistito da 6 segretarî di dipartimento, 5 dei quali sono Filippini. Il potere legislativo è esercitato da un senato (24 membri eletti con voto generale e diretto, più 2 nominati dal governatore generale) e da una camera dei deputati (94 membri eletti con voto generale e diretto, più 9 nominati dal governatore generale). È composto di 7083 isole, che hanno una superficie complessiva di 297.905 kmq. Le isole principali sono: Luzon, kmq. 105.708; Mindanao, 95.586; Samar, 13.271; Negros, 12.698; Palawan, 11.655; Panay, 11.520; Mindoro, 9826; Leyte, 7240; Cebu, 4390; Bohol, 3973; Masbate, 3250. Le prime due da sole rappresentano il 67% della superficie totale. Le isole tra Luzon e Mindanao prendono il nome di isole Visayan. Non mancano numerosi altri gruppi di isole minori, quali le Calamian, tra Palawan e Mindoro; le Cagayan, nel Mare di Sulu; le Sulu a SO. della penisola di Zamboanga (Mindanao), le Batan a N. di Luzon. Questi gruppi individuano molti mari interinsulari.
Sommario: Geografia: Esplorazione (pag. 293); Morfologia (pag. 293); Clima (pag. 293); Popolazione (pag. 294); Etnologia (pag. 294); Lingue (pag. 296); Agricoltura (pag. 296); Fauna (pag. 296); Allevamento del bestiame e pesca (pag. 297); Foreste (pag. 297); Miniere (p. 297); Industrie (pag. 298); Commercio (pag. 298); Porti e Comunicazioni (pag. 298). Organizzazione ecclesiastica (pag. 298). Storia (pag. 299).
Esplorazione. - È probabile che la Cina avesse commercio con le isole ab antiquo. L'Occidente invece apprese la loro esistenza soltanto quando Francisco Serrâo, durante la spedizione portoghese alle Molucche di Antonio de Abreu (1512), approdò per naufragio a Mindanao. Ma l'arcipelago fu rivelato all'Europa da Magellano, approdato all'isoletta Malhu nel 1521; e venti anni dopo Ruy López de Villalobos scopriva altre isole, cui dava il nome di Islas Filipinas. Più importante la spedizione spagnola di Miguel López de Legazpi, che nel 1571 fondò Manila. Successivamente la Spagna istituiva l'invio periodico di un galeone dal Messico a Manila; e ne profittò nel 1596, Francesco Carletti, il quale, venendo da Acapulco, si fermò con il padre quasi un anno a Manila. Vi sostò a lungo nel 1637-38 anche il padre agostiniano Sebastian Manrique, portoghese; e la descrisse nella sua relazione. Nel 1687 W. Dampier scopriva il gruppo settentrionale delle isole Batan. Riconobbe l'idrografia dell'arcipelago anche Alessandro Malaspina, che vi pervenne con due navi spagnole nel 1789, dopo la sua grande navigazione americana. Importanti contributi alla conoscenza dell'arcipelago dobbiamo pure ai missionarî. Primi gli agostiniani, nel 1565; poi i francescani, nel 1577, fra cui Giovanni Battista da Pesaro, che vi soggiornò due anni, indi i domenicani (1579) e i gesuiti (1581). Questi ultimi vi hanno il lebbrosario di Culion con circa 5000 lebbrosi e in Manila l'osservatorio astronomico e meteorologico notissimo per le segnalazioni contro i tifoni.
Due Francesi, J. Montano e A. Marche, viaggiarono nelle Filippine estesamente fra il 1879 e il 1885, con importanti risultati scientifici; il Montano fece anche la prima ascensione del vulcano Apo. Il vulcano Mayon fu asceso nel 1902 da Barton e Bubar, americani; e il monte Halcon, nell'isola Mindoro, già tentato infruttuosamente, fu salito da E. A. Mearns, americano. Acquistato l'arcipelago (1899), gli Stati Uniti vi promossero gran numero di studî d'ogni genere, oltre ai lavori idrografici, cartografici e magnetici organizzati dal "Coast and Geodetic Suriey".
Morfologia. - Le Filippine sono il risultato di movimenti orotettonici recenti: di qui l'aspetto tormentato del paesaggio, ricco di zone montuose, di fenomeni vulcanici, con scarse zone pianeggianti, di solito periferiche, frutto di sedimentazioni recentissime. Le coste si presentano di solito molto frastagliate, ricche di penisole e d'insenature. Numerosi i vulcani e frequenti i fenomeni tellurici, alcuni dei quali veramente disastrosi (terremoti del 1616, 1796, 1824, 1863; esplosione del vulcano Taal, nel 1911). Le isole si presentano essenzialmente montuose: in Luzon abbiamo tre ordini di catene, disposte nel senso dei meridiani: l'orientale o Sierra Madre; la Cordigliera Centrale, con vette superiori ai 2000 m. (Monte Pulog, 2924 m.): in mezzo si estende l'ampia e fertile valle del fiume Cagayan, il più grande corso d'acqua dell'isola, la catena occidentale o Sierra di Zambales: essa individua con la precedente la depressione, che si spinge con direzione meridiana da N. a S dal Golfo di Lingayen alla Baia di Manila, antico braccio di mare, ricoperto dalle alluvioni e dai tufi vulcanici. Nella Baia di Manila si apre l'ampio delta del fiume Pampanga. Numerose file di vulcani si allineano nella sezione SE. dell'isola, formando l'ossatura della penisola di Camarines: quivi il vulcano Mayon innalza a m. 2421 il suo cono, che ricorda molto da vicino il giapponese Fuji-yama.
Il rilievo di Mindanao si presenta molto discontinuo: esiste una catena continua all'estremità orientale, ma a ovest del Golfo di Davao si innalzano massicci eruttivi isolati, quali il Matutum e il vulcano Apo, che è la più alta cima dell'arcipelago (m. 2929), oppure gruppi irregolari di picchi elevati che si estendono nella parte meridionale dell'isola e intorno al lago Lanao, occupante la sezione centrale di un pianalto basaltico. Nella sezione occidentale s'individua la grande penisola di Zamboanga, che costituisce gran parte del territorio dell'omonima provincia. Numerose le pianure occupate da laghi e da stagni, percorse da fiumi importanti, quali l'Agusan, che sbocca nel Mare di Mindanao dopo aver attraversato una fitta giungla paludosa quasi disabitata; il Cotabato o Rio Grande, che si getta nella Baia di Illana, raccogliendo le acque dei laghi Buluan, Liguasan, Libungan, dal livello oscillante a seconda delle stagioni. Sulla baia è sorta Cotabato, che potrà divenire uno degli emporî più importanti dell'arcipelago, quando l'isola sarà completamente valorizzata.
Clima. - Data la posizione geografica, le Filippine presentano un clima di carattere tipicamente equatoriale, soprattutto per quanto riguarda le temperature, sempre superiori ai 25°, con debolissime escursioni annue. Queste, naturalmente, aumentano verso nord: così Zamboanga nell'isola Mindanao ha una temperatura media annua di 26°,6 e un'escursione di 0°,6; Manila ha 26°,4 e 3°,7 rispettivamente; Aparri, nella parte settentrionale di Luzon, 25°,8 di temperatura media annua e 5°,1 di escursione annua. Le precipitazioni sono straordinariamente abbondanti: su 70 stazioni pluviometriche, ben 47 presentano più di 2 metri all'anno di pioggia; 14 superano i 3 metri. La stazione più piovosa sarebbe Bagnio (Luzon) con 4527 mm. La distribuzione annuale delle precipitazioni presenta notevoli differenze tra una parte e l'altra dell'arcipelago, come può desumersi dall'esame dei dati della tabella che viene sopra riportata.
Popolazione. - Dal punto di vista demografico le Filippine presentano un aumento molto notevole della popolazione. Questa era, secondo il censimento del 1903, di 7.637.426 individui, saliti a 10.314.310 nel 1918, anno del secondo censimento. Nel 1928 il totale degli abitanti era di 12.604.100 (43 ab. per kmq.). La densità presenta valori diversissimi tra parte e parte. Una sola città supera i 10.000 abitanti: Manila, la capitale della colonia e il maggior porto dell'arcipelago (320.500 ab. nel 1927; v. manila). Le altre città più popolate sono: Cebu, nell'isola omonima, con 65.500 ab., il secondo porto dell'arcipelago; Legazpi, in Luzon 52.766 ab.; Iloilo, nell'isola Panay, con 49.114 ab.; Lipa (Luzon), con 46.700 ab.; Batangas (Luzon) con 41.100 ab.; Ormoc (Leyte), con 38.250 ab.; Baybay (Leyte), con 37.000 ab., ecc. Gli stranieri residenti nelle Filippine erano nel 1918 64.000 così ripartiti: Cinesi, 43.800, Giapponesi 7800, Americani 5800, Spagnoli, 3900, Inglesi 1140, ecc.
Per quanto riguarda le occupazioni, nel 1918 si avevano le seguenti ripartizioni percentuali: addetti all'agricoltura 40,4%; ai servizî domestici 28,8%; alle industrie 13,4%, alle professioni 10,7%.
Etnologia. - La popolazione indigena nelle Filippine si divide nei riguardi della razza e della cultura in due gruppi ben distinti: i Negritos pigmei e le tribù indonesiane. Queste a loro volta si possono, raccogliere in tre gruppi. Al gruppo più antico appartengono i Mangyan di Mindoro, i Tagbanua di Palawan (ambedue con grande percentuale di sangue negrito) e i Samal delle isole Sulu. Una piccola parte dei Mangyan conducono ancor oggi una vita instabile di cacciatori e raccoglitori; nella stagione asciutta abitano sotto tettoie e durante le piogge in capanne su palafitte coperte di foglie e sprovviste di pareti. L'abbigliamento è fatto di scorza d'albero battuta; le armi conosciute sono le lance, i coltelli, l'arco e la freccia; questa ultima è munita di punta di legno o di bambù avvelenata. Pure non mancano neppur qui tracce di una civiltà più elevata: è usata infatti una scrittura di origine indiana, i cui segni sono incisi nel bambù: una parte dei Mangyan conosce anche la ceramica e la tessitura del cotone. I più praticano un poco anche la coltivazione alla zappa, che fa parte della cultura di tutte le altre popolazioni delle isole. In questo gruppo culturale superiore si distingue uno strato più arcaico al quale appartengono specialmente le tribù di Mindanao e quelle dell'interno di Luzon: Manobo, Bagobo, Mandaya, Ata e altre nel Mindanao orientale, Subanun del Mindanao occidentale; Igorote (Bontok, Kankanai, Nabaloi), Ifugao, Kalinga, Tinggyan, Apayao, Ilongot nelle provincie interne del Luzon settentrionale. Una parte di queste tribù sono ancor oggi pagane. Di fronte a queste tribù montanare vi sono numerose popolazioni che si sono elevate a una certa altezza per effetto dei loro contatti con la civiltà spagnola e americana, e, prima ancora, per mezzo della navigazione che portò nel paese molti elementi della civiltà indiana e asiatica orientale. A queste popolazioni appartengono soprattutto i Tagalog a Manila, i Bisaya nelle isole fra Luzon e Mindanao, i cosiddetti "Moro" delle isole Sulu e delle regioni occidentali di Palawan e Mindanao. I "Moro" delle isole Sulu sono una mescolanza di numerosi elementi indigeni e stranieri (malesi di Ternate e Borneo e anche Arabi) e furono raccolti in potenti sultanati sotto l'islamismo che vi penetrò nel sec. XIV; essi furono un tempo famosi e temuti per la loro pirateria. Oggi sono in gran parte maomettani (1918: 43.000), mentre presso i Tagalog l'Islam, che si era molto diffuso al tempo dell'arrivo degli Spagnoli, è stato sostituito dal cristianesimo romano: questo è professato oggi anche dalla maggior parte delle altre tribù civili. I Tagalog, sopra tutti, hanno saputo utilizzare i progressi della civiltà moderna; la loro attività nell'industria e nel commercio, l'educazione popolare sviluppatissima e le loro attitudini spirituali unite a un desiderio di autonomia politica ne fanno l'elemento più progredito di tutta la popolazione indigena (v. negritos; indonesiani).
Lingue. - Le lingue parlate alle isole Filippine appartengono tutte al gruppo occidentale della famiglia indonesiana (v. maleo-polinesiache, lingue); anche i Negritos, che pur antropologicamente ed etnicamente sono diversissimi, come del resto tutti i Pigmei, non hanno una lingua propria, ma hanno adottato un idioma indonesiano da un popolo che o si è estinto o si è fuso coi Tagalo e Bisāya.
I più importanti idiomi filippini sono: il bisāya, che si suddivide in parecchi dialetti (i più importanti dei quali sono quelli delle isole di Sebu e di Panay), parlato da oltre due milioni d'individui; l'ibanag, parlato dai Cagayan nel bacino di Rio Grande di Cagayan a Luzon (è uno dei pochi idiomi filippini che usi la labiale f); l'ilokano, parlato dagl'Ilokano a Luzon, ecc. Il linguaggio filippino più noto, sia per il numero dei parlanti sia per la loro cultura, e per la letteratura in esso esistente, è il tagalo o tagalog, e cioè la lingua dei Tagalo. Ora il tagalog si scrive con lettere latine, ma una volta possedeva un alfabeto speciale di origine indiana.
Lo spagnolo, importato dai conquistatori, ha dato luogo a una lingua creola ben nota, detta filippino-spagnola o più frequentemente espanol de cocina (v. creole, lingue).
Agricoltura. - Le isole Filippine presentano un carattere decisamente agricolo-forestale: il 63,6% del terreno è occupato da foreste, il 18,7% da prati e terreni incolti, il 15,5% da colture.
L'arcipelago può essere diviso in quattro regioni economiche fondamentali: la zona delle fattorie; la regione della palma del cocco; la zona della canapa e finalmente la regione montuosa: quest'ultima logicamente la meno produttiva e la meno popolata. La prima regione comprende le terre basse di Luzon, la grande pianura centrale e la Cagayan Valley, e le zone pianeggianti delle isole Panay, Negros e Cebu. ll riso è il cereale prevalente, che troviamo diffuso in tutte le isole: la superficie, che era di 1,1 milioni di ettari nel 1913, è salita a 1,8 milioni in questi ultimi anni. La produzione si aggira oggi intorno ai 20-21 milioni di quintali, ma non è sufficiente al consumo locale che sopperisce mediante l'importazione dal Siam e dall'Indocina Francese. Le provincie centrali dell'isola di Luzon dànno da sole il 50% della produzione totale: l'isola di Panay tiene il secondo posto.
Il granturco è il secondo cereale dell'arcipelago: è coltivato in tutte le isole ma ha particolare importanza nelle isole di Cebu, Negros (sezione orientale) e Bohol.
Fra le colture destinate all'esportazione tiene il primo posto assoluto la canna da zucchero, importata probabilmente dai Cinesi provenienti da Formosa. La produzione è salita dai 61.000 quintali del 1855 a oltre 8 milioni in questi ultimi anni. L'industria dello zucchero conta una trentina di stabilimenti e si va sempre più perfezionando. Le provincie più importanti per tale produzione sono la Occidental Negros, quella di Iloilo (Panay), e le provincie di Batangas, Laguna, Pampanga, Tarlac, ecc., nell'isola di Luzon. Altra coltura importante è quella del tabacco, già fiorentissima sotto la dominazione spagnola, da quando José Basco, governatore generale delle Filippine, introdusse regime di monopolio nel 1781. Le qualità più pregiate provengono dalla sezione settentrionale di Luzon. Coltivazioni minori sono quelle del cotone, del caffè, del cacao, della manioca, delle frutta tropicali, ecc.
La regione della palma del cocco si estende nella sezione meridionale costiera di Luzon, e nelle fascie costiere delle isole Visayan. A tale riguardo le Filippine hanno un primato mondiale: la superficie occupata dalla preziosa pianta occupa dai 400.000 ai 500.000 ettari (246.000 nel 1914): il numero delle piante dal 1914 a oggi si è raddoppiato (41,3 milioni nel periodo 1910-1913); le noci di cocco raccolte furono 591.000 nel 1914; oggi, 1,5-2 milioni. La pianta fornisce svariati prodotti, tra i quali fondamentali la copra e l'olio di cocco, oggetto d'ingente esportazione.
Una pianta tipica delle Filippine è la cosiddetta canapa di Manila o abacà (v.) che caratterizza la terza regione geografico-economica, la quale comprende la sezione orientale e sud-orientale dell'arcipelago. La superficie coltivata oscilla intorno ai 500.000 ettari, con una produzione di 1,5-2 milioni di quintali di fibra, anch'essa oggetto di ingente esportazione.
Fauna. - Le Filippine costituiscono una zona faunistica della sottoregione malese (regione orientale), distinta per caratteri zoogeografici, forniti, oltre che dagli altri gruppi, specialmente dai Mammiferi. La fauna mammologica dei monti dell'isola di Luzon ha caratteri di primitività per i quali essa si collega nettamente con la fauna australiana, ed è peraltro distinta dalla fauna dell'isola di Celebes. Interessante è, in questa fauna montana di Luzon, la presenza di diverse specie di rosicanti appartenenti a generi tipicamente australiani (Chrotomys, Xeromys) e di varie specie proprie, dello stesso gruppo, quali il Crateromys schodenbergi, dall'aspetto di un topo di considerevolissime dimensioni, il Rhynchomys soricoides, dal muso lungo e sottile, diverse specie del genere Mus quali il M. luzonicus, M. neglectus, ecc. La fauna delle pianure di Luzon ha una facies diversa con forme comuni a tutta la regione orientale quali l'Hylobates leuciscus, la Viverra tangalunga, il Felis bengalensis, e con qualche specie comune a Borneo (Paradoxus philippinensis, un carnivoro) ed a Celebes (Sus celebensis) o con specie proprie quali il Galeopiteco delle Filippine, il Tarsio delle Filippine (Tarsius philippinensis), la Tupaia delle Filippine (Tupaia everetti), lo Scoiattolo e il Bue delle Filippine, ecc. Nelle Filippine mancano specie proprie della fauna malese quali quelle dei gen. Arctogale, Herpestes, Cyon, Ursus, Elephas che sono per altro ampiamente diffuse in tutta la regione orientale.
L'avifauna delle Filippine rappresentata da parecchie centinaia di specie, presenta un notevole numero di specie endemiche ed è notevole per l'assenza di specie comuni alla sottoregione malese. La fauna dei vertebrati inferiori ha i tratti caratteristici della regione indo-malese. Gl'Insetti sono rappresentati da innumerevoli specie, la fauna indo-malese essendo una delle più ricche del globo per numero di specie e varietà di forme di Lepidotteri, Coleotteri, Ortotteri, Rincoti, ecc. I Molluschi terrestri assai interessanti per le dimensioni raggiunte dalle specie, per la varietà delle loro forme, sono rappresentati nelle isole Filippine da circa cinquecento specie.
Allevamento del bestiame e pesca. - L'allevamento è notevole e vario: prevalgono i suini (10,6 milioni di capi); numerosi sono i bufali (2 milioni) e i bovini (1,1 milioni) nelle zone montuose, entrambi adoperati nei faticosi lavori delle risaie: abbondanti anche i caprini (1,5 milioni); meno numerosi gli ovini (400.000 capi), i cavalli, gli asini e muli (340.000). Di fondamentale importanza la pesca, sia come valore del prodotto sia come numero di addetti a tale attività economica, che viene praticata su tutto l'arcipelago da Luzon alle Sulu.
Foreste. - Il manto forestale è molto diffuso nell'arcipelago: si calcola che esso copra una superficie di 19,4 milioni di ettari: di questi 16,1 milioni sono coperti da foreste fruttabili dal punto di vista commerciale: in altre parole il 63,6% del territorio è boscoso; l'83% delle foreste ha valore economico. L'industria del legname, poco sviluppata durante l'occupazione spagnola, ha preso vigoroso impulso a partire dal 1898, con la creazione di numerose segherie e della Insular Lumber Company; impiega attualmente circa 20.000 operai indigeni. L'esportazione del legname si dirige in prevalenza verso gli Stati Uniti (50%), l'Australia, la Cina, il Giappone, ecc. Da ricordare inoltre le piantagioni di caucciù nelle isole Sulu e Mindanao. Molto diffuso il bambù in tutte le isole dell'arcipelago: l'uso più frequente è per la fabbricazione di capanne indigene.
Miniere. - Dal punto di vista minerario le Filippine si presentano ricche, ma lo sviluppo di tale industria è ancora agli inizi. I principali filoni auriferi si trovano nelle zone di Masbate, Paracale e Mountain. I più notevoli giacimenti di minerali di ferro si trovano nelle provincie di Camarines Norte e Bulacan (Luzon) e nella provincia di Surigao (Mindanao). Le riserve di Surigao sembrano ammontare a 500 milioni di tonnellate. Il distretto di Mancayan nella provincia di Mountain (Luzon) si presenta ricco di minerali di rame; non mancano giacimenti di minerali di manganese e di stagno. Il carbone è stato scoperto per la prima volta nel 1827; i giacimenti principali sono quelli di Batan, Cebu, Polillo, Mindanao, Masbate e Mindoro: le riserve in complesso sembrano ammontare a 60 milioni di tonnellate. Giacimenti petroliferi di una certa entità si trovano nelle provincie di Tayabas, Leyte, Cebu, Iloilo, nell'isola di Mindanao, ecc. Il sale proviene interamente da impianti che sfruttano l'evaporazione dell'acqua marina.
Industrie. - Le industrie nelle Filippine non sono ancora molto sviluppate: quelle esistenti riguardano principalmente l'agricoltura e i prodotti delle foreste. Una delle fondamentali è lo zuccherificio; il maggior numero di stabilimenti è nell'isola Negros; numerosi sono pure gli stabilimenti per la produzione di olio di cocco, per la pilatura del riso, e numerose sono le fabbriche di sigari e sigarette: le manifatture più importanti sono a Manila (esportazione di sigari). La coltivazione della canapa di Manila dà luogo all'industria dei cordami e dei tessuti. Le industrie metallurgiche e meccaniche, sono situate principalmente in Manila, che ha pure i più importanti cantieri navali. Le industrie tessili sono appena agl'inizî.
Commercio. - Il commercio delle Filippine presenta un progresso continuo tanto per le importazioni quanto per le esportazioni: basti pensare che dai 68,1 milioni di pesos per il 1899 (un peso delle Filippine corrisponde a 0,5 dollari degli Stati Uniti, pari a lire italiane 9,5), si è saliti a 579,4 milioni nel 1928. La bilancia nel periodo 1899-1928, si è mantenuta favorevole, ad eccezione degli anni 1899-1904; 1910-1913; 1919; 1921. Nel decennio 1899-1908 il valore medio annuale del commercio delle Filippine è stato di 115,5 milioni di pesos; nel decennio 1919-1928 il valore medio annuale è stato di 490 milioni di pesos. Gli Stati Uniti sono il paese che ha le più intense relazioni con le Filippine: infatti, mentre per il decennio 1899-1908 le relazioni con la repubblica americana non rappresentavano in valore che il 28% medio annuo del commercio totale, nel decennio 1919-28 tale valore sale al 65%. Seguono per importanza Giappone, Cina e Gran Bretagna. Gli articoli principali di esportazione sono lo zucchero, esportato in massima parte negli Stati Uniti (nel decennio 1919-28 il valore medio annuale delle esportazioni di zucchero è stato di 73 milioni di pesos), la canapa, la copra, l'olio di cocco, il tabacco (sigari e foglie): i principali clienti sono gli Stati Uniti. Le maggiori importazioni riguardano prodotti alimentari (grano, farine, carni fresche e conservate, ecc.), prodotti industriali (tessuti, soprattutto di cotone), prodotti meccanici, automobili, ecc. Lo specchietto a piè di pagina dà per i periodi. 1899-1903 e 1924-1928 il valore del commercio totale, il valore delle importazioni ed esportazioni e del commercio con gli Stati Uniti in milioni di pesos.
Porti e comunicazioni. - I porti principali sono Manila, che tiene l'assoluto primato, Cebu, Iloilo, Zamboanga, Davao, Legazpi. Il traffico di Manila, che è toccata da oltre 40 linee di navigazione, è andato aumentando in maniera straordinaria: oscilla ora fra 4-5 milioni di tonn.
Le ferrovie misurano attualmente oltre 1300 km.; nell'isola di Luzon esistono due linee fondamentali: quella settentrionale che partendo da Manila dovrà giungere ad Aparri, il porto più settentrionale dell'isola, e la meridionale, che partendo pure dalla capitale giunge nella provincia di Tayabas: tronchi minori esistono nelle isole Panay, Negros, Cebu e Mindanao. Grande impulso ha ricevuto la costruzione di strade carrozzabili e camionabili (5600 km. nel 1910, oltre 10.000 nel 1925). Maggiore sviluppo presenta l'automobilismo: nel 1915 il numero delle macchine era di 3000, salito a 34.161 nel 1928. Per mezzo di cavi telegrafici le Filippine sono collegate con l'America, con Hong-Kong, con l'Australia e l'Europa. È in corso di attuazione una linea aerea tra Hong-Kong, Manila e Zamboanga. L'Italia è rappresentata da un consolato nella capitale. Gl'Italiani viventi nell'arcipelago nel 1927 erano 48 (missioni e commercianti, ecc.).
Organizzazione ecclesiastica. - Si è già accennato (v. sopra: Esplorazione) al contributo che alla conoscenza dell'arcipelago diedero i missionarî agostiniani, francescani e gesuiti. Oltre questi vanno ricordati i missionarî recolletti, che giunsero nelle Filippine nel 1600, e i domenicani (dal 1587), che acquistarono grande autorità mediante la celebre università di Manila, centro di studî e di cultura civile e religiosa. A differenza di altre colonie, dove i progressi del cristianesimo furono proporzionati alla graduale distruzione e scomparsa dell'elemento indigeno, alle Filippine questo elemento si è venuto man mano elevando e trasformando, fino a divenire quasi interamente cristiano. Nel penultimo censimento i cristiani raggiungevano i nove decimi della popolazione (vedi sopra: Etnologia).
L'organizzazione della chiesa cominciò fin dal primissimo tempo dell'occupazione. Manila fu eretta in diocesi e resa suffraganea di Messico nel 1578. Ben presto però doveva fare a sé. In seguito all'erezione delle nuove diocesi di Cebu, Nueva Cáceres e Nueva Segovia, essa fu dichiarata metropoli (1595). In tal guisa si continuò fino al 1865, nel quale anno fu eretta la diocesi di Jaro con territorio esteso alle due isole di Panay e di Negros. Poi, nel 1910, mentre si provvedeva all'assistenza religiosa degli abitanti di Paragua e delle isole circostanti mediante l'erezione della prefettura apostolica di Palawan, affidata agli eremitani di S. Agostino, venivano create altre quattro diocesi: quella di Calbayog, principalmente per le due isole di Samar e di Leyte; quella di Lipa per le provincie di Batangas, Laguna e Tayabas; quella di Tuguegarao per il nord-est dell'isola di Luzon, e quella di Zamboanga per quasi tutto il territorio della grande isola di Mindanao. Ultimamente con parte del territorio delle diocesi di Manila e di Nuem Segovia, sempre nell'isola di Luzon, dove la popolazione è più fitta e dove la vita cristiana è più intensa, venne eretta la diocesi di Lingayen (1928).
Sono così dieci diocesi che, con Manila a metropoli, costituiscono la provincia ecclesiastica delle Filippine. A tali diocesi è da aggiungere la prefettura apostolica di Palawan. Sono da aggiungere parimente alcune missioni permanenti affidate ad alcuni religiosi, operanti sotto la responsabilità degli ordinarî e dirette al dirozzamento di alcune tribù selvagge dell'interno.
Storia. - La spedizione di Miguel Lopez de Legazpi nel 1564 aveva assicurato l'arcipelago delle Filippine alla Spagna (v. Esplorazione); e nel 1571 veniva costruita una fortezza a Manila, nell'isola di Luzon, che divenne sede del governo. Di là s'irradiarono poi numerose spedizioni parziali per conquistare le altre isole, mentre si combattevano i Portoghesi, tendenti ad affermare il loro dominio contrariamente ai patti di Tordesillas e ai posteriori accordi riguardanti le Molucche. Ma la questione dell'appartenenza delle Filippine fu giudicata in senso favorevole alla Spagna, da una giunta, di cui faceva parte con altri cosmografi e col pilota maggiore, Alonso di Santa Cruz, il padre Urdaneta.
Tutt'altro che tranquillo fu il possedimento: mentre proseguiva l'opera della sottomissione e, parallela a questa, quella di conversione degl'indigeni al cattolicesimo, il governo dell'arcipelago doveva sostenere aspre lotte coi pirati cinesi e coi Giapponesi, le cui armate navali più volte minacciarono Manila (1574, 1578, 1584). Procedeva anche l'opera di colonizzazione, essendosi più volte stipulati contratti (asientos) per il trasporto dal Messico di uomini atti alle armi con le rispettive famiglie, a cui vennero assegnate encomiendas alle stesse condizioni con cui si assegnavano nelle terre d'America; ma le relazioni dei governatori sono piene di lamenti per la pessima qualità di cotesti immigrati, per lo più rifiuti delle prigioni.
Quando Filippo II unì al suo regno di Spagna quello di Portogallo, al governo delle Filippine spettò più volte il compito di difendere anche le Molucche e gli altri possedimenti portoghesi del Mar della Sonda dai corsari gialli, e più ancora dagli Olandesi. I tentativi fatti nel 1601-3 dall'armata di Hurtado de Mendoza per ritogliere alcune isole dell'arcipelago agli Olandesi ebbero felice risultato: più tardi (1606) l'ammiraglio Pedro Braso de Acuña vinse gli Olandesi presso Ternate. A pochi anni di distanza Manila, bloccata dagli Olandesi dell'ammiraglio Witter, fu liberata grazie all'ardimento di Juan de Silva, che con forze inferiori sbaragliò il nemico (1609). Nel 1617, a Playahonda il capitano Juan Ronquillo del Castillo vinceva una potente armata navale olandese dell'ammiraglio Spielbergen. Ma gli Olandesi non tardarono ad unirsi agl'Inglesi, non meno avidi e tenaci dei primi; e la spesa per il mantenimento delle armate, in territorio così lontano dalla Spagna, e per giunta con l'obbligo, per evitare l'Oceano Indiano in pieno dominio dei nemici, di rifornirle per la via del Pacifico, era tale che, come si legge in una relazione del 1621, il nuovo re Filippo IV fu tentato di abbandonare quell'arcipelago e fu trattenuto solo dal pensiero che sarebbe andata perduta la ben avviata opera di cristianizzazione.
Per fortuna della Spagna la strage dei coloni inglesi di Amboina (1623) da parte degli Olandesi ruppe gli accordi fra Olanda e Inghilterra e un po' di respiro ebbero i governatori delle Filippine, ai quali riuscì facile persuadere gl'indigeni ad aiutare gli Spagnoli nel combattere gli stranieri. Il soccorso inviato ai Portoghesi di Macao, assaliti dagli Olandesi, provocò un nuovo attacco a Manila, che venne respinto, e che a sua volta diede origine alla spedizione spagnola a Formosa, dove gli Spagnoli occuparono una posizione, che essi chiamarono Santiago (1626). Sollevazioni di popolazioni indigene e d'immigrati cinesi, ribellioni di questa o quell'isola, scontri navali con Olandesi, il distacco del Portogallo dalla Spagna (1640) con la conseguente perdita, per la Spagna, delle basi navali delle Molucche, e con la maggior frequenza quindi degli assalti e delle molestie degli Olandesi, caratterizzano il regno di Filippo IV. La pace di Vestfalia venne a dare una tregua agli Spagnoli e le Filippine godettero tranquillità relativa, anche quando, regnando Carlo II, la guerra coloniale riarse violentissima con l'Inghilterra: tanto che poterono i governatori far esplorare e occupare le Caroline (così chiamate in onore del re). Durante il regno di Filippo V di Borbone e del suo successore, le Filippine furono assai molestate dai pirati delle grandi isole della Sonda, e specialmente di Borneo, che più volte desolarono Luzon e le altre parti dell'Arcipelago, costringendo i governatori a frequenti spedizioni, che non ebbero sempre esito fortunato. Del resto quei pirati trovavano rifugio nelle isole appartenenti all'Olanda: donde reclami al governo di Batavia.
Nella seconda metà del sec. XVIII gl'Inglesi, nelle loro frequenti guerre con la Spagna, alleata della Francia in virtù del patto di famiglia, presero di mira anche le Filippine. Nel 1762, ignorandosi a Manila la dichiarazione di guerra, una squadra partita da Madras agli ordini dell'ammiraglio Samuel Cornish, si presentò improvvisamente a Cavite e approfittando della sorpresa occupò alcune posisizioni forti e intimò all'arcivescovo Rojo, progovernatore, la resa. I tentativi di difesa furono respinti: le artiglierie bombardarono le deboli e scarse opere di fortificazione. Fu necessario capitolare a gravissime condizioni, che non risparmiarono il saccheggio (5 ottobre 1762). La capitolazione però non fu generalmente riconosciuta; Simón de Anda y Salazar si proclamò governatore, e stabilita la sede del governo a Bacolor, per 15 mesi tenne chiusi gl'Inglesi in Manila. La pace di Parigi restituì agli Spagnoli Manila con le altre terre, grazie alla mediazione di Federico II: ma le fortificazioni e l'arsenale di Cavite furono distrutti. Pochi anni dopo la Spagna iniziò le relazioni con le Filippine attraverso l'Oceano Indiano, distaccando perciò questo arcipelago dal Messico, da cui in certo modo fin allora era dipeso.
Durante la Rivoluzione francese e la successiva occupazione della Spagna ad opera di Napoleone, le Filippine si mantennero fedeli al re Ferdinando. Ma la promulgazione della costituzione del 1812 produsse negli abitanti di colore un grande fermento. Essi pretesero d'essere considerati uguali agli Spagnoli; donde tumulti e ammutinamenti, che non cessarono neppure dopo il ritorno del re Ferdinando al trono. Accrebbe esca al fuoco la rivoluzione delle colonie d'America: l'abolizione dei privilegi della Compagnia che aveva monopolizzato il commercio, l'espulsione di molti creoli americani che si erano stabiliti nell'isola ed altri provvedimenti non riuscirono ad attenuare il malcontento. Nel luglio 1823 accadde un pronunciamento militare che fu però presto soffocato: ma il male non fu estirpato e si diffuse, mentre, fatti sempre più audaci dalla debolezza del governo, i pirati infestarono l'arcipelago, occuparono (1823) alcune isole, donde furono scacciati da una spedizione nell'anno successivo. Nel 1854 poco mancò che il dominio coloniale crollasse per la ribellione di un meticcio, José Cuesta, che fu però energicamente repressa dal governatore marchese de Novaliches.
Ma i fermenti separatisti, favoriti dall'opera di agenti degli Stati Uniti, si diffiusero sempre più. Sorse la società segreta detta Katipunan, che raccolse intorno a sé gran parte degl'indigeni tagala e molti meticci. Sotto il governatorato di Ramón Blanco si manifestò apertamente un moto separatista, che la feroce repressione non riuscì a domare: il medico José P. Rizal y Alonso che si pose a capo del movimento, fu fucilato (1896); ma a vendicarlo sorse un nuovo capo, Emilio Aguinaldo, che costrinse il governatore Fernando Primo de Rivera a venire a trattative, e a fare numerose concessioni, che però non furono poi mantenute (patto di Biacnabató). Pertanto, scoppiata la guerra ispano-americana, e distrutta a Cavite la debole, vecchia marina spagnola, Aguinaldo, d'accordo col comandante delle forze navali degli Stati Uniti, tornò nell'arcipelago e proclamò l'indipendenza delle Filippine (12 giugno 1898), stabilendo la capitale a Malolos. Con la pace di Parigi (10 dicembre 1898) la Spagna dovette rinunziare all'arcipelago a favore degli Stati Uniti; l'effimera indipendenza delle Filippine fu distrutta. Aguinaldo tentò la guerriglia contro i nord-americani, e l'iniziò il 4 febbraio 1899, ma fu fatto prigioniero (23 marzo 1901).
Il governo degli Stati Uniti largheggiò in concessioni verso i nuovi sudditi, in senso democratico e autonomistico; ma solo nel 1907 poté aprirsi l'assemblea legislativa. Nel 1916 venne concessa alle Filippine un'amplissima autonomia e una costituzione (completata il 30 agosto 1928) e fu dichiarato il proposito di dar loro l'indipendenza, non appena fosse possibile costituire un governo solido e stabile.
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