FILIPPO da Pistoia (Filippo Fontana)
Nacque a Pistoia, dove conservò per tutta la vita una casa, nell'ultimo decennio del XII secolo. È destituita di ogni fondamento la sua parentela con i ferraresi Fontana, data in passato come scontata, così come è da accogliere, come semplice ipotesi, una sua discendenza dai pistoiesi Vergiolesi.
Le prime notizie sulla sua giovinezza sono narrate da Salimbene de Adam, che ne godette le confidenze per anni. Questi racconta che F., dopo un primo fallito tentativo di apprendistato di negromanzia a Toledo, studiò filosofia e teologia a Parigi. Tornato in Italia, dopo un breve soggiorno a Tolosa, si fissò a Ferrara ed ottenne quindi il canonicato della cattedrale nella natia Pistoia. Sempre a detta di Salimbene, F. fu familiare di Garsendino, vescovo di Ferrara, al quale succedette nel 1239.
Ed è in qualità di vescovo di Ferrara che F. viene ricordato dai cronisti quando, il 20 dic. 1239, giurò a Bologna con i collegati guelfi contro le forze imperiali, anche se è solo dal 26 nov. 1240, quando affidò il castello di Argenta ad Azzo (VII) d'Este, che egli risulta documentato come eletto al vescovato di Ferrara. La venuta di F. a Ferrara ebbe nella città un effetto destabilizzante: da quel momento infatti il vescovo, il Comune, il ceto dirigente ferrarese non furono più un tutt'uno, come per lo più erano stati precedentemente, perché F. divenne il punto di solido riferimento per tutti gli oppositori dell'imperatore, in generale, e di Ezzelino da Romano in particolare, laici ed ecclesiastici.
A partire dal 1239, dopo che nella primavera Federico II era stato scomunicato, e dopo che nel giugno Azzo d'Este con altri era stato messo al bando dall'imperatore, F. organizzò il raccordo delle forze padane per la lotta contro gli Imperiali. Le operazioni militari iniziarono in quello che apparve il punto più debole dello schieramento ghibellino lungo il Po, da tempo, del resto, uno dei primi obiettivi di Venezia. F. prese nel gennaio Bergantino, già possesso della Chiesa ferrarese, poi il castello di Bondeno, che apparteneva al monastero di Nonantola; mentre fallì l'impresa di fronte al castello di Ostiglia. Venute le rive del fiume fino a Mantova saldamente nelle mani dei collegati del fronte antimperiale, dal febbraio al giugno l'esercito assediò Ferrara. Centrale fu il ruolo di F. nel realizzare nel 1240 la spedizione congiunta contro questa città in mano a Salinguerra Torelli, sostenitore della causa ghibellina, formata dal legato pontificio, dai Veneziani, dagli esuli ferraresi raccolti intorno ad Azzo d'Este e da gruppi di armati guelfi provenienti da Bologna, Mantova, Milano e d'altrove. Ai primi di giugno le truppe entravano vittoriose in Ferrara.
I beni vescovili concessi in passato ai Torelli ed ai Ramberti furono da F. revocati e trasferiti agli Estensi, che li passarono ai propri sostenitori. Egli proseguì inoltre l'opera di coordinamento di tutti gli sforzi contro gli Imperiali: il 21 maggio 1240, per mandato di papa Gregorio IX, cedette al vescovo di Cervia i proventi di S. Pietro di Massa Nuova, come ricompensa per l'aiuto prestato contro Federico II ed in risarcimento dei danni patiti per quella ragione. Prima del 25 giugno 1243 consentì all'erezione da parte dei minori di una loro chiesa sul terreno donato dal Comune.
Qualche anno più tardi F. proseguì la sua attività diplomatica: probabilmente fu a Lione quando, nel luglio 1245, il concilio scomunicò di nuovo Federico II e sciolse i sudditi dal vincolo della fedeltà. Quello stesso mese F. si recò in Germania come fiduciario di papa Innocenzo IV, per cercare di fare eleggere il langravio di Turingia, Enrico di Raspe, che manifestò una certa titubanza ad accettare la candidatura per motivi finanziari; alla fine comunque F. riuscì a convincerlo. Benché alla elezione del nuovo re di Germania (22 maggio 1246), avessero partecipato ben pochi nobili del Regno, Innocenzo IV si congratulò immediatamente con F. ed esortò i vescovi tedeschi a fornire tutto l'aiuto della Chiesa, nominandolo ufficialmente legato il 5 luglio.
Forte del nuovo titolo, F. estese la scomunica, che già gravava sull'imperatore, a tutti i suoi sostenitori ecclesiastici. Il 18 gennaio 1247 fu con il nuovo re all'assedio di Ulma. In quell'occasione Enrico si ammalò, e morì il 17 febbraio dopo aver abbandonato l'impresa. F. si trovò allora improvvisamente solo e senza sostenitori. Salimbene racconta come riuscì a fuggire travestendosi da frate minore. Sostituito da un altro legato nel marzo, F. rientrò a Ferrara, dove lo si trova documentato nell'estate 1247.
Nonostante l'insuccesso il suo nome era comunque ben tenuto presente, grazie alla sua affidabilità, presso la S. Sede: oltre che eletto dell'episcopio ferrarese F. risulta, a partire dal febbraio 1250, anche eletto vescovo di Firenze, che probabilmente amministrò standosene a Ferrara. Quando, all'inizio del 1250, si rese vacante la sede arcivescovile di Ravenna, F. venne chiamato direttamente dal pontefice a ricoprire tale incarico. Le fonti locali lo danno già come eletto vescovo di Ravenna il 5 apr. 1250, anche se, ancora il 20 aprile, Innocenzo IV lo invitava come vescovo di Ferrara, insieme con il vescovo di Bologna, a favorire il trasferimento dei minori di Forli all'interno della città. La situazione politica della Romagna era talmente critica che F. non riuscì neppure ad entrare in Ravenna, impedito dai conti di Bagnacavallo. Egli fu quindi costretto ad amministrare da Ferrara sia la sede ravennate sia quella ferrarese, che rimase vacante fino al 17 ag. 1252. Il 12 marzo 1251 un consiglio di fuorusciti ravennati e di altri guelfi gli consigliò di rivolgersi per aiuto ai Bolognesi. Egli preferì, però, l'aiuto offertogli da Azzo d'Este, al quale rinnovò enfiteusi di grandi possessi della Chiesa ravennate nel Ferrarese. Ma l'appoggio sperato non venne, e il 24 ed il 29 settembre 1251, rispettivamente da Ferrara e da Argenta, F. intimò ai Ravennati di sottomettersi alla S. Sede; quindi, non avendo ottenuto obbedienza, scomunicò i magistrati comunali e pose l'interdetto alla città, autorizzato in tale senso dallo stesso pontefice il 25 genn. 1252. Sempre da Innocenzo IV F. ricevette, il 5 dic. 1251, l'incarico di ristabilire la pace in Romagna, seppur rigidamente limitato al territorio della sua giurisdizione arcivescovile.
Per F. furono anni difficili anche nella sede ferrarese: nel marzo 1252 egli intervenne, su sollecitazione papale, per risolvere una questione sorta tra capitolo ed alcuni suoi investiti, demandando la soluzione della causa ai priori di S. Giorgio e di S. Romano ed al rettore di S. Alessio, tutti prelati cittadini. Per un errore del cancelliere che aveva usato - ovviamente per distrazione - nella citazione il sigillo del vescovo di Ravenna, e non quello del vescovo di Ferrara, il capitolo ne contestò la legittimità.
Il 3 apr. 1252 il papa lo esonerò dall'incarico di legato in Lombardia che probabilmente non gli era ancora stato ufficialmente affidato, promettendo che tale incarico gli sarebbe stato affidato di nuovo, non appena il cardinale Ottaviano degli Ubaldini avesse esaurito il suo compito. Il 1º marzo 1253 F. entrò finalmente in Ravenna, divenendone addirittura podestà, e ponendosi così al centro degli avvenimenti riguardanti il territorio romagnolo.
Nel giro di due anni F. raggiunse in Romagna la grande pacificazione, fortemente auspicata, ma fino ad allora vanamente perseguita, dal Papato. La ratifica della pace ormai generale in Romagna (eccettuata Faenza, rimasta saldamente in mano ghibellina) sancì nel 1253 la buona riuscita dell'impresa. Ma gli accordi risultarono ben presto effimeri. Il 28 apr. 1254 F. convocò un sinodo provinciale, e poco dopo fu incaricato dal papa di dirimere la questione pendente fra la Repubblica di Venezia ed il rettore di Cervia, Tommaso da Fogliano, in merito alla gestione ed allo sfruttamento delle saline di Cervia: a tale proposito, il 30 luglio, il doge di Venezia nominò un suo procuratore presso Filippo. Il 4 settembre il papa lo nominò inoltre mediatore nella contesa tra il vescovo di Forlimpopoli e Guido e Nicolò da Calboli, importanti esponenti della nobile famiglia forlivese, ed i conti di Castrocaro.
Tra il novembre 1254 ed i primi di dicembre del 1255 F. dovette assentarsi da Ravenna, perché inviato da Innocenzo IV in Puglia a capo di una missione politico-militare contro Manfredi di Svevia. Il 20 dic. 1255 papa Alessandro IV lo nominò legato in Lombardia e nella Marca Trevigiana per la crociata contro Ezzelino da Romano; nel marzo 1256, infine, F. si recò a Venezia per predicare a favore dell'impresa. F. si recò in seguito a Ferrara, dove nel maggio dello stesso anno predicò la crociata. Nel corso di tutte le operazioni militari egli si dimostrò attivissimo, a quanto riferisce il cronista Rolandino da Padova, nel confortare i collegati: il 19 giugno l'esercito antimperiale, dopo aver preso diversi castelli del contado patavino fra i quali Piove di Sacco, si diresse verso Padova. Il giorno dopo nell'assalto finale F. rimase in prima linea ad incitare le truppe: la presa della città si concluse con un tremendo saccheggio che F. non poté né volle impedire, e che terminò il 21 giugno, quando, nel corso di pubbliche funzioni di ringraziamento, F. liberò la città dalla scomunica. L'impresa - commenta Rolandino di Padova - dette grande fama a F. e portò al rapido recupero di città e castelli che si affidarono spontaneamente e fiduciosamente nelle mani del legato.
Ricevuti nuovi aiuti militari da Venezia, Chioggia e Bologna, da schiere guidate dal condottiero Giovanni da Schio, e perfino dalle città di Verona e Vicenza, il 30 luglio i crociati marciarono quindi alla volta di Vicenza. Una volta presa la città, il legato nominò Azzo (VII) d'Este capo generale dell'esercito; ma voci di un imminente arrivo di Ezzelino seminarono il panico, e mentre i Bolognesi abbandonarono l'impresa e se ne tornarono a casa, imitati da una consistente parte dell'esercito, F. ed Azzo si ritirarono a Padova, dove F. ordinò diverse opere di fortificazione della città. Nel frattempo egli si dedicò a sanare qualche situazione di natura ecclesiastica: la sede episcopale di Padova, vacante da tempo, venne occupata da G. Forzaté, dietro interessamento di F., mentre venne anche eletto il nuovo abate di S. Giustina. All'arrivo di Ezzelino F. si dimostrò particolarmente vigile ed attento nell'evitare uno scontro diretto; nel frattempo ricevette aiuto dalle truppe inviategli dal patriarca di Aquileia, da Venezia, Ferrara e Mantova. Il temporeggiamento di F. scoraggiò definitivamente Ezzelino che, dopo alcune sporadiche incursioni negli avamposti, si ritirò a Vicenza, senza aver ottenuto alcun successo nel corso di questa impresa.
Nel gennaio 1257 F. giunse a Mantova con parte dell'esercito, al fine di organizzare da quella sede una azione diplomatica per recuperare Brescia alla Chiesa di Roma. Dopo un incoraggiante contatto con alcuni esponenti cittadini, ottenuto grazie alla mediazione di un domenicano, F. si recò personalmente in città, dove riuscì in pochi giorni a convincere i maggiorenti bresciani ad abbandonare Ezzelino da Romano.
La lotta contro i da Romano si fece più urgente poco dopo, in seguito al pubblico riavvicinamento di Alberico ad Ezzelino, avvenuto a Castelfranco l'8 maggio 1257. F. reagì comminando ad Alberico la scomunica che fu poi confermata da papa Alessandro IV. Nella primavera successiva, il 27 apr. 1258, Brescia fu occupata dalla coalizione guelfa capitanata da Azzo e da F. al fine di impedire un eventuale ritorno della città nello schieramento favorevole ad Ezzelino. Nel maggio F. si recò a Milano, per maggiormente rinsaldare la compagine guelfa, ma non ottenne alcun successo in questa sua missione diplomatica.
Preoccupanti notizie provenivano anche dalla Romagna: il 30 maggio F. scomunicò i magistrati comunali di Forlì, e colpì con l'interdetto la città che non aveva voluto riparare i danni della guerra civile. F. dovette in seguito lasciare rapidamente Milano alla volta di Brescia, dove era necessario fronteggiare i fuorusciti ghibellini sostenuti da Oberto Pelavicino e Buoso da Dovara, che avevano già richiesto il diretto aiuto di Ezzelino. Quest'ultimo raggiunse verso la fine d'agosto l'esercito degli alleati costringendo F., che era uscito da Brescia contro il Pelavicino, ad attendere l'arrivo di Azzo d'Este a Gambara. L'improvviso arrivo delle truppe nemiche portò alla totale sconfitta, il 30 agosto, della coalizione papale. Il 1º settembre Ezzelino ed il suo esercito entrarono in Brescia, dopo aver distrutto l'esercito crociato. Lo stesso F. fu catturato e imprigionato da Ezzelino, che lo trattò però con molti riguardi.
L'anno successivo, sconfitto e catturato, Ezzelino fu imprigionato a Soncino, ove morì il 1º ottobre per le ferite riportate in battaglia. Brescia cadde nelle mani del Pelavicino, che non volle liberare F. nonostante le insistenze del pontefice. L'ex legato riuscì comunque a fuggire rocambolescamente, e si rifugiò prima a Mantova ed infine a Ravenna.
F. era rimasto lontano da Ravenna dal 20 dic. 1255 fino all'autunno del 1259 (come suo vicario figura tra maggio 1257 e luglio 1259 il vescovo di Pistoia Guidaloste Vergiolesi); solo al ritorno dall'avventurosa spedizione contro Ezzelino l'eletto, stabilendosi a Ravenna, divenne ufficialmente e di pieno diritto arcivescovo. La consacrazione però non venne effettuata prima del 1260; dal 19 giugno 1260 lo si trova alternativamente ricordato come "electus" e come "archiepiscopus", titolo quest'ultimo che va prevalendo sino a sostituire il primo totalmente dal 1264. Nella primavera del 1260 giunsero a Ferrara i fiagellanti, e con loro, in abito penitenziale, i fuorusciti ghibellini, che furono accolti con un certo favore da Filippo. Il 28 marzo 1261 si aprì il concilio provinciale presieduto da F., sollecitato dalla necessità di coordinamento dei vescovi contro le usurpazioni di Comuni e feudatari; in quella occasione, insieme con il vescovo di Parma Obizzo Sanvitale, F. espresse, a detta di Salimbene, particolare favore ai minori.
Nel 1262 il legato pontificio in Romagna invitò F. a costringere il Comune di Ravenna a fornire aiuti per il riacquisto della Marca Anconitana; ed ulteriori richieste di aiuti espressero congiuntamente il legato e F., sempre nello stesso periodo, a chierici e laici di Ravenna e Rimini. Il 17 febbr. 1264 F. assentì insieme ad altri eminenti guelfi circonvicini, all'elezione di Obizzo (II) d'Este a signore di Ferrara, anche se preferiva personalmente, a detta del cronista ferrarese Riccobaldo, Aldighiero Fontana. Al momento dell'elezione erano presenti a Ferrara, accanto all'arcivescovo, rilevanti capi guelfi dell'Italia padana, tutti meticolosamente registrati dall'estensore del documento ufficiale.
Alla morte di papa Urbano IV, avvenuta il 2 ott. 1264, F., informato dell'avvenimento da Salimbene, sperò intensamente di accedere al soglio pontificio, ma le sue aspettative andarono deluse con l'elezione, il 5 febb. 1265, di G. Foucois che assunse il nome di Clemente IV. Nel 1267 F. riprese l'attività legatizia: l'8 luglio Clemente IV gli affidò la legazione apostolica nel patriarcato di Grado ed Aquileia, nelle città di Ragusa, Ravenna, Milano e Genova e relative diocesi e province ecclesiastiche, in Lombardia, Romagna e nella Marca di Treviso. Il compito era quello di riorganizzare una coalizione antisveva contro Corradino di Svevia, in procinto di scendere in Italia per riconquistare il Regno di Sicilia. La sua azione diplomatica dovette essere fruttuosa se, il 16 agosto, ricevette pubblici ringraziamenti per il suo operato da Clemente IV. Quando Corradino giunse a Verona, il 21 ottobre, F. da Mantova lo scomunicò prontamente, estendendo la scomunica a Oberto Pelavicino, suo sostenitore, ed alle città alleate di Verona e Pavia. L'incarico assegnatogli dal papa gli fu confermato almeno sino al 15 maggio 1268. Poco dopo si sparse la notizia di un peggioramento delle sue condizioni di salute se, il 30 luglio, Clemente IV, dando per già avvenuto il decesso di F., riservò alla S. Sede l'elezione del suo successore.
Il 6 dic. 1269 ad Argenta, dove ormai risiedeva abitualmente, F. nominò un suo procuratore per tutte le questioni temporali; l'11 genn. 1270, sempre ad Argenta, rimise nelle mani del vescovo eletto di Imola Sinibaldo la questione relativa alla nomina del priore di Cella Volana, mentre nel mese successivo la sua richiesta di essere esonerato dall'ufficio di legato venne accolta. Il 19 aprile F. convocò un sinodo provinciale nella sagrestia di S. Vitale a Ravenna, però non fu presente; il vescovo di Comacchio ne assunse la presidenza.
Ancora nell'agosto 1270. gravemente infermo, F. si mise in viaggio verso Pistoia: il 1ºsettembre egli giunse ad Imola trovando ospitalità presso il convento dei francescani ed incontrando in quell'occasione Salimbene. In portantina proseguì il viaggio per Bologna; qui cedette la giurisdizione di Argenta ad Obizzo d'Este, in cambio di una somma da versare a Filippo e Francesco, presentati come suoi nipoti, ma che erano con tutta probabilità suoi figli. Giunto a Pistoia nella prima metà di settembre, vi morì il 18 sett. 1270 e fu sepolto nella chiesa dei minori di Pistoia.
F. ebbe almeno quattro figli: i già ricordati Filippo e Francesco, Nicola, giudice del podestà di Bologna, anch'egli indicato da Salimbene come figlio di F. e morto il 7 apr. 1275 in uno scontro davanti a Faenza, ed infine una figlia, di cui non si conosce il nome, sempre ricordata da Salimbene.
F. fu uomo dedito all'azione più che alla cura delle anime, e più all'azione bellica che a quella diplomatica, visto che dimostrò un carattere del tutto alieno alla conciliazione. Energico ed ambizioso, gran bevitore di vino puro, F. amò circondarsi da una familia di 40 armati, di musici e di cantanti di storielle. Nel corso della sua permanenza a Ferrara ed a Ravenna favorì inoltre la presenza di pistoiesi all'intemo della sua curia e delle locali attività economiche.
Alquanto difficile risulta valutare le sue qualítà di guida spirituale; le fonti sono essenzialmente attente nel sottolineare le doti diplomatiche e di comandante, mentre sono particolarmente avare circa la sua sollecitudine per le Chiese a lui affidate nel corso degli anni. Si può comunque rilevare come la presenza di F. in Romagna nel 1253 abbia coinciso con il raggiungimento della pace, mentre le sue assenze sono state spesso occasione di disordini. Quando F. si trattenne più a lungo nelle sue diocesi, mostrò una particolare sollecitudine nel dirigere il clero e gli enti laici locali: in questo senso devono essere valutati i suoi sforzi per la riorganizzazione di diversi istituti ecclesiastici, in particolare dei minori, ed il suo impegno nella pacificazione delle fazioni. Impegno maggiore F. sostenne inoltre nel reclutamento degli ufficiali di curia, nella ristrutturazione del fisco e del catasto arcivescovile; mentre i provvedimenti emanati dai sinodi provinciali furono resi operanti favorendo uno stretto rapporto della diocesi con i vescovi suffraganei, con i monasteri dell'arcidiocesi, con il capitolo della cattedrale, a testimonianza di una costante e meticolosa attenzione.
Fonti e Bibl.: Ravenna, Archivio arcivese., carta n. 11, pergg. 1053, 1398, 1853, 2274, 2285, 2288, 2627, 2801, 3077, 3189, 3939, 4225, 4358, 5726, 5787 s., 5791, 5803, 5810, 5818, 5824 s., 5843, 5846, 5849, 5852, 5863, 5867, 6010, 6064, 6040, 6192, 6231 s., 6460, 8192, 8550, 8591, 9314, 9364, 9647, 9835, 10179, 12007, 12076, 12511; Ibid.: P. Ginnani, Tabularii Metropolitanae Ravennatis index alphabeticus verborum et rerum III (6) (ms.), cc. 156-83; Ibid., Arch. capitolare, capsa I, nn. X-XII, capsa IV, nn. X-XI; Arch. di Stato di Ravenna, Carte, nn. 1063D, 1116D, 1519F, 1555F; Ferrara, Bibl. comunale Ariostea, ms: Cl. I, n. 594: G. Baruffaldi, Biblioteca degli scrittori ferraresi, I, c. 39r; Forlì, Bibl. comunale, ms. II, 89-91: V. Carrari. Della istoria di Romagna, cc. 360 s.; Spicilegium Ravennatis historia, inL. A. Muratori, Rer. Ital. Script., I, 2, Mediolani 1725, coll. 578 ss.; Ricobaldi Ferrariensis Pomerium Ravennatis Ecclesiae, ibid., IX,ibid. 1726, coll. 134, 185 s.; Eiusd. Compilatio chronologica, ibid.,col. 249; Annales Caesenatenses, ibid., XIV, 1, ibid. 1729, coll. 1101 ss.; Rolandini Patavini Chronica infactis et circa facta..., a cura di A. Bonardi, in Rer. Ital. Script., 2 ediz., VIII, 1, pp. 111-153; Liber regiminum Padue, ibid., p. 314; Chronicon Estense cum additamentis usque ad annum 1478, a cura di G. Bertoni-E. P. Vicini, ibid., XV, 3, pp. 17, 19, 26-33, 40; Corpus chronicorum Bononiensium, a cura di A. Sorbelli, ibid., XVIII, 1, pp. 119 s.; Chronicon Marchiae Tarvisiniae et Lombardiae, a cura di L. A. Botteghi, ibid., VIII, 3, pp. 15, 18, 26-34, 42; Nicolai Smeregli Annales civitatis Vicentiae, a cura di G. Soranzo, ibid., VIII, 5, p. 7 n. 3; A. Danduli Chronica per extensum descripta aa. 46-1280, a cura di E. Pastorello, ibid., XII, 1, pp. 306 s.; F. Blondi De gestis Venetorum, Venetiis 1510, f. 43r; Tommaso da Pavia, Gesta imperatorum et pontificum, in Mon. Germ. hist., Script., XXII,Berolini 1872, p. 512; Epistulae saeculi XIII e regestis pontificum Romanorum selectae, acura di K. Rodenberg, ibid., Epist. saec. XIII, III, ibid. 1894, pp. 378-400 (a p. 380 n. 422); S. Pasolini, Lustri ravennati, II,Bologna 1679, pp. 202-214; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra…, II, Venetiis 1717, coll. 380 s.; Annales Camaldulenses Ordinis S. Benedicti, a cura di I. B. Mittarelli-A. Costadoni, V, Venetiis 1760, coll. 2, 6, 18, 22, 25, 32, 58, 60, 67, 69, 110, 113, 127; App., coll. 60-62 n.38, 71-72 n. 50, 149-50 n. 103, 150-51 n. 104, 157-59 n. 110, 212-14 n. 126; G. B. Verci, Storia degli Ecelini, Bassano 1779, II, pp. 329-416; III, pp. 383 s. n. 225; I. D. Mansi, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, XXIV,Venetiis 1780, coll. 11-12; I. A. Amadesi, In antistitum Ravennatum chronotaxim, III, Faventiae 1783, pp. 47-57; App., pp. 184-86, 190-91 nn. 45-60, 195-206 nn. 55-60, 211 n. 64; L. A. Savioli, Annali bolognesi, III, 2, Bassano 1795, pp. 276-387; M. Fantuzzi, Monumenti ravennati de' secoli di mezzo per la maggior parte inediti, Venezia 1802-1804, ad Indicem, sub voce Archiepiscopi Ravennae Philippus; Historia diplomatica Friderici Secundi, a cura di J.-L.-A. Huillard-Bréholles, VI, 1, Parisiis 1860, p. 449; A. Tarlazzi, Appendice ai Monumenti ravennati dei secoli di mezzo…, I-II,Ravenna 1872-1876, ad Indicem, sub voce Archiepiscopi Ravennates, et Episcopi Ferrarienses, Philippus; Statuti del sec. XIII del Comune di Ravenna, a cura di A. Zoli-S. Bernicoli, Ravenna 1904, pp. 91, 154, 160, 174-176, 178; Reg. di S. Apollinare Nuovo, a cura di V. Federici, Roma 1907, n. 302; Reg. della Chiesa di Ravenna. Le carte dell'Archivio estense, a cura di V. Federici - G. Buzzi, in Regesta chartarum Italiae, XV, Roma 1931, ad Indicem; Statuta Ferrariae anno MCCLXXXVII, a cura di W. Montorsi, Ferrara 1955, p. 7; Salimbene de Adam, Cronica, a cura di G. Scalia, I-II, Bari 1966, pp. 117, 249, 265, 568-571, 574-582, 620 s., 627-629, 662; Riccobaldo da Ferrara, Chronica parva Ferrariensis, a cura di G. Zanella, Ferrara 1983, pp. 42, 58, 61, 168 s., 186 s., 24; Ricobaldi Ferrariensis Compendium Romanae historiae, a cura di A. T. Hankey, Roma 1984, in Fonti per la storia d'Italia, CVIII, pp. 728 s.; H. Rubei Historiarum Ravennatum libri X, Venetiis 1589, pp. 418, 423 s., 426-430; M. A. Salvi, Delle historie di Pistoia, I,Roma 1656, pp. 195; G. Fabri, Le sagre memorie di Ravenna antica, Venetia 1664, pp. 505-507; A. Libanori, Ferrara d'oro imbrunito, Ferrara 166-574, I, pp. 36 s.; II, p. 63; L. G. Cerracchini, Cronologia sacra de' vescovi e arcivescovi di Firenze, Firenze 1716, pp. 75-77; L. A. Muratori, Delle antichità estensi, II,Modena 1740, pp. 11-30; F. A. Zacharia, Bibliotheca Pistoriensis, I,Augustae Taurinorum 1752, p. 95; I. Fioravanti, Memorie storiche della città di Pistoia, Lucca 1758, p. 225; G. Lami, S. Ecclesiae Florentinae Monumenta, II,Florentiae 1758, p. 953; L. Barotti, Serie de' vescovi ed arcivescovi di Ferrara, Ferrara 1781, pp. 36-43; L. Ughi, Diz. stor. degli uomini illustri ferraresi, I,Ferrara 1804, pp. 225-228; G. Manini Ferranti, Compendio della storia sacra e politica di Ferrara, II,Ferrara 1808, pp. 113-160; F. L. Bertoldi, Vescovi ed arcivescovi di Ferrara. Notizie cronologiche, Ferrara 1818, pp. 18 s.; Allegazioni e note, p. 16 n. 45; F. L. Bertoldi. Memorie storiche d'Argenta, III, 1,Ferrara 1821, p. 168; A. Frizzi, Memorie per servire alla storia di Ferrara, Ferrara 1848, III, pp. 124 s., 129, 131 135-168, 186-196; P. Uccellini, Diz. storico di Ravenna, Ravenna 1855-61, sub voce Fontana Filippo; P. D. Pasolini, Delle antiche relazionifra Venezia e Ravenna, in Arch. storico italiano, s. 3, XIII (1871), pp. 117-141; M. Tabarrini, Studi di critica storica, Firenze 1876, pp. 143 s.; G. B. Picotti, ICaminesi e la loro signoria in Treviso, Livorno 1905, pp. 59-73, 333; O.-W. Canz, Philipp Fontana Erzbischof von Ravenna, Leipzig 1911; E. Lanzoni, Le antiche carte del convento di S. Chiara in Faenza, in Archivum franciscanum historicum, V (1912), pp. 483, 487 s.; G. Marchetti-Longhi, La legazione in Lombardia di Gregorio da Montelongo negli anni 1238-1251, in Arch. della R. Soc. rom. di storia patria, XXXV(1913), pp. 262-285, 585-604; L. Chiappelli, F. da P. e le crociate contro Federigo II ed Ezzelino da Romano, in Bull. stor. pistoiese, XXIX(1927), pp. 85-94, 133-144; L. Simeoni, L'elezione di Obizzo d'Este a signore di Ferrara, in Arch. stor. italiano, XCIII (1935), pp. 177 s.; A. Torre, La pace di Romagna del 1253, in Atti e mem. della Deputaz. di storia patria per la Romagna, n. s., III (1951-53), pp. 163-80; A. Vasina, L'elezione degli arcivescovi ravennati del sec. XIII nei rapporti con la S. Sede, in Riv. di storia della Chiesa in Italia, X (1956), pp. 69-74; M. Morgante, F. da P. arcivescovo di Ravenna (1190...? - 1270), Ascoli Piceno 1959; A. Ostoja, L'antica abbazia benedettina di S. Bartolomeo alle porte di Ferrara..., Ferrara 1959, pp. 26-29; S. Ferrali, F. da P. uomo di Chiesa e uomo d'armi, in Bull. stor. pistoiese, n. s., II (1960), pp. 3-8; A. Vasina, Un arcivescovo ravennate del Duecento: F. da P. (1250-1270), in Riv. di storia della Chiesa in Italia, XV(1961), pp. 83-100; G. Soranzo, L'antico navigabile Po di Primaro nella vita economica e politica del delta padano, Milano 1964, pp. 1-25, 36; A. Simonini, La Chiesa ravennate. Splendore e tramonto di una metropoli, Ravenna, 1964, pp. 294, 307-314; A. Vasina, I Romagnoli fra autonomie cittadine e accentramento papale nell'età di Dante, Firenze 1965, pp. 11, 14-17, 19, 20-22, 25-27, 29-31, 35 s., 357 s., 401, 409, 419; P. Rocca, F. vescovo di Ferrara, arcivescovo di Ravenna, nelle grandi vicende del Duecento, in Atti e mem. della Deputaz. prov. ferrarese di storia patria, s. 3, II (1966); A. Vasina, Romagna medievale, Ravenna 1970, pp. 89 s.; A. Torre, La data della morte di F. arcivescovo di Ravenna, in Arch. stor. italiano, CXXVIII (1970), pp. 199-206; G. Zanella, Riccobaldo e dintorni..., Ferrara 1980, pp. 51, 53, 77, 117; A. Vasina, La città e il territorio prima e dopo il Mille, in Storia di Cesena, II, 1,a cura di Id., Rimini 1983, p. 153; C. Dolcini, Comune e signoria, ibid., p. 239; A. Castagnetti, Società e politica a Ferrara dall'età postcarolingia alla signoria estense…, Bologna 1985, pp. 210, 213; A. Samaritani, Vita religiosa tra istituzioni e società a Comacchio dall'alto al basso Medioevo, in Analecta Pomposiana, XI(1986), pp. 99, 100-106, 122 s.; Id., Le pievi "arimanniche" di S. Vitale e di S. Pietro in Massafiscaglia nel Ferrarese..., ibid., p. 194; A. Vasina, Comune, vescovo e signoria estense dal XII al XIV secolo, in Storia di Ferrara, V,a cura di Id., Ferrara 1987, pp. 94 s., 101; A. L. Trombetti Budriesi, La signoria estense dalle origini ai primi del Trecento…, ibid., pp. 169-171, 173; A. Samaritani, La Chiesa di Ferrara tra pieno e basso Medioevo..., in A. Benati-A. Samaritani, La Chiesa di Ferrara…,Ferrara 1989, pp. 138, 196 s., 203, 256, 262, 276 s., 280, 282 s., 288, 300, 325, 331, 354, 397; Storia di Ravenna, III, Dal Mille alla fine della signoria polentana, a cura di A. Vasina, Venezia 1993, ad Ind.; A. Potthast, Reg. pontificum Romanorum. II, nn. 11897, 13943, 14427a, 14428, 14435, 14484, 14549, 16143, 20072, 20074, 20112, 20227, 20344, 20430; C. Eubel, Hierarchia catholica Medii Aevi, I,Monasterii 1913, pp. 247, 250, 415.