CAVAZZA, Filippo
Nacque a Bologna il 21 marzo 1886 da Francesco e Lina Bianconcini, in una famiglia dell'alta borghesia di banchieri e proprietari agrari, da poco insignita del titolo comitale per meriti culturali e per attività benefiche. Il giovane crebbe in un ambiente di elevato livello culturale oltreché sociale, che gli consentì di incontrare eminenti personalità del mondo scientifico e letterario. Nel 1907 fu con A. Ghigi al sesto convegno internazionale di zoologia a Boston, ed ivi poté conoscere J. L. Agassiz, H. Osborn, W. Bateson e altri grandi zoologi; da questi contatti fu spronato ad applicarsi a quegli studi biologici che già lo avevano attratto, e lo fece con tanto impegno che le pubblicazioni di quegli anni gli valsero la libera docenza in zoologia nel 1915.
Il C. si occupò con particolare cura dei problemi della variabilità dei caratteri all'interno della specie; quei caratteri che, secondo la sua opinione, troppo spesso assurgono al valore di elementi discriminanti fra specie diverse, laddove esprimono spesso soltanto variazioni individuali, o legate a situazioni ambientali diverse e geografiche.
Nel genere Putorius, sottogenere Arctogale, che comprende la donnola e l'ermellino, con una serie di attente osservazioni e di precise misure corporee, egli indicò quali dovevano essere considerate variazioni somatiche, talvolta addirittura temporanee, dovute ad irregolarità individuali o a fattori esterni. Metodo ed intenti analoghi lo guidarono nella raccolta di numerosi esemplari del genere Crocidura, provenienti dalla pianura emiliana, dagli Appennini, dalle Alpi centrali, dalle isole e dal ricchissimo materiale del Museo di storia naturale di Firenze. Poté concludere che in Italia esistono di quel genere due specie, con otto varietà, ridimensionando quanto era stato precedentemente indicato da altri autori. Allo stesso tipo di ricerca appartengono: gli studi sulle forme di Loxiacurvirostra e quelli sul chirottero di Minà Palumbo. Il rigore scientifico suggeriva al C. di raccogliere un numero tale di dati che spesso eccedevano il necessario; questo peraltro gli consentiva di allargare il campo della ricerca ed affrontare temi non previsti originariamente, ma altrettanto interessanti e significativi. L'indagine su Arctogale non si limitò, per esempio, all'aspetto sistematico e morfologico, ma poté comprendere anche un chiarimento sulle abitudini ed i costumi della specie; e ciò in un'epoca in cui le conoscenze etologiche erano spesso approssimative o addirittura inesatte. In base ai rilievi fatti, egli consigliò un diverso atteggiamento nel riguardi di specie che venivano indiscriminatamente perseguitate, raccomandando il mantenimento degli equilibri ecologici. Ma l'indagine morfologica del C. non fu basata solo su misurazioni ed osservazioni, ché, anzi, quando possibile, divenne sperimentale: egli provocò un cambiamento dell'abito in Coturnix coturnix, allevando degli esemplari in serra e sottoponendoli a variazioni di umidità in una temperatura costante. In tal modo pervenne, riconfermandole, alle medesime conclusioni generali sulla variabilità dei caratteri somatici in diverse condizioni ambientali, che già erano state tratte da eminenti ornitologi, quali Ch. W. Beebe.
Legati ancora a questo centro di interesse possono essere considerati gli studi sull'ibridismo di specie e sulla fecondità dei muli e dei bardotti. Infatti, più che approfondire il tema genetico, il C. sembra interessato qui a rilevare le più o meno marcate affinità specifiche.
Dal 1907 il C. fu per alcuni decenni direttore di aziende agricole nelle zone di bonifica del Bolognese e, come tale, operò efficaci modifiche ed innovazioni agrarie. In quegli anni, frattanto, dopo la conquista della Libia, si poneva al governo italiano in tutta la sua gravità il problema della colonizzazione di quei territori che, ritenuti privi di risorse minerarie, senza industrie presenti né ipotizzabili in futuro data anche la scarsità di acqua e di fonti energetiche, erano suscettibili solo di uno sfruttamento agrario. La valorizzazione economica della Libia, d'altro canto, era una necessità anche politica, per attenuare in Italia lo scontento creatosi per una operazione di colonizzazione giudicata troppo costosa.
Quando nel 1913 il ministro segretario di Stato per le colonie nominò una conimissione governativa per lo studio agrologico della Tripolitania, il C. ne fu membro, competente per il settore tecnico-biologico. Già nel 1912 il ministero dell'Agricoltura, che aveva mandato in Libia una missione di tecnici, poté disporre di un primo volume di Ricerche e studi agrologici sulla Libia, inerenti alla zona tripolitana. I due volumi seguenti apparvero l'anno successivo. Quando il C. andò in Libia e conobbe a fondo la situazione agraria e sociale del paese, ebbe a dichiarare che quel primo gruppo di tecnici aveva operato nel migliore dei modi e che egli stesso ne avrebbe tratto esempio. Nel 1921 il governatore Giuseppe Volpi gli chiese di studiare e suggerire proposte sui provvedimenti da prendere per le piccole concessioni attorno a Tripoli. Nel dicembre del '22, assumendo l'incarico di direttore nell'Ufficio per la colonizzazione, il C. si immerse in problemi non più soltanto tecnici ma anche politici e sociali. Fra l'altro dette qualche suggerimento sui mezzi per rinvenire i terreni da dichiararsi demaniali per poi essere distribuiti in concessione agli immigrati italiani. Nel marzo del '23 presentò una relazione per proporre l'istituzione di una Cassa di Risparmio che erogasse le sovvenzioni necessarie ai coloni per una efficace opera di trasformazione agraria. La cassa fu poi istituita con r.d. e d.g. del luglio 1928.
Durante il periodo tripolino il C. non fu del tutto immemore dei suoi studi tassonomici; in occasione dei viaggi nella Tripolitania settentrionale ed in alcuni punti più meridionali della colonia, raccolse dati e osservazioni sugli uccelli presenti nel Gebel e nella fascia costiera: ne fece una pubblicazione che egli stesso dichiarò incompleta per forza di cose, ma tuttavia utile e precisa: Osservazioni sugli uccelli della Tripolitania, in Riv. it. di ornit., s. 2, II (1932), pp. 155-209.
Lasciò l'Ufficio di colonizzazione nel '26, ma continuò a occuparsi intensamente di politica e di agronomia coloniale; fu rappresentante italiano alla conferenza di Parigi per l'agricoltura tropicale e subtropicale, fu nella commissione per lo studio agrologico della Cirenaica e nel consiglio dell'Ente di colonizzazione della Libia.
Morì a Firenze il 9 genn. 1953.
Opere: Ricerche sui Putorius nivalis e sui Putorius ermineus d'Italia, Bologna 1908, Nota sulle donnole e sull'ermellino in Italia in Boll. della Soc. zool. it., s. 2, X (1909), 7, 8, pp. 256-264; Nota intorno ad una incursione e nidificazione della Loxia curvirostra Lin. nell'Emilia, ibid. 11, 12 pp. 462-470; Contributo alla conoscenza della vita e delle abitudini della donnola (Putorius nivalis Lin.), ibid., s. 2, XI (1910), 3, 4, 5, 6,pp. 65-82; Ancora sulle forme della Loxia curvirostra Lin. Risposta al dott. Hartert, ibid., 7, 8, 9,10, pp. 209-224; Ricerche intorno al Chirottero descritto da Minà-Palumbo come Vesperugo noctula var. sicula, ibid., XII(1911), 9, 10, 11, 12, pp. 251-260; La Libia italiana e il campo che offre alle ricerche scientifiche, Bologna 1911; Studio di sistematica sperimentale sulle variazioni della Coturnix coturnix, in Arch. zool. ital., V(1912), pp. 29-39; Ricerche intorno alle specie italiane del genere Crocidura, in Boll. d. Musei di zool. e anat. comp. d. R. Univ. di Torino, XXVII (1912), 653, pp. 1-16; Ancora delle specie italiane del genere Crocidura, ibid., XXVII(1912), 659, pp. 1-10; Influenza di alcuni agenti chimici sulla fecondità del Bombyx mori, in Redia, IX (1913), pp. 139-149; Seconda serie di esperienze intorno all'influenza di alcuni agenti chimici sul Bombyx mori, ibid., XII (1916), pp. 69-108; Studi e ricerche sull'ibridismo di specie. Sulla fecondità delle mule e sui caratteri dei discendenti, in Arch. zool. ital., XV(1931), pp. 499-547; Studi e ricerche sull'ibridismo di specie. Alcuni casi di fecondità accidentale, ibid., pp. 1-27; Inizi e sviluppo della colonizzazione agraria in Tripolitania, in Ann. d. Soc. agr. della prov. di Bologna, LX(1932), pp. 35-101.
Fonti e Bibl.:Necr. in Rend. dell'Acc. delle sc. dell'Ist. di Bologna, Cl. di sc. fis.,LVII(1953), pp. 43-52; P. Ballico-G. Palloni, L'Italia in Africa. L'avvaloramento e la colonizzazione, III, Roma 1971, p. 116.