Poeta e grammatico greco di Coo, vissuto fra il 330 e il 275 circa a. C., prima ad Alessandria, dove fu maestro del figlio di Tolomeo Sotere, il futuro Filadelfo, e di Zenodoto; poi, alla fine della sua vita, nell'isola natale, dove riunì un cenacolo di poeti. Esile e malaticcio, si dedicò alla poesia e agli studî eruditi; fu soprattutto poeta elegiaco, e come tale celebrato nell'antichità, insieme con Callimaco, da Teocrito, Ermesianatte e, fra i latini, da Properzio, Ovidio, Quintiliano. Delle sue opere restano solo pochi frammenti. Una sua raccolta di elegie (o forse una lunga elegia) era intitolata Bittide (come è ricordata in Ermesianatte) o Battide (in Ovidio), dal nome della donna amata. Due frammenti abbiamo della Demetra, un poemetto elegiaco sulle peregrinazioni della dea in cerca della figlia rapita. Due frammenti ci restano dei Παίγνια, "poesie leggere" d'amore (come i lusus degli elegiaci latini), e due degli epigrammi. Quattro frammenti si hanno di un suo famoso poemetto in esametri, Ermete. La sua opera di grammatico si intitolava ῎Ατακτοι γλῶσσαι ("Note disordinate", miscellanea). Ricerca grammaticale e poesia erudita, ma raffinata, furono le caratteristiche di F., maestro e iniziatore della letteratura alessandrina.