Turati, Filippo
Politico (Canzo, Como, 1857-Parigi 1932). Figlio di un alto funzionario statale, intraprese gli studi giuridici, laureandosi nel 1877 presso l’università di Bologna. Trasferitosi con la famiglia a Milano, frequentò A. Ghisleri e R. Ardigò, e iniziò la carriera di pubblicista come critico letterario. Negli anni successivi si avvicinò agli ambienti operai e socialisti e attraverso Anna Kuliscioff, alla quale si unì dal 1885, entrò in contatto con esponenti della socialdemocrazia tedesca. A questo periodo risale l’adesione di T. al marxismo, che si innestò sulla sua precedente formazione democratica e positivista. Nel 1889, insieme alla Kuliscioff, fondò la Lega socialista milanese, con l’obiettivo di creare un punto di raccolta e di chiarificazione delle forze socialiste, primo passo verso la formazione di un partito autonomo della classe operaia. Questa azione, nel cui ambito si collocò la pubblicazione della rivista Critica sociale (1891), culminò nel 1892 nella fondazione del Partito socialista dei lavoratori italiani (che dal 1895 assunse la denominazione PSI), cui T. diede un contributo decisivo. Deputato dal 1896, fu arrestato in occasione dei moti del 1898; condannato a dodici anni di reclusione, fu liberato l’anno successivo. A capo della corrente riformista, di fronte alla nuova fase politica avviata da G. Giolitti sostenne la necessità di appoggiare la borghesia liberale e di adottare una strategia gradualistica, convinto della possibilità dell’instaurazione pacifica del socialismo nel quadro di un generale progresso economico. Antimilitarista, avversò la guerra di Libia (1911) e l’intervento italiano nel conflitto mondiale; nel dopoguerra il suo ruolo all’interno del PSI, ormai guidato dalla componente massimalista, andò progressivamente scemando. Espulso dal partito, nel 1922 diede vita, con G. Matteotti, al Partito socialista unitario (PSU). Nel 1926, dopo una fortunosa fuga organizzata da F. Parri, C. Rosselli e S. Pertini, si stabilì a Parigi, dove contribuì, nel 1929, alla costituzione della Concentrazione antifascista e, l’anno successivo, alla fusione socialista.
Rivista fondata da T. nel 1891 come continuazione di Cuore e critica (fondata nel 1886 da A. Ghisleri), fu diretta da lui e da Anna Kuliscioff fino al 1926, quando fu soppressa dal fascismo. Fu indipendente dal partito, prendendo più volte le distanze da esso in linea con il riformismo del suo fondatore. Vi collaborarono Bissolati, Bonomi, Treves, Matteotti, C. Rosselli. Ospitò articoli di Gaetano Salvemini, Robert Michels, Luigi Einaudi. Riprese le pubblicazioni nel 1945 sotto la direzione di Ugo Guido Mondolfo, schierandosi apertamente contro la linea di stretta collaborazione e subordinazione al Partito comunista tenuta dai vertici del Partito socialista. Fu fautrice della linea tenuta al Congresso di Roma del 1947 dai socialdemocratici scissionisti, ai quali rimase legata nei decenni successivi. Subì una nuova breve interruzione dal 1975 al 1977.