Filippine
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Geografia umana ed economica
di Anna Bordoni
Stato insulare dell'Asia sud-orientale. La popolazione delle F. continua a crescere a un ritmo sostenuto, e i 76.498.735 ab. registrati al censimento del 2000 sono saliti, a una stima del 2005, a 83.054.000. Squilibrata la composizione per età: oltre un terzo degli abitanti ha meno di 15 anni, mentre la popolazione con più di 65 anni rappresenta solo il 4% del totale. La pressione sulle risorse è rimasta considerevole, e il livello di sviluppo economico e sociale tende a diminuire. Secondo stime della Banca mondiale, più della metà della popolazione sopravvive con meno di 2 dollari al giorno, e un terzo dei bambini soffre di malnutrizione. L'emigrazione è rimasta la sola valvola di sfogo, e i filippini che lavorano all'estero hanno superato i 6 milioni. Il processo di inurbamento, causato da un forte esodo rurale, si è mantenuto su livelli elevati, e ha provocato il proliferare di bidonvilles sorte attorno alle grandi città. Il fenomeno ha assunto dimensioni macroscopiche nella capitale Manila (14.950.000 l'intera agglomerazione urbana, secondo stime del 2006) che viene considerata una tra le cinque città più inquinate del mondo.La situazione economica risente delle incertezze politiche di un Paese in preda a ripetute violenze, dovute soprattutto alla guerriglia separatista musulmana e alla guerriglia comunista (v. oltre: Storia). L'agricoltura è penalizzata dal basso livello delle infrastrutture, dal limitato ricorso alla tecnologia moderna e dall'eccessiva dipendenza dalle condizioni climatiche. Fra le colture destinate all'autoconsumo predominano il riso e il mais, fra quelle destinate all'esportazione la palma da cocco, le banane, l'ananas, il caffè, il cacao, la canna da zucchero e il tabacco. Il patrimonio forestale, gravemente danneggiato dagli incendi del 1998 e del 2002, produce ancora discrete quantità di legname (16 milioni di m3 nel 2004). L'allevamento è praticato soprattutto da grandi aziende, in particolare nelle isole di Mindanao e Masbate, mentre diffusa è la pesca.
Nel corso del decennio a cavallo tra i due secoli il contributo del settore industriale alla formazione del PIL è aumentato, mentre nello stesso periodo la quota di popolazione attiva nel comparto è rimasta sostanzialmente inalterata, con un correlato potenziamento della produttività. Di conseguenza l'industria ha raggiunto un discreto grado di diversificazione e, pur rimanendo fondata sulla trasformazione (agroalimentare e tessile-abbigliamento), ha sviluppato enormemente la filiera elettronica, che assicura i due terzi delle esportazioni del Paese. Di rilievo anche l'industria pesante, che produce soprattutto cemento, sostanze chimiche (in particolare fertilizzanti e derivati dal petrolio), metalli lavorati.
Il settore produttivo più dinamico e con il maggior incremento in termini di contributo al PIL è quello dei servizi, che ormai partecipa per oltre la metà al reddito complessivo del Paese. Accanto alla forte crescita del terziario tradizionale, e anche delle attività finanziarie e commerciali, un ruolo di rilievo hanno assunto alcuni servizi innovativi, destinati alle imprese multinazionali che attraverso la delocalizzazione sono alla ricerca di una riduzione dei costi di produzione: così le F. hanno visto installarsi sul loro territorio sempre più numerosi i call-centers e altri business process outsourcings (BPO), benché abbiano costituito un freno a tale fenomeno alcune carenze locali, come la mancanza di personale qualificato in grado di parlare l'inglese, e si sia fatta sentire la concorrenza dell'Unione Indiana. Un'altra fonte di valuta estera è rappresentata dal turismo internazionale; si è cercato in particolare di attirare la classe dei 'nuovi ricchi' della Repubblica Popolare di Cina. Malgrado gli sforzi del governo per varare importanti riforme economiche, il Paese presenta ancora numerosi handicap strutturali: un pesante debito pubblico, alti tassi di disoccupazione, ribasso degli investimenti stranieri, limitate entrate fiscali.
Storia
di Paola Salvatori
Nonostante i ripetuti impegni, assunti dai vari presidenti succedutisi dalla caduta del regime autoritario di F.E. Marcos (1965-1986), di accelerare il processo di modernizzazione e di sviluppo del Paese, le F. rimanevano agli inizi del 2000 ancora sostanzialmente arretrate, con gravi carenze strutturali e larghe sacche di povertà e miseria. Servizi primari, quali elettricità e acqua potabile, erano ancora preclusi agli strati più poveri della popolazione, soprattutto nelle campagne, e per molte famiglie l'unica fonte di reddito continuava a essere rappresentata dalle rimesse inviate da uno o più dei suoi esponenti emigrati all'estero. Tra le principali cause di questa situazione vi era sia il persistere, a tutti i livelli dell'apparato statale, di una diffusa corruzione, tra le cui maglie finivano per rimanere invischiate gran parte delle risorse destinate alle infrastrutture e ai servizi, sia la scarsa solidità delle istituzioni politiche, minate, oltre che dall'irrequietezza delle forze armate, dalla guerriglia comunista (organizzata nel New People Army, NPA) e da quella musulmana (Moro National Liberation Front, MNLF), che continuavano a interessare soprattutto la zona meridionale del Paese.
Dopo la breve parentesi del presidente J. Estrada (1998-2001), costretto a dimettersi perché coinvolto in gravi episodi di corruzione, nel gennaio 2001 il potere passò nelle mani del suo vicepresidente, la signora G.M. Macapagal-Arroyo, figlia dell'ex presidente D.P. Macapagal (1961-1965), espressione delle oligarchie dominanti e gradita alla gerarchia cattolica. La nuova amministrazione riprese il dialogo con il MNLF e il NPA, rifiutando l'uso massiccio dell'esercito adottato (peraltro senza successo) da Estrada, e incentrò i suoi sforzi nella lotta alla corruzione e nella riduzione del debito pubblico, includendo nel suo programma anche l'impegno per il miglioramento delle condizioni di vita degli strati più poveri. Questa linea garantì al governo il sostegno della popolazione, testimoniato dal successo riportato dai partiti di maggioranza nelle elezioni politiche e amministrative del maggio 2001. Negli anni seguenti, tuttavia, la situazione rimase critica, e la stabilità del governo fu minata dal fallito tentativo di colpo di Stato, operato nel luglio 2003, da alcuni esponenti delle forze armate. Sempre in questo periodo si registrò un inasprimento del conflitto con la guerriglia musulmana e si tornò ad adottare la linea intransigente, con un uso massiccio dell'esercito. Influirono su questa nuova strategia le pressioni del governo statunitense che, dopo gli attentati dell'11 settembre 2001, aveva richiesto una più rigorosa repressione dei vari movimenti islamici armati e aveva incluso quelli filippini nell'elenco dei più pericolosi. In realtà G.M. Macapagal-Arroyo cercò di evitare un eccessivo inasprimento dello scontro con il MNLF, lasciando aperta la porta del dialogo, che venne infatti ripreso nel corso del 2004.
Le elezioni presidenziali tenutesi nel maggio 2004, caratterizzate come sempre da violenze e intimidazioni, riconfermarono al potere il presidente uscente con il 40% dei consensi. Per cercare di rilanciare l'immagine della propria amministrazione, G.M. Macapagal-Arroyo presentò un programma dai forti contenuti sociali, e ribadì il proprio impegno per combattere la disoccupazione e la corruzione e per risanare il debito pubblico. Nel corso del 2005 continuarono a intensificarsi gli scontri con la guerriglia islamica, mentre una nuova ondata di scandali investì la famiglia del presidente. In politica estera vennero rinsaldati nel corso di questi anni i rapporti con gli Stati Uniti, soprattutto sul piano militare, anche se nel luglio 2004 il governo decise di anticipare il ritiro del proprio contingente impegnato negli aiuti umanitari in ̔Irāq, venendo incontro alle pressioni dell'opinione pubblica. Si cercarono di migliorare anche le relazioni con la Cina e con i Paesi dell'area, nel tentativo di incrementare gli accordi commerciali.