Film Ambrosio
Casa di produzione cinematografica italiana fondata a Torino il 2 maggio 1906 da Rinaldo Arturo Ambrosio e da Alfredo Gandolfi. La F. A. operò nel cinema muto italiano per circa un ventennio, affermandosi come caposaldo dell'industria cinematografica in quella Torino che, fino alla Prima guerra mondiale, fu capitale del cinema italiano. Divenne una casa di produzione di livello internazionale per la qualità delle opere, la varietà dei soggetti e dei generi scelti, ma anche per la solida organizzazione dell'intero ciclo produttivo e distributivo che comprendeva la produzione, il noleggio e l'esercizio. Tutto ciò consentì di superare i ristretti limiti di un cinema artigianale legato alle fiere e alle feste paesane, per introdurlo nell'ambito della grande industria moderna.
Tutta l'attività della casa di produzione è strettamente legata all'opera del suo fondatore. R.A. Ambrosio nacque a Torino il 3 dicembre 1870, si diplomò ragioniere e, assecondando la passione per la fotografia, nel 1902 aprì nella sua città natale un negozio di articoli ottici e fotografici, che divenne ben presto punto d'incontro per appassionati fotografi, appartenenti in particolare all'aristocrazia, e proprio grazie ai frequenti rapporti con i membri della famiglia reale e all'uso di una macchina fotografica da lui stesso inventata (a cassetta formato 9 × 12, detta la Ambrosio), divenne in pratica il fotografo ufficiale di casa Savoia. Attratto dagli sviluppi della cinematografia e compiuti alcuni viaggi a Parigi (presso la Pathé), in Inghilterra e in Germania, durante i quali venne a conoscenza delle nuove tecniche, iniziò a perfezionare la perforazione della pellicola e a costruire le prime macchine da presa. Realizzò così con l'aiuto di un suo collaboratore, Roberto Omegna, da tempo cultore di cinema, le prime riprese dal vero, che ebbero a Torino un'accoglienza entusiastica: La prima corsa automobilistica Susa-Mocenisio e Le manovre degli Alpini al colle della Ranzola alla presenza della Regina Margherita, entrambi del 1904. Nel 1905 allestì un teatro di posa e un laboratorio per lo sviluppo e la stampa della pellicola in una villa di sua proprietà, embrione della nascente F. A., che fu appunto fondata nel 1906 insieme a Gandolfi. Da quel momento i primi collaboratori della società furono Luigi Maggi, attore e poi principale regista, Giovanni Vitrotti e Roberto Omegna, nelle vesti di operatori, Alberto Capozzi come primo attore. Il 1906 segnò l'inizio della produzione su ampia scala per la casa, che realizzò quasi novanta film, molti dei quali di discreto successo, con Vitrotti e Omegna come operatori e, talora, registi: alcuni drammatici, come L'angelo della famiglia e Cuor di soldato; altri comici, interpretati dall'attore Ernesto Vaser; altri ancora documentari, come Cavalleria infernale, sulla scuola di equitazione di Tor di Quinto, fino ai 'congedi', genere ideato dalla casa. L'anno successivo il film Il cane riconoscente di Vitrotti, storia di un San Bernardo che salva una bambina dalle acque del Po, vinse la targa d'oro dei fratelli Lumière al Primo concorso nazionale di cinematografia. Come sala di proiezione, la casa si avvalse di un locale che fu denominato Ambrosio Biograph, acquistato dallo stesso Ambrosio, che in tal modo assunse anche la funzione di esercente. Il 16 aprile 1907, grazie all'ingresso di nuovi soci, la casa di produzione si trasformò in una società per azioni, la Anonima Ambrosio, il cui scopo principale era produrre e distribuire film. Per modernizzare la vecchia struttura artigianale Ambrosio chiamò come nuovi collaboratori scrittori, registi, attori, tecnici e altre figure; fu creata un'officina meccanica di precisione, un modernissimo reparto fotografico, un nuovo teatro di posa dotato delle più sofisticate tecnologie dell'epoca. Fra gli attori che nel corso degli anni lavorarono per la casa di produzione si ricordano Alberto Capozzi, Eleonora Duse (anche se solo per Cenere, 1916, di Febo Mari), Tina di Lorenzo, Armando Falconi, Ermete Novelli, Ernesto e Maria Vaser, Marcel Fabre, in arte Robinet, protagonista di una fortunata serie comica, poi regista e interprete del celebre Le avventure straordinarissime di Saturnino Farandola, lungometraggio del 1913; fra i registi il già citato Maggi, lo stesso Ambrosio, Ernesto Maria Pasquali, Mario Caserini, Eleuterio Ridolfi e Augusto Genina; fra i soggettisti Sebastiano Ferraris (noto come Arrigo Frusta), che diresse l'ufficio soggetti, Guido Gozzano, Nino Oxilia e Alfredo Testoni; tra gli scenografi Decoroso Bonifanti ed Ettore Ridoni; tra gli operatori furono riconfermati Omegna e Vitrotti. La produzione della F. A. si ampliò notevolmente spaziando attraverso diversi generi cinematografici: dal kolossal, ispirato al romanzo di E. Buluer Lytton, Gli ultimi giorni di Pompei (1908) di Maggi (film che riscosse un vasto successo internazionale e che, per la sua qualità artistica, incise significativamente sul mercato), al dramma storico Galileo Galilei (1909) dello stesso Maggi, dal documentario La caccia al leopardo (1909) di Omegna fino al genere comico, rappresentato anche dalla serie di film con il personaggio di Fricot, interpretato da Ernesto Vaser.
Con Spergiura! (1909) di Maggi la F. A. inaugurò la cosiddetta Serie d'oro, costituita da film tratti da romanzi famosi o da episodi storici romanzati, nell'ambito di un progetto culturale simile a quello della contemporanea Film d'art in Francia. Tra i film della serie si ricordano Nerone (1909), La regina di Ninive (1911), Il granatiere Roland (1911), tutti diretti da Maggi e il primo in collaborazione con lo stesso Ambrosio, Nozze d'oro (1911), ancora di Maggi, di ambientazione risorgimentale, che vinse il primo premio, per la categoria artistica, al Primo concorso internazionale di cinematografia bandito dalla Esposizione universale di Torino nel 1911; documentari come La vita delle farfalle (1911), realizzato da Omegna con la collaborazione di Gozzano, che, nello stesso concorso, vinse il primo premio per la categoria scientifica. Nel 1911 la F. A. ottenne il diritto di riduzione cinematografica di tutte le opere di Gabriele D'Annunzio e nello stesso anno realizzò La figlia di Iorio di cui fu operatore Vitrotti, La fiaccola sotto il moggio e Sogno di un tramonto d'autunno di Maggi; mentre nel 1912 furono prodotti La Gioconda, ancora di Maggi, e, per la regia di Eduardo Bencivenga, L'innocente e La nave. Del 1913 è una nuova e celebre versione de Gli ultimi giorni di Pompei diretta da Ridolfi.Conosciuta ormai internazionalmente, la F. A., su invito dello zar Nicola II, contribuì alla creazione dell'industria cinematografica nazionale russa: l'operatore Vitrotti girò in Russia, nel 1910 e nel 1911, alcuni film a soggetto e documentari per la stessa F. A. e per la nuova casa di produzione Thiemann e Reinhardt di Mosca. Durante la Prima guerra mondiale uno stabilimento di produzione della F. A. fu requisito dall'esercito italiano per essere utilizzato come fabbrica di eliche per aeroplani; la produzione tuttavia continuò, anche se in misura limitata: in particolare si ricorda Cenere, unica interpretazione cinematografica di Eleonora Duse.Nel primo dopoguerra la casa di produzione tentò di riconquistare il vecchio prestigio, ma senza riuscirvi. Nel 1919 Ambrosio entrò come consulente tecnico nell'UCI (Unione Cinematografica Italiana), un'associazione che riuniva le più importanti case di produzione italiane. In quello stesso anno alla F. A. entrò come socio l'imprenditore bergamasco Armando Zanotta, e tra i film che egli produsse si ricorda in particolare La nave (1921) di Gabriellino D'Annunzio e Mario Roncoroni.
Dopo la chiusura della F. A., avvenuta il 23 maggio 1924, Ambrosio si ritirò dall'ambiente cinematografico; vi rientrò soltanto dal 1940 al 1943, anni in cui fu direttore di produzione presso la Scalera Film di Roma, per poi ritirarsi definitivamente a vita privata. Morì a Pancalieri (Torino) il 25 marzo 1960.
G. Sadoul, Histoire générale du cinéma, 2° vol., Les pionniers du cinéma (1897-1909), Paris 1947 (trad. it. Storia generale del cinema. Le origini e i pionieri, 1832-1909, Torino 1965², pp. 577-80).
D. De Gregorio, Nascita e morte dell'Ambrosio film, in "Bianco e nero", 1963, 1-2, pp. 70-76.
A. Bernardini, Cinema muto italiano, 2° vol., Bari 1981, pp. 95-103 e 3° vol., Bari 1982, passim.
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